Nevio Salimbeni, capolista di +Europa alla Camera in Romagna: “Italia ed Europa lavorino per lo sviluppo umano ed economico dei paesi poveri; via la Bossi-Fini e cambi la logica del rapporto con l’immigrazione.”
Dobbiamo uscire da questa follia dialettica imperante, basata sulla paura, quando si affronta il tema dell’immigrazione che oggi va trattato da diversi punti di vista: legalità, economica, giustizia.
La nostra economia ha bisogno di nuovi flussi regolamentati di lavoratori stranieri in regola, soprattutto per i comparti dell’agricoltura, della manifattura e del turismo ma in condizioni di piena legalità per evitare lavoro nero, insicurezza, schiavismo e mafia; non va dimenticato che una politica di regolarizzazione e gestione positiva dell’immigrazione porterebbe anche nuove entrate nelle casse nazionali e fornirebbe un grande aiuto a gestire al meglio le attività economiche.
Occorre quindi che il nuovo governo rifaccia il decreto flussi, che scade al 30 settembre, aumentando il contingente ammesso, anche in forma stagionale.
Poi naturalmente occorre uno sguardo più largo, più ampio ed europeo sui fenomeni migratori. Lottare contro la clandestinità deve portare all’introduzione di canali di accesso legali e regolati per i cittadini stranieri di Paesi esterni all’UE; va reintrodotto il sistema dello sponsor per trovare lavoro e vanno regolarizzati, su base individuale, i lavoratori stranieri già presenti in Italia. Questo significa abolire completamente la Legge Bossi-Fini che ha dimostrato in tutto e per tutto il suo fallimento.
E poi occorre operare a livello europeo per il superamento dell’accordo di Dublino, nella direzione indicata dallo stesso Parlamento europeo; attivare accordi e protocolli internazionali con Stati, università e centri di formazione per certificare le competenze dei migranti nei paesi di origine secondo gli standard europei e i profili richiesti dalle imprese italiane per rispondere alle esigenze del mercato del lavoro.
Basta minacciare inutili “blocchi navali” nel canale di Sicilia, l’Italia operi una più ampia e rafforzata cooperazione con i paesi del Mediterraneo e proponga politiche più incisive di aiuto e cooperazione per raggiungere uno sviluppo sostenibile e condiviso. Per questo noi ci batteremo per dare concretezza all’impegno internazionale di stanziare entro il 2030 lo 0,70% del RNL a favore dei partenariati per lo sviluppo e la lotta contro la povertà.