A seguito del consiglio comunale incentrato sul tema della sanità, il segretario comunale del PD Lorenzo Margotti è intervenuto per evidenziare le nuove sfide che riguardano il contenimento della pandemia, il rilancio dell’ospedale, la ridefinizione della medicina territoriale e, in generale, l’offerta dei servizi sanitari del nostro territorio.
“Auspichiamo – ha detto Margotti – che anche attraverso il recepimento delle risorse europee, il nostro Paese metta al centro le politiche sociali e sanitarie per rafforzare e integrare la sanità territoriale e quella ospedaliera. È un’opportunità da non perdere e grazie alla sinergia tra Ausl, Comuni della Romagna e Regione Emilia-Romagna sarà possibile attingere a tali risorse e destinarle su territorio.
La pandemia ha ben evidenziato quanto l’errata programmazione e il risparmio sugli investimenti per la salute si riversi su tutti gli altri aspetti della vita delle persone. Nutriamo fiducia nella direzione sanitaria e crediamo sia importante provare a rigenerare insieme il progetto Ausl Romagna, in modo che non aumenti la distanza tra le aspettative della sua nascita e i risultati.
Vogliamo identificare le criticità: negare un problema è il primo modo per non risolverlo; ammetterlo con franchezza è il primo passo per poterlo risolvere.
Attualmente il filo rosso che lega molte delle criticità è collegato alla mancanza di personale e alla formazione dei professionisti sanitari. Questo vale anche per i medici di base, che sono ora ulteriormente sotto pressione per la burocrazia legata al sistema di controllo della pandemia. L’esperienza della medicina di gruppo è il nostro obiettivo così da ampliare gli orari della continuità assistenziale e attivare la presenza nel week-end.
Sul fronte della pandemia i vaccini hanno salvato migliaia di vite ed evitato che il bilancio fosse peggiore. L’invito è ancora quello di vaccinarsi e di affidarsi alla scienza. Ora, nonostante l’emergenza non sia arginata, dobbiamo comunque ritornare a progettare strategie necessarie per adeguarci alle esigenze di una città importante come Ravenna. Le difficoltà di accesso ai sevizi sanitari di questi anni per molte persone rischieranno di tramutarsi in problemi di salute seri e gravi.
Abbiamo un ospedale dalle enormi potenzialità. Oggi se si vuole rilanciare l’immagine, la qualità delle prestazioni e il profilo dell’ospedale, è importante riassegnare risorse, realizzare e riorganizzare nuovi spazi, bandire concorsi per ruoli verticistici e affrontare la ricerca di nuovo personale. Nel mandato di questa nuova direzione sanitaria si stanno risolvendo diversi problemi che erano stati segnalati in passato dal Consiglio comunale. In questo momento è anche urgente il ritorno a una condizione che permetta ai familiari di incontrare e supportare i propri cari in ospedale.
L’ampliamento più significativo interesserà il Pronto Soccorso, la terapia intensiva e il blocco chirurgico. Sul pronto soccorso l’impegno di tutte le istituzioni deve essere assoluto perché si tratta di una grave criticità. L’elevato turn over delle risorse ha depauperato il pronto soccorso di professionisti di esperienza.
L’altro grande investimento interessa la realizzazione della nuova palazzina materno-infantile, poiché la pediatria di Ravenna costituisce una grande eccellenza; anche sul reparto di Ostetrica e Ginecologia vi è tanto da fare sia a livello di potenziamento del personale che di riorganizzazione degli spazi.
Una nuova emergenza è quella del disagio psicologico degli adolescenti con un incremento degli accessi al pronto soccorso e dei ricoveri. È necessario rinforzare i servizi dedicati ai giovani con una maggiore integrazione tra l’ospedale e i pediatri di libera scelta.
L’altro tema per noi prioritario è quello della medicina territoriale e della diffusione di servizi. Le case della comunità dovrebbero rappresentare dei filtri intermedi tra la medicina di base e l’ospedale prevedendo anche degli infermieri e soprattutto la dotazione di tecnologie per la diagnostica per immagini, permettendo la presa in carico delle fragilità e la domiciliazione dei malati cronici. Risultano insufficienti i percorsi e le risorse per il trattamento dei pazienti cronici facendo riferimento soprattutto ai disturbi cognitivi ed ai pazienti geriatrici. Saremo favorevoli a un progetto pilota in cui i professionisti della medicina interna possano eseguire consulenze direttamente nelle CRA così da poter evitare l’accesso in ospedale. Dobbiamo provare a rendere strutturale anche l’esperienza delle USCA come presidio di intervento territoriale da affiancare ai medici di medicina generale e alla guardia medica, ora insufficiente.
Insomma – ha concluso il segretario – dobbiamo mantenere un sistema sanitario che sia realmente universale e che risponda ai bisogni di tutti i cittadini, a cominciare da quelli più deboli. Solo così sarà possibile mantenere o riconquistare la fiducia dei cittadini.”