“Un paio di settimane fa ho ricevuto la lettera qui allegata da parte di un gruppo di genitori di studenti che frequentano la scuola media Don Minzoni.
La missiva denuncia uno stato di profondo disagio sull’utilizzo delle nuove modalità di comunicazione studenti/insegnanti/genitori.
Ho fatto una breve indagine per verificare se le stesse problematiche fossero presenti anche in altri istituti. Il risultato è che più o meno il problema è generalizzato” la denuncia arriva da Emanuele Panizza, capogruppo in consiglio comunale del Gruppo Misto.
“Un’altra problematica degna di nota è che una scuola che ha dovuto attivare la dad in quanto era risultato positivo un alunno; una volta che quasi tutti gli studenti di quella classe sono tornati in presenza, essendo risultati negativi al tampone, non l’ha mantenuta per quello/quegli studenti che sono rimasti confinati a casa in quarantena, avendo rifiutato di fare il tampone.
È evidente che i genitori di questi ragazzi non potevano rischiare di stare a casa dal lavoro, ma al di là delle motivazioni ciò non giustifica l’operato della scuola. Ad esempio un istituto di Lido Adriano, per un caso analogo, ha attivato la dad anche per un solo studente, com’è giusto che sia.
Ho chiesto anche il parere di una psicologa dell’infanzia 0-18, la quale mi ha confermato che la situazione che studenti e genitori vivono quotidianamente, già di per sé estremamente pesante e critica, fa sì che basti poco per creare ulteriore tensione e stress. Anche lei è concorde che la richiesta dei genitori è assolutamente legittima ed è necessario intervenire. Alcuni genitori hanno notato che ogni qualvolta ricevevano un messaggio sul loro telefono, non avendone uno personale i figli, quest’ultimi si preoccupavano subito di verificare che non fosse la scuola. Non ci vuole uno psicologo per capire che tutto ciò è profondamente sbagliato e pericoloso per la salute psicofisica di ragazzi così giovani.
Non molto tempo fa avevo anche fatto presente la problematica degli zaini troppo pesanti, non potendo lasciare i testi scolastici a scuola nel rispetto dei protocolli Covid.
Data la sensibilità del tema e non volendo che potesse essere derubricato quale opportunismo elettorale, ho contattato direttamente l’ufficio locale competente del Ministero della Pubblica Istruzione perché intervenisse per sensibilizzare i vari dirigenti scolastici sulle problematiche evidenziate.
Purtroppo la risposta è stata in stile Ponzio Pilato, ossia di dire ai genitori di rivolgersi essi stessi ai loro referenti scolastici. Ma risulta evidente che o l’hanno già fatto, senza ottenere apprezzabili riscontri oppure non sono ‘psicologicamente’ in grado di farlo per svariate ragioni, considerato che si sono rivolti a me.
Nella sua funzione di primo responsabile della tutela della salute dei propri cittadini ed a tutela del loro diritto all’istruzione
CHIEDO AL SINDACO
d’intervenire in prima persona per chiedere che venga trovata una soluzione alle problematiche evidenziate:
– regolamentazione del dispositivo ‘classroom’ e/o altri assimilabili perché vengano utilizzati in giorni e orari predeterminati;
– attivazione della ‘dad’ anche solo per uno studente;
– apertura di uno ‘sportellò’ comunale a cui i genitori possano rivolgersi per denunciare le varie criticità in ambito scolastico che si interfacci con il provveditorato agli studi locale”.
La lettera di alcuni genitori della scuola Don Minzoni:
“
Il disagio viene avvertito da alcuni genitori di classi prime della scuola Don Minzoni.
Questo prevalentemente perché alcuni ragazzi non possiedono uno smartphone proprio: alcuni utilizzano i dispositivi dei genitori, ad altri che ne ha fatto richiesta, la scuola ha fornito ipad in comodato d’uso.
Alcuni ragazzi talvolta non riescono ad essere autonomi proprio perché non hanno dimestichezza con questi dispositivi e spesso viene richiesto loro di svolgere compiti utilizzando software che non conoscono e che spesso non conoscono nemmeno i genitori (ad es.google drive) o compiere operazioni che presuppongono una conoscenza informatica che alcuni ancora non hanno (condivisione e/o conversione files, modalità di invio…)
Ma al di là delle conoscenze informatiche, il problema maggiormente sentito e che si desidera porre all’attenzione riguarda il fatto questa piattaforma pare non abbia una precisa regolamentazione e che l’utilizzo sia lasciato a discrezione dell’insegnante.
Questa modalità porta a ricevere notifiche di richieste, compiti, avvisi, etc. ad ogni ora, tutti i giorni, sabato e domenica compresi, generando ansia e stress.
La domanda sorge spontanea: perché anche in caso di regolare frequenza in presenza, studenti/genitori devono essere obbligati a controllare ogni momento il telefono? Perché gli studenti devono essere obbligati a svolgere delle attività scolastiche con scadenze che sono al di fuori della normale attività (vedi ad es. richiesta pervenuta sabato mattina con consegna tassativa entro le ore 20 dello stesso giorno).
Semplicemente si richiede di regolamentare l’utilizzo della piattaforma Classrom definendo regole chiare e precise e limitandone l’uso a casi di emergenza (dad per lockdown o quarantena) o eventualmente per dare supporto a studenti assenti o per lo meno se questo proprio non fosse possibile sarebbe già buona cosa poter consentire l’accesso da parte dei docenti solo nei giorni ed orari scolastici tenendo anche conto del fatto che alcune classi hanno rientri pomeridiani e sabato non sono a scuola.
E’ evidente che questo strumento in molti casi sia più di supporto all’insegnante che allo studente/genitore che spesso si ritrova a dover controllare oltre a questo anche diario e registro elettronico,
Il messaggio quindi è: non si può obbligare a restare sempre connessi!
Si rivendica così anche per gli studenti, non solo per i lavoratori, il diritto alla disconnessione, evitando di dover costantemente monitorare un dispositivo digitale.”