“Nelle prime settimane di dicembre avevamo ricevuto dal sindacato Nursind una relazione che metteva in luce le enormi criticità presenti nel nostro ospedale. L’abbiamo immediatamente trasformato in un “question time” nella speranza che la Giunta intervenisse con immediatezza” afferma Massimo Manzoli, Capogruppo di Ravenna in Comune.
“Questo non è propriamente accaduto tanto che, purtroppo, la situazione al “Pronto Soccorso” è degenerata nei giorni successivi tanto da vedere un intervento di scuse del Sindaco, promesse di ampliamenti del direttor Carradori, la presenza fisica del sindaco in struttura nei primi giorni di gennaio 2021. Il problema che noi avevamo anticipato, però, era strutturale e non solo riferito al “Pronto Soccorso” prosegue Manzoli.
“Domani il consiglio comunale sarà dedicato alla Sanità, oltre a ribadire alcune criticità di quel reparto crediamo sia utile, però, mostrare come anche altri reparti Covid siano in forte sofferenza nella speranza di vedere sia interventi immediati sia progetti di intervento strutturali. Ci teniamo a sottolineare come la nostra critica non è mai volta alla gestione dell’emergenza Covid in sé, ma è volta a sottolineare errori strutturali che, in questa fase, vengono ampliati. Infatti grazie a una relazione chiara e precisa del sindacato Nursind apprendiamo che i reparti di Medicina Interna e Pneumologia, ora riconvertiti a Reparti COVID con pazienti a diversa intensità di cura, presentano caratteristiche strutturali inadeguate per ospitare pazienti con malattia infettiva la cui contagiosità è molto alta” afferma Manzoli.
“Nel dettaglio:
- Ricambi d’aria e pressioni negative delle stanze di degenza che ospitano 2 pazienti, ma il cui numero è destinato a ritornare 3, sono inadeguati e l’unico sistema per garantire un ricambio d’aria/pressione negativa, si realizza tenendo aperta la porta del bagno sfruttando il sistema di aspirazione degli odori, che è palesemente insufficiente essendo tali aspiratori nati per altri scopi
- L’aerosol prodotto dalle terapie ad alti flussi di O2 con sistemi invasivi e non invasivi a cui sono sottoposti la maggior parte dei pazienti, saturano ben presto le stanze di degenza le cui porte e finestre rimangono chiuse. Gli operatori anche se muniti di DPI quando entrano non possono quantificare il tempo che occorre per le prestazioni assistenziali da erogare, esponendosi al rischio molto alto di contagio
- Le porte delle stanze di degenza non sono munite di oblò per verificare le condizioni cliniche del paziente o se gli stesso necessitino di assistenza. A tal proposito l’operatore è costretto ad aprire la porta, e benché munito di tutti i DPI forniti e previsti è investito da un flusso di aria carico di aerosol.
- La necessità di indossare i DPI e di toglierli più volte in un turno di lavoro aumenta il rischio di contagio nonostante si applichino tutte le procedure fornite dall’azienda. È bene sottolineare che a differenza di ciò che avviene in altre UU.OO. come per esempio la rianimazione, non è prevista la figura dell’operatore addetto alla svestizione dei colleghi.
- La sezione sporca e la sezione pulita del reparto, non sono divise se non da una striscia di nastro posta sul pavimento. Tale divisione può servire a ricordare agli operatori di non oltrepassare tale linea se stanno ancora indossando dispositivi sporchi ma non può impedire ai flussi d’aria infetti provenienti dalle stanze di degenza, di oltrepassare tale linea e ad andare a depositarsi anche in quelle che vengono ritenute le parti pulite dell’Unità Operativa”.
“Proprio in questi giorni ci è poi stato segnalato che sono stati realizzati teorici interventi di miglioramento che definire “tecnici” è alquanto improprio: impianti di mandata dell’aerazione tappati con sacchi della spazzatura. Oltre a non capirsene lo scopo, nel giro di pochissimo tempo il nastro si è staccato. E questo dimostra, purtroppo, l’inadeguatezza delle risposte in questo momento: se è importante che quei condotti siano tappati perché sono stati tappati in un modo così precario? E ora che il condotto si è naturalmente riaperto cosa accade e quali rischi pone? Che senso ha fare interventi così prossimativi?” chiede Manzoli.
A riprova del fatto che interventi precisi e strutturali incidono incide in maniera significativa sull’indice di contagio, si sottolinea come nell U.O. di malattie Infettive, strutturata per accogliere pazienti infetti, il numero di contagi tra il personale è irrisorio, a differenza di quanto accade in “Pronto Soccorso” e nei reparti sopracitati. Speriamo che domani in consiglio ci possa venire spiegato il perché di tutte queste inefficienze e del fatto che, nonostante le promesse dei giorni scorsi, la situazione delle nostre strutture non sembra affatto migliorare” conclude Massimo Manzoli.