“Ad aprire concretamente la porta al primo rigassificatore fu una scellerata votazione all’unanimità del consiglio comunale di Ravenna, se si esclude l’astensione di una lista civica. Votarono a favore anche quei partiti che si definiscono “ecologisti” come M5S e Ravenna Coraggiosa. E infatti ieri proprio quel voto è stato citato in Assemblea Legislativa dall’assessore regionale Colla, rispondendo a una mia interpellanza, come prova di un “consenso molto forte”. Ora, a quanto pare, proprio sulla scorta di quel “consenso” potrebbe arrivare anche il secondo rigassificatore, cioè la nave attualmente a Piombino ma che dovrebbe essere destinata alla Liguria o, appunto, al porto romagnolo. Ancora poco tempo per decidere, ma la Giunta Bonaccini ha già di nuovo spalancato incautamente le porte, anzi i porti.
La Regione Emilia-Romagna infatti ieri, per bocca dell’assessore, ha ammesso di non aver fatto assolutamente nulla per risparmiare a Ravenna che alla prima venga affiancata addirittura una seconda nave rigassificatrice. La giunta Bonaccini anche oggi, dopo tutto quello che i ravennati hanno subito e stanno subendo ancora, non solo non dice no ad un secondo rigassificatore a Ravenna, ma lo celebra come un “investimento strategico” da ammortizzare nel tempo. Quanto tempo? Probabilmente svariati decenni. Intanto resta lo scempio ambientale e i rischi per la comunità ravennate. Mentre infatti la Toscana ha ottenuto a luglio 2022 un accordo per spostare il suo rigassificatore dopo tre anni, qui il silenzio è stato inquietante. Ed è pesante il prezzo che pagherà nel tempo la comunità locale di Ravenna con i rischi per la salute umana e per l’ecosistema rappresentati dalle emissioni fuggitive e dal rilascio di sostanze pericolose in mare, tra cui l’ipoclorito di sodio indispensabile al processo di rigassificazione, nonché il rischio di incidente rilevante che unità della stazza della BW Singapore e della Golar Tundra pongono quando ancorate davanti alle coste, comunque a pochi chilometri da centri densamente abitati, sia in termini di possibilità di sversamento che di incidente rilevante quale l’esplosione, ma anche per il pregiudizio arrecato allo sviluppo turistico così come anche allo sviluppo delle attività portuali ordinarie. Altro che transizione ecologica e sostenibilità, siamo all’esatto opposto: basta pensare alla quota di opere accessorie obbligatorie a supporto del rigassificatore, tra cui strutture portuali, terminali galleggianti offshore, dighe sommerse per difendere il rigassificatore dalle mareggiate, mezzi di navigazione per il GNL, strutture per il gas naturale, per capire che queste strutture impattanti arrivano per restare molto a lungo. In cambio dello scempio, l’assessore ha detto di aver ottenuto 95 ettari di nuove piantumazioni: una negoziazione davvero povera di fronte a ciò che viene imposto senza limite di tempo a un’intera comunità e un’amara ironia vantarsi di così poco di fronte ai milioni e milioni di alberi distrutti da un’alluvione causato da incuria del territorio.
Sullo sfondo c’è anche la corsa per il ruolo di commissario dell’alluvione? E’ lo stesso presidente Bonaccini a mettere in relazione le due cose, che in realtà sono ovviamente molto distanti l’una dall’altra, quando dice: “Qualcuno pensa che si possa nominare commissario il presidente dell’Emilia-Romagna solo quando il paese è in emergenza come per il rigassificatore e fare diversamente sull’alluvione?”. Sì, qualcuno si spera che lo pensi, perché accettare virtualmente due rigassificatori sul proprio territorio non dovrebbe implicare di vincere il ruolo di commissari alla ricostruzione. Lo stesso territorio a cui esprimiamo tutta la nostra solidarietà perché, nonostante l’alluvione, a quanto pare si continua a martoriarlo e caricarlo di rischi, addirittura raddoppiandoli come non ci fosse un domani, e se è per questo neppure un ieri.”