La crisi economica seguita alla gestione della pandemia ha colpito prima di tutto le donne. Sono le donne a dover lavorare da casa mentre si occupano dei figli in didattica a distanza, sono i salari e posti di lavoro delle donne i primi ad essere sacrificati in ogni crisi economica, ancora una volta si chiede alle donne di sopperire alle mancanze di welfare e sanità.
In Italia, dove le donne costituiscono il 60% dei medici sotto i 40 anni e il 78% del personale infermieristico, un’infermiera guadagna mediamente 30.631 € lordi l’anno, contro i 34.204 € della Francia fino ai 83.274 € del Lussemburgo. Gli ultimi dati OCSE evidenziano da una parte che il nostro è l’unico paese Ue dove i salari sono proporzionalmente calati rispetto a venti anni fa; dall’altra parte vi è addirittura una forte disomogeneità tra gli stipendi di Uomini e Donne. Per quanto riguarda gli infermieri e medici l’Italia è il fanalino di coda dell’area europea. La pandemia ha mostrato sia il ruolo fondamentale delle donne nella sanità, sia la vera condizione di vita a cui sono costrette: un lavoro spesso precario, retribuito in misura inferiore rispetto agli uomini, reso altresì difficile dagli impegni in attività di cura parentale. Infine, anche riguardo ai diritti, la battaglia per il diritto alla maternità libera e consapevole, che è stato un cardine del movimento delle donne, è ancora oggi in ostacolato dalla presenza di molti ingiustificati medici obiettori.
Nelle scuole e negli ospedali il lavoro è diventato senza fine!
«Lottiamo ogni giorno contro le disuguaglianze nei luoghi di lavoro, per la dignità e per i diritti di chi (donna o uomo) si ritrova schiacciato tra poteri forti e leggi che sempre più tutelano chi, dalla vita delle persone, vuole solo trarne profitto.
LA TREGUA E’ FINITA !
Il PERSONALE MEDICO, INFERMIERISTICO E DI SUPPORTO
E’ SEMPRE PIU’ CARENTE!!!
Il tutto con la complicità di CGIL, CISL e UIL e Sindacati Corporativi!
È giunto il momento di ribellarsi e far valere i nostri sacrosanti diritti!
Cobas Pubblico Impiego Sanità chiedono:
- Ritorno della gestione della sanità e delle sue politiche in ambito statale; i governato ri delle Regioni esercitano eccessivi poteri e in contrasto con la affermazione prevalente alla difesa della sanità pubblica;
- Immediato piano straordinario di assunzioni (della dirigenza medica e del personale del comparto) di medici, infermieri ed operatori socio sanitari;
- Riconoscimento a tutti gli operatori, compresi gli esternalizzati, dell’indennità di rischio infettivo logico; Riconoscimento del lavoro del personale medico, infermieristico e turnista come usurante;
- Reclutamento dei lavoratori da assumere con concorsi/selezioni pubbliche e non tramite agenzie interinali. Immediata internalizzazione di tutti i lavoratori precari ;
- Incremento, con procedura di urgenza, del personale infermieristico delle RSA e delle RSD che deve essere ampiamente commisurato alle esigenze territoriali, e che comprenda anche personale sanitario e sociosanitario dedicato domiciliare per la presa in carico degli anziani soli in casa e dei senza fissa dimora;
- Potenziamento dei servizi socio-sanitari territoriali (assistenza domiciliare, medicina di base, servizi di prevenzione, consultori ecc);
- Abolizione, del numero chiuso alle facoltà di Medicina e Chirurgia
- La salute della donna va promossa e riconosciutadalla specificità, attraverso la medicina e la famacologia di genere, materia in Italia misconosciuta.
- Il diritto all’autodeterminazione nelle scelte di vita, alla partecipazione, al lavoro vanno affermati con il raffforzamento di azioni di prevenzione, attraverso servizi territoriali per la salute in primis i consultori.
- E non ultimo il problema della discriminazione e sospensione del personale sanitario per essersi opposti alla vaccinazione Covid-19. E’ evidente che la copertura vaccinale può essere imposta ai cittadini dalla legge solo con forme di coazione indiretta come quella relativa al possesso del Green Pass o quella di inibire lo svolgimento di determinate attività in assenza di vaccinazione, quali ad esempio quello sanitario.
In sintonia con la mobilitazione femminista transnazionale verso l’8 marzo, accogliamo le richieste indicendo lo SCIOPERO di tutte le lavoratrici e lavoratori dei settori pubblici e privati.
In particolare intendiamo portare insieme nelle piazze i seguenti contenuti:
– CONTRO lo sfruttamento in particolare del lavoro femminile, sottoposto a maggiori licenziamenti e par-time obbligati, più precario e a salari inferiori, con pensioni sempre più lontane e misere; SI’ al rinnovo della moratoria sui licenziamenti che, durante la pandemia, hanno colpito soprattutto le donne; SI’ ad un “salario di Base” (decidiamo in riunione)” per le donne disoccupate o precarie;
– CONTRO la crescente violenza verso le donne, connessa alle discriminazioni di genere nei posti di lavoro e nella società;
– PER la parità di diritti, salario e condizioni di lavoro di tutti i comparti (settori) lavorativi per la salvaguardia dei diritti nel lavoro “agile”, per la stabilizzazione nella P.A. di lavoratrici /tori con contratti precari e/o in appalto
– PER una scuola pubblica che garantisca il diritto allo studio a tutte/i gli allievi/e e il lavoro stabile per i lavoratori/trici, in ambienti sanificati e adeguati; meno alunni/e per classe; NO agli interventi dei privati nella scuola; NO all’Alternanza scuola lavoro e alla DaD, a fianco delle lotte studentesche
– PER la tutela della salute e sicurezza nei posti di lavoro, PER una sanità pubblica potenziata e non mercificata; PER l’estensione della medicina territoriale, garantendone la massima qualità, PER la prevenzione e la massima disponibilità, gratuita e in tempi rapidi, delle prestazioni di cura cliniche e diagnostiche, in particolare per tutte le lavoratrici, le disoccupate e le inoccupate.
– PER il potenziamento e l’estensione del Welfare pubblico, che garantisca alle donne la possibilità materiale di non essere costrette a sobbarcarsi tutto il lavoro di cura e di assistenza in ambito familiare”. maternità obbligatoria retribuita al 100% e garantita dal sesto mese di gravidanza fino ai nove mesi di vita del bambino/a, anche ai padri; congedi parentali per la cura dei figli/e fino a 10 anni retribuiti al 100%; difesa del diritto d’aborto gratuito e assistito.