“Abbiamo appreso con grande preoccupazione che soltanto ieri, 30 settembre, il ministero della Transizione ecologica ha trasmesso alla Conferenza unificata il Piano per la transizione energetica sostenibile delle aree idonee, il cosiddetto Pitesai ai fini del raggiungimento dell’intesa. Come noto Il Piano individua le aree in terraferma e in mare dove non sarà più possibile svolgere attività di ricerca e produzione di idrocarburi e quelle residue dove sarà possibile proseguire tali attività al termine di una verifica puntuale della loro sostenibilità”. Lo afferma il presidente del Roca, Franco Nanni. Roca è l’associazione che raggruppa oggi le aziende del settore energetico.
“L’accumularsi di ritardi (ora, infatti, ci saranno ulteriori passaggi burocratici prima dell’entrata in vigore del provvedimento) altro non produce che perdita di posti di lavoro in uno dei settori più avanzati del Paese con forte propensione all’internazionalizzazione” è la paura dell’associazione. “Nel 2019 – spiega Nanni – il personale occupato era sceso a 6.000 occupati, da almeno 10.000 del 1992. Inoltre dobbiamo considerare che le 10.000 persone occupate nel 1992 erano tutte assunte in Italia e per commesse in Italia. Al contrario le 6.000 persone occupate dalle aziende ravennati nel 2019 erano per il 90% per commesse estere e 3.300 erano italiane ed il rimanente assunti all’estero poiché per lavorare in alcuni paesi è necessario occupare risorse locali. Purtroppo il 2021 è stato ancora peggio a causa del COVID19 e della crisi petrolifera mondiale che ha bloccato molti nuovi progetti.
Solo a Ravenna, le aziende del settore hanno pagato cara la crisi del settore: 6 procedure concorsuali e la chiusura di 5 aziende”.