“L’Ausl unica della Romagna è stata utilizzata dalla Regione come un laboratorio per esperimenti di alchimia amministrativa e gestionale e se ne vedono le conseguenze”.
Ne sono convinti Il parlamentare Jacopo Morrone, segretario della Lega Romagna, e il consigliere regionale Daniele Marchetti, responsabile del Dipartimento Sanità del Carroccio in Romagna, che in una nota criticano l’atteggiamento pregiudiziale della Giunta regionale sul progetto di riforma del Ssr proposto dalla Lega (primo firmatario lo stesso Marchetti), discusso durante l’ultima seduta del Consiglio regionale a Bologna e respinto dalla maggioranza.
Il giudizio negativo dei leghisti è rivolto anche all’assessore regionale alla sanità Raffaele Donini.
“Il sistema sanitario regionale – affermano – è in gravi condizioni di salute ma le ricette presentate da Donini sono solo fumo negli occhi. Ne è un esempio la riforma farlocca dell’emergenza-urgenza, per altro di là da venire. L’assessore, infatti, anche pochi giorni fa ha enfatizzato il futuro ruolo dei CAU, le strutture che dovrebbero gestire le urgenze a bassa intensità, senza spiegare nulla. Non solo i CAU sono ancora tutti da definire e da localizzare, ma non è chiaro neppure quale personale sarà impiegato e se il servizio verrà coperto H24. Si paventa addirittura il rischio che queste strutture siano la scusa per sostituire i pronto soccorso in zone periferiche. Non a caso emergono dubbi e non tutti i sindacati di categoria concordano con il progetto”.
“A destare perplessità – commentano – sono anche le chiusure a ogni proposta di riforma alternativa a quella della maggioranza in Regione. Contemporaneamente alla discussione in Aula sul progetto della Lega, si è svolto un incontro con una delegazione della Cisl sanità che, come altre sigle sindacali, chiede più trasparenza e linee certe sul progetto di riforma targato Pd che ancora non si è potuto valutare nel dettaglio. Ma dai vertici regionali non è arrivata alcuna spiegazione. La proposta di riforma della Lega è invece molto chiara: punta a rendere più efficienti gli apparati amministrativo e tecnico e a recuperare risorse da ben identificate aree di spreco, anche connesse a nomine dirigenziali ingiustificabili. Pensiamo per esempio a quella di Nicola Magrini che ha ottenuto un incarico quinquennale dall’Ausl Romagna a fine gennaio 2023, per un compenso complessivo di oltre 730mila euro, pochi giorni dopo essere stato defenestrato dal ruolo di direttore generale dell’Aifa. Ma questa non è che la punta dell’iceberg di un sistema autoreferenziale che rigetta con arroganza critiche e proposte. Sembra evidente che la sanità regionale sta collassando, ma c’è l’ordine tassativo di non parlarne. E a pagarne le spese saranno gli utenti inconsapevoli, soprattutto quelli appartenenti alle fasce più deboli”.
Ne sono convinti Il parlamentare Jacopo Morrone, segretario della Lega Romagna, e il consigliere regionale Daniele Marchetti, responsabile del Dipartimento Sanità del Carroccio in Romagna, che in una nota criticano l’atteggiamento pregiudiziale della Giunta regionale sul progetto di riforma del Ssr proposto dalla Lega (primo firmatario lo stesso Marchetti), discusso durante l’ultima seduta del Consiglio regionale a Bologna e respinto dalla maggioranza.
Il giudizio negativo dei leghisti è rivolto anche all’assessore regionale alla sanità Raffaele Donini.
“Il sistema sanitario regionale – affermano – è in gravi condizioni di salute ma le ricette presentate da Donini sono solo fumo negli occhi. Ne è un esempio la riforma farlocca dell’emergenza-urgenza, per altro di là da venire. L’assessore, infatti, anche pochi giorni fa ha enfatizzato il futuro ruolo dei CAU, le strutture che dovrebbero gestire le urgenze a bassa intensità, senza spiegare nulla. Non solo i CAU sono ancora tutti da definire e da localizzare, ma non è chiaro neppure quale personale sarà impiegato e se il servizio verrà coperto H24. Si paventa addirittura il rischio che queste strutture siano la scusa per sostituire i pronto soccorso in zone periferiche. Non a caso emergono dubbi e non tutti i sindacati di categoria concordano con il progetto”.
“A destare perplessità – commentano – sono anche le chiusure a ogni proposta di riforma alternativa a quella della maggioranza in Regione. Contemporaneamente alla discussione in Aula sul progetto della Lega, si è svolto un incontro con una delegazione della Cisl sanità che, come altre sigle sindacali, chiede più trasparenza e linee certe sul progetto di riforma targato Pd che ancora non si è potuto valutare nel dettaglio. Ma dai vertici regionali non è arrivata alcuna spiegazione. La proposta di riforma della Lega è invece molto chiara: punta a rendere più efficienti gli apparati amministrativo e tecnico e a recuperare risorse da ben identificate aree di spreco, anche connesse a nomine dirigenziali ingiustificabili. Pensiamo per esempio a quella di Nicola Magrini che ha ottenuto un incarico quinquennale dall’Ausl Romagna a fine gennaio 2023, per un compenso complessivo di oltre 730mila euro, pochi giorni dopo essere stato defenestrato dal ruolo di direttore generale dell’Aifa. Ma questa non è che la punta dell’iceberg di un sistema autoreferenziale che rigetta con arroganza critiche e proposte. Sembra evidente che la sanità regionale sta collassando, ma c’è l’ordine tassativo di non parlarne. E a pagarne le spese saranno gli utenti inconsapevoli, soprattutto quelli appartenenti alle fasce più deboli”.