Il contratto nazionale dei settori pulizie e servizi integrati/multiservizi è scaduto ormai da 7 anni. “La misura è colma” dicono i sindacati di categoria Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltrasporti Uil che hanno proclamato uno sciopero nazionale per l’intera giornata lavorativa di venerdì 31 maggio, con manifestazione a Roma in piazza Bocca della Verità alle 9.
Da Ravenna partirà una delegazione di lavoratori e sindacati di categoria; per chi volesse partecipare è possibile avere informazioni contattando le sedi sindacali del territorio.
Il rinnovo del contratto nazionale, scaduto da ben sette anni, è reclamato da 600mila lavoratrici e lavoratori. Sono loro che, svolgendo servizi essenziali, permettono tutti i giorni di utilizzare ospedali, scuole, tribunali, uffici, banche, poste, caserme, ecc.
La trattativa per il rinnovo sul contratto si è interrotta su due punti sostanziali: la proposta di un aumento salariale irrisorio, che non prevede nessuna erogazione una tantum per il pregresso, e il pagamento dei primi tre giorni di malattia, che le controparti vorrebbero decurtare fino al 25%. Lavoratori e sindacati ritengono irricevibili tali proposte, in un settore lavorativo già oggi sottopagato, che causerebbero un vero e proprio arretramento dei diritti delle maestranze.
I lavoratori del settore hanno pagato pesantemente la crisi con la riduzione dei contratti individuali e l’angoscia di vedere a rischio il proprio posto di lavoro ad ogni cambio di appalto. I lavoratori subiscono pesanti ripercussioni sulla propria condizione a ogni modifica di legge sugli appalti. Come sta accadendo con il decreto “sblocca cantieri”, che ripristina il massimo ribasso per l’aggiudicazione e allarga il ricorso al subappalto senza indicazione dei subappaltatori. Con queste modifiche i lavoratori si troveranno da una parte con tagli sugli orari di lavoro e dall’altra, per effetto dell’allentamento dei controlli sui subappalti, rischiano di diventare un ingranaggio di un sistema criminale. 135 miliardi è il valore del mercato degli appalti e del lavoro di chi vi opera, le lavoratrici e i lavoratori dicono basta alla manomissione delle leggi.
Con la corruzione dilagante negli appalti sono i lavoratori che pagano sempre il prezzo più alto perché i primi effetti sono il mancato pagamento delle retribuzioni o l’estromissione dell’azienda con la perdita del posto di lavoro senza aver nessuna colpa.