Passano gli anni, esattamente 37 dalla prima edizione, ma la “Sagra del Tortellone Sanpatriziese” e la comunità del piccolo paesino del lughese rimangono un’autentica certezza quando si parla di solidarietà e di sostegno alla lotta contro il cancro sul territorio. Anche nel 2021 l’evento è stato organizzato con il format “da asporto”, per evitare che la convivialità e la condivisione degli spazi tipici delle manifestazioni di questo stampo potessero mettere in qualche modo in pericolo la salute dei partecipanti e dei volontari che prestano servizio: ciononostante sono stati comunque 15.000 gli euro donati alle attività dell’Istituto Oncologico Romagnolo a sostegno dei pazienti. Con questo assegno il contributo sale a 30.000 euro dal 2020, anno in cui il Covid-19 ha falcidiato la stragrande maggioranza delle sagre nel nostro paese: un bel segno di positiva “testardaggine” al non voler chinare la testa nemmeno di fronte alla situazione straordinaria che ci siamo trovati a vivere, per non lasciare indietro i tanti che soffrono di una diagnosi di tumore. La cifra sale addirittura a 380.000 euro se consideriamo l’anno di partenza di questo seguitissimo appuntamento, il 1985.
Ma la comunità di San Patrizio non è solo “tortellone”: i volontari di questa cittadina, che da fonti Wikipedia conta poco meno di 2000 abitanti, sono sempre in prima linea quando si tratta di assurgere al ruolo di ambasciatori della solidarietà e della causa dello IOR nei vari eventi di rete che la no-profit porta avanti su tutto il territorio Romagnolo. Festa della Donna, Festa della Mamma, Natale, Pasqua, Commemorazione dei Defunti: non c’è manifestazione che i volontari del borgo lughese lascino sguarnita. Considerati quindi anche i contributi relativi a questi ultimi impegni il contributo elargito alla causa della lotta contro il cancro sale a più di 450.000 euro: un numero enorme che racconta di una cittadina forse piccola, ma dal cuore incredibilmente grande.
«Penso si possa veramente parlare dello “strano caso di San Patrizio” – afferma il Direttore Generale IOR, Fabrizio Miserocchi – ritengo sia difficile ritrovare in Italia e oltre un esempio così fedele di totale dedizione, che abbia portato a contributi altrettanto importanti per la causa che sostiene. Anche grazie a San Patrizio e ai suoi abitanti possiamo dire che viviamo in un territorio davvero unico e meraviglioso: il prof. Dino Amadori, nostro fondatore, d’altronde non perdeva occasione di affermare che lo IOR non sarebbe potuto sorgere in nessun’altra terra se non la Romagna. Ringrazio quindi tutti i volontari di questa piccola città, da quella più storica, Gina Zappi, ai più giovani: hanno saputo gettare il cuore oltre l’ostacolo e fare del loro esempio un qualcosa di concreto, che ha fatto e continuerà a fare la differenza per tante persone che soffrono».
«Non posso che ringraziare tutti i volontari che hanno contribuito sia alla buona riuscita dell’ultima edizione della Sagra sia alle altre attività portate avanti – afferma Luca Lazzarini, Consigliere dell’Associazione Volontari e Amici dello IOR – non dimentichiamo che il loro impegno non si è limitato a mantenere vivo il nostro evento ma anche a garantire la presenza dello IOR nelle piazze sia durante la Festa della Mamma che per la Pasqua e la Commemorazione dei Defunti. Quella di San Patrizio è una grande famiglia: ultimamente si è rinnovato anche il Consiglio Direttivo dell’Associazione con l’entrata di diversi ragazzi giovani, che garantiranno che la tradizione di volontariato di questo paese perduri nel tempo. L’auspicio è che dal prossimo anno potremo tornare a fare solidarietà in modo tradizionale, senza mascherine né distanziamento, affinché la lotta contro il cancro sia anche sinonimo di grande festa popolare».