“Da tempo purtroppo la criminalità organizzata ha messo le radici nel mondo dell’autotrasporto. Un settore che per le sue caratteristiche, dalla capillarità territoriale passando per possibilità di fare da vettore a traffici illeciti e di riciclare denaro, è oggetto di particolare attenzione da parte delle mafie. Ebbene, una delle conseguenze indirette dell’impennata del costo del carburante è proprio legata al rischio di un ulteriore radicamento mafioso nell’autotrasporto”.
A parlare è la portavoce di Ruote Libere Cinzia Franchini.
“Con il prezzo del gasolio schizzato a oltre 2 euro al litro è evidente che per molte aziende non risulta più conveniente far viaggiare i propri mezzi. Alcuni imprenditori hanno applicato gli aumenti ai propri committenti, ma non sempre questi incrementi sono stati accolti – continua Cinzia Franchini -. Se viaggiare non risulta conveniente, ma viceversa rappresenta un servizio in perdita (e oggi, conti alla mano per molti è così), è logico dunque chiedersi come è possibile non assistere a un blocco generalizzato, dettato non da una protesta formale, ma dalla reale impossibilità di far quadrare i conti. Il fatto che finora gran parte dei mezzi siano ancora in strada è legato a tre scenari.
Il primo è la scommessa sul futuro di diversi imprenditori che generosamente decidono di lavorare in perdita nella legalità, per puro senso di responsabilità o aiutati in questo da qualche committente lungimirante e in grado di assorbire parte delle perdite stesse. Una possibilità che evidentemente col passare del tempo si fa sempre più rara.
Il secondo è il tentativo disperato di alcune aziende già in crisi di continuare a lavorare per avere liquidità nell’immediato, ma aggravando nel medio periodo il proprio dissesto.
Il terzo scenario è quello più preoccupante e che inquina ulteriormente il mercato: in questo caso parliamo di aziende già profondamente infiltrare dalle mafie alle quali l’aumento del gasolio non pesa, così come non pesa il lavorare sottocosto, dal momento che il principale obiettivo non è fare business in modo lecito, ma bensì riciclare denaro e rispondere a logiche criminali.
Anche per evitare l’allargarsi di questo fenomeno deviato occorre che il Governo intervenga da subito inserendo nel decreto energia in discussione questa settimana, anche per l’autotrasporto, provvedimenti specifici volti a contenere il costo del carburante e garantisca alle imprese sane di avere l’ossigeno per continuare a stare sul mercato. Perchè prima o poi questa emergenza legata al gasolio finirà: il rischio è che alla ripresa rispondano all’appello solo aziende che con la legalità non hanno nulla a che fare”.