“Estrema delusione per il risultato della commissione dell’11 dicembre in cui è stata discussa la richiesta di oltre 2000 cittadini di tutela dell’alberata storica di via Maggiore a Ravenna. 2000 firme che si sommano alle quasi 3000 raccolte per i pini sani di viale Romagna a Lido di Savio: circa 5000 cittadini non accettano di perdere un immenso patrimonio arboreo pubblico solo perché ad un certo punto, nel delirio generalizzato di abbruttimento culturale e di cancellazione dell’identità dei centri urbani, si è deciso che il pino italico debba essere bandito dalle città, persino da Ravenna che lo porta nel proprio stemma dal 1509.

Progetti di eliminazione sistematica che stanno propagando danni incalcolabili in tutta Italia, e che, mascherati con mille scusanti spesso promulgate dagli stessi amministratori, rappresentano più in generale l’insofferenza di alcuni verso gli alberi e l’impreparazione di molti comuni, incapaci di decidere lucidamente e di schierarsi senza esitazione nella tutela del patrimonio pubblico e della salute dei cittadini.

Un atteggiamento di tapina sciatteria che desta sconcerto all’estero, specie nei Paesi che ancora ritengono l’Italia culla di civiltà e di bellezza.

L’avversione verso i pini appare senza motivazioni reali: le dettagliate argomentazioni illustrate dal dottore forestale Gian Pietro Cantiani, giunto appositamente in commissione per sostenere, attraverso la sua sconfinata esperienza ed i risultati sul campo, le ragioni della tutela e tutte le più moderne tecniche per attuarla, non hanno scalfito una serie di pregiudizi che si sono nuovamente palesati immutati nelle risposte dell’Assessore alla “Forestazione Urbana” Gallonetto. Nemmeno un minimo di ripensamento da parte sua: i pini abbattuti in via Maggiore non verranno più ripristinati. Si parla, ad esempio, di problemi di cuneo salino in città e di terreni asfittici, ma non si spiega come questi, descritti indatti per i pini, sarebbero invece idonei per altre le specie con cui li si vorrebbero sostituire. Sullo sfondo, un progetto approvato in Giunta un anno fa e per fortuna non ancora finanziato: la scelta va, come espressamente scritto, sulla “riqualificazione più economica”, quella che prevede l’eliminazione dei pini, il posizionamento anche di fioriere e la realizzazione di “Rain garden”, ovvero, come illustrato nel progetto, fossi di scolo con erbe e arbusti all’interno. Questa l’idea di “riqualificazione” del viale di accesso storico alla città di Ravenna: ci sarebbe quasi da sorridere. L’Assessore è apparso pressoché solo a difendere dai banchi della Giunta la posizione preconcetta, smontata puntualmente dal dottor Cantiani persino sull’aspetto economico, tutt’altro che vantaggioso nell’abbattere più che conservare, prevenire e manutenere.

Nessuna considerazione sulla valenza storica, architettonica, paesaggistica e monumentale del viale, il cui alberi sono presenti almeno dagli anni 40, come testimoniato dalle preziose immagini d’archivio messe gentilmente a disposizione da Roberto Stanghellini, che ringraziamo.

Analogamente ad altri casi, Ravenna, sede della prima Soprintendenza d’Italia fondata da Corrado Ricci, finge di ignorare questi aspetti e le leggi che li regolano. Altrove, invece, il valore dei pini, e con quello il pregio architettonico dei quartieri ed il valore degli immobili, è ben noto: non lontano da Ravenna, dove certamente esistono – se esistono – le stesse problematiche riguardo ai pini lamentate in commissione, essi vengono ripiantati, come ad esempio nel Comune di Cervia, lungo viale Matteotti a Milano Marittima, o altrove. I cittadini non si rassegneranno davanti all’ostinazione che persiste, nonostante tutte le evidenze.

Si ringrazia la Pagina Facebook “Le mie Cervia e Milano Marittima” per aver messo a disposizione la foto recentissima del viale Matteotti a Milano Marittima, dove oltre 50 giovani pini sono stati piantati nel tratto del viale compreso tra la XIX Traversa e Viale Nullo Baldini.”