In Emilia-Romagna una donna su undici, nella fascia di età 25-29 anni, risulta positiva all’Hpv, un virus trasmissibile per via sessuale responsabile di infezioni che possono portare allo sviluppo del cancro alla cervice uterina. Tra queste, una donna ogni nove riporta una lesione significativa. Tra i 30 e i 64 anni risulta positiva una donna ogni dodici, una ogni cinque riporta lesioni significative. Lo screening per rivelare la presenza del Papilloma virus si è rivelato fondamentale: ha contribuito a ridurre i nuovi tumori del 40% e la mortalità del 50%. L’Emilia-Romagna è la regione italiana con il più alto tasso di copertura vaccinale contro l’Hpv. Prima della pandemia la copertura sfiorava il 95%. Pur attestandosi ancora al primo posto nel Paese, i dati sono in lieve calo ed è quindi necessario intervenire sulla sensibilizzazione, soprattutto nei confronti dei più giovani, sia femmine sia maschi, e delle loro famiglie. Se le donne risultano maggiormente esposte ai rischi più significativi, anche gli uomini sono portatori del Papilloma virus e la consapevolezza della popolazione maschile si può rivelare fondamentale per spezzare la catena dei contagi.
È quanto emerso in commissione Sanità, presieduta da Ottavia Soncini, dove sono stati ascoltati i rappresentanti delle associazioni firmatarie del Manifesto per l’eliminazione delle patologie correlate al Papillomavirus. “L’Organizzazione europea per la lotta contro il cancro -ha ricordato in apertura la presidente Soncini- ha predisposto una serie di interventi come screening, vaccinazioni e sensibilizzazione sui tumori Hpv correlati mentre il Piano europeo contro il cancro ha dedicato risorse e intende supportare gli Stati membri nella strategia vaccinale. Ringrazio i vice presidenti Francesca Maletti e Daniele Marchetti per avere voluto questa seduta”.
I tecnici del servizio Sanità hanno sottolineato come la Regione Emilia-Romagna promuova da tempo l’attività di screening per individuare la presenza dell’Hpv attraverso il pap-test nella popolazione femminile e, in caso di positività, prevede una serie di esami diagnostici per accertare lo stadio dell’infezione e intervenire di conseguenza. Annualmente in Emilia-Romagna si sottopongono al test dell’Hpv circa 140mila persone e mediamente 11mila risultano positive; per 5mila si richiedono approfondimenti e per 900 emergono lesioni precancerose. In media sono una decina all’anno i cancri invasivi.
Luigi Viana, coordinatore della Lilt (Lega italiana per la lotta contro i tumori) Emilia-Romagna ha definito la lotta all’Hpv come prioritaria sottolineando l’importanza della prevenzione: “I dati parlano da soli e il nostro obiettivo è un potenziamento della campagna vaccinale anche su fasce di età più capillari rispetto a quelle attualmente previste. Serve inoltre una maggiore sensiblizzazione nel mondo della scuola”.
Per Manuela Bignami dell’organizzazione Loto Odv, nata a Bologna per dare supporto alle donne con tumore ovarico e poi ampliata a tutti i tumori ginecologici, ha sottolineato l’importanza del vaccino come prevenzione primaria e dello screening come prevenzione secondaria. “La nostra proposta -ha spiegato- è far diventare ‘di moda’ la vaccinazione tra ragazze e ragazzi: bisogna innescare un virtuosismo per far capire ai giovani l’importanza della prevenzione”.
Il vice presidente della commissione Daniele Marchetti (Lega) ha commentato: “Per troppi anni il tema dell’Hpv è stato considerato una problematica solo femminile. Per questo credo sia opportuno lavorare su una comunicazione efficace per interessare donne e uomini. Per farlo abbiamo bisogno di un percorso condiviso a livello assembleare. Nella sessione europea abbiamo proposto di iniziare a lavorare sui soggetti di sesso maschile per interrompere la catena dei contagi. Per le campagne informative potremmo coinvolgere l’Ufficio scolastico regionale per sensibilizzare la popolazione più giovane. Dobbiamo ragionare anche sulla gratuità per allargare la platea degli aventi diritto alla campagna di prevenzione perché ci risultano difformità tra aziende sanitarie del territorio”.
Silvia Piccinini (Movimento 5 Stelle) ha evidenziato la necessità “di lavorare su un approccio non solo di tipo clinico per il trattamento delle persone che risultano positive all’Hpv. Occorre qualcuno che spieghi come affrontare la cosa per cui serve un approccio globale. Oltre la malattia ci sono aspetti, che non sono secondari, che vanno affrontati e curati”.
La vice presidente Francesca Maletti (Partito democratico) ha posto l’accento sulle “azioni di prevenzione messe in campo dalla Regione”. “Oggi -ha detto- ci dobbiamo soffermare soprattutto sulla prevenzione primaria coinvolgendo ragazze e ragazzi. Negli anni del Covid queste attività sono state trascurate. Si può lavorare anche in collaborazione con la medicina dello sport per fare prevenzione invitando ad essere attenti senza fare paura ma spiegando che occorre fare alcuni percorsi. D’accordo anche sul tema dell’approccio globale nell’assistenza e accompagnamento alle persone che sviluppano questa patologia. Importante la collaborazione a livello territoriale”.