Tavolo di confronto con le parti sociali sul futuro rigassificatore al largo della costa di Ravenna.
Dopo l’incontro di venerdì mattina in Regione, nel pomeriggio Comune di Ravenna, Regione Emilia-Romagna e Snam hanno incontrato sindacati e associazioni di categoria al Tavolo per l’Economia.
La tempistica del progetto del rigassificatore presentata da Snam prevede l’avvio dei lavori nel primo quadrimestre del 2023, una volta ottenute tutte le autorizzazioni (oltre 40 gli enti coinvolti). L’impianto dovrebbe entrare in funzione entro il terzo trimestre del 2024, con una capacità di circa 5 miliardi di metri cubi, stimata equivalente a circa un sesto della quantità di gas naturale importato dalla Russia, e uno stoccaggio di 170 mila metri cubi di gas naturale liquefatto (GNL). Sarà rifornito, al massimo una volta a settimana, da navi metaniere.
Verranno realizzate alcune infrastrutture per allacciare la nave alla rete di trasporto gas esistente. Il progetto presentato da Snam al Commissario prevede che la nave sia collocata a circa 8,5 km al largo di Ravenna in corrispondenza della piattaforma offshore esistente di Petra (Gruppo PIR), che sarà opportunamente adeguata e ammodernata. Al fine di convogliare il gas verso il punto di interconnessione con la rete nazionale dei gasdotti, posto a circa 42 km dal punto di ormeggio, a nord-ovest della città, il progetto propone di realizzare un collegamento composto da un tratto di metanodotto a mare (sealine) di circa 8,5 km e uno onshore, completamente interrato, di circa 34 km, progettato privilegiando aree non antropizzate, rispettando quelle protette e minimizzando l’uso di suolo, in modo compatibile con le caratteristiche geologiche, geomorfologiche, idrogeologiche e sismiche del territorio, nonché con gli strumenti di pianificazione vigenti. Su tutti questi aspetti progettuali proposti da Snam il Commissario dovrà avvalersi dell’esame scrupoloso e del parere di oltre 40 enti.
SICUREZZA
Gli standard di sicurezza tra gli aspetti che dovranno essere più rilevanti nel progetto. Nella nave rigassificatrice non saranno effettuati processi chimici, ma solo operazioni funzionali al processo di vaporizzazione. L’impianto di stoccaggio e rigassificazione sarà completamente installato a bordo della nave.
AMBIENTE
Sarà essenziale che l’impianto e le operazioni a bordo della nave abbiano poi impatti minimi, che Snam si impegna a contenere entro limiti significativamente inferiori a quelli previsti dalla legge. Dal punto di vista paesaggistico, il progetto dovrà rispettare invece le aree di tutela biologica. Sono già stati condotti per Snam alcuni studi specialistici, tra cui un modello delle ricadute in atmosfere, la valutazione di impatto sanitario, la valutazione del traffico navale nell’area di progetto e un modello di dispersione termica e chimica in ambiente marino in fase di esercizio.
Nell’incontro in Regione Elio Ruggeri di Snam ha esordito affermando che “è la crisi più grave che abbia mai visto e dobbiamo prepararci a fare a meno di 30 miliardi di metri cubi di gas dalla Russia, cioè del 40% di ciò che consumiamo in Italia. Noi ci prepariamo a diversificare nel tempo le fonti di approvvigionamento. Il ministero per la Transizione ecologica ci ha chiesto di intervenire in tempi rapidi per avere nuove opportunità di importazione di gas. Gli impianti rigassificatori sono la strada più veloce. Serve una nave, che già funziona come terminale, ormeggiarla e collegarla al gasdotto. Il mercato delle navi da rigassificazione è esploso a febbraio. Molte navi sono state accaparrate da Germania, Olanda e Paesi baltici, ma Snam ne ha acquistate due tra le migliori, una per il progetto di Piombino e una per quello di Ravenna”.
L’amministratore ha detto che sono già state chieste le autorizzazioni a Piombino e Ravenna, complete di valutazioni ambientali, rischi, sicurezza, emissioni in aria e acqua. “Abbiamo l’urgenza -ha continuato Ruggeri – di mettere a terra la Fsru in breve tempo: serve un sito per l’ormeggio e una struttura per collegarle alla rete del gas. Per l’ormeggio, due sono le soluzioni: o in porto o in mare aperto dove, a Ravenna, c’è già un ormeggio e c’è l’opportunità di restare nei tempi (piattaforma Petra, pensata negli anni ’80 per le petroliere). Adeguare la piattaforma e la linea dei gasdotti vale 250-300 milioni di investimento e i costi operativi sono di decine milioni di euro l’anno.
La “W Singapore”, nome della nave per Ravenna, “è full optional, di ultima generazione, nasce come impianto di rigassificazione e ha tutte le apparecchiature per contenere l’impatto ambientale e garantire la sicurezza. È lunga 300 metri e fa solo una cosa: cambia lo stato del gas, da liquido (Gnl) a gassoso, riscaldandolo e utilizzando acqua di mare. Si tratta di una tecnologia consolidata e testata da tempo nei 200 impianti esistenti nel mondo”.
Dalla piattaforma Petra, in mare, partirà un gasdotto offshore interrato e si arriva alla linea di costa con una perforazione orizzontale (il tubo passa sotto terra per 10-15 metri), poi attraversa la pineta, gira introno alla città e si collega al nodo di Ravenna che alimenta la rete nazionale. “È un progetto semplice -ha concluso Ruggeri- e i lavori di cantiere saranno contenuti: ciò che preme è la tempistica. L’avvio delle attività commerciali, cioè la diversificazione delle fonti, è atteso dal terzo trimestre del 2024 (luglio-settembre). Abbiamo preparato un pacchetto di informazioni, completo e dettagliato, che compone l’istanza. Il commissario può valutare ogni aspetto del progetto e noi siamo sempre a disposizione”.
Sempre in Regione, alla presentazione delle prime slide del progetto, a fatto seguito il dibattito delle parti politiche.
“Non posso non rappresentare le perplessità del mondo ecologista per l’impatto che il progetto potrà avere sull’ambiente e sulla sicurezza del porto di Ravenna. Sarebbe un errore se venisse trattato gas acquistato negli Usa, visto che è notoriamente fra i più inquinanti. Stiamo vivendo una crisi energetica perché siamo in ritardo sulle fonti da energie rinnovabili e sulla diversificazione delle fonti energetiche”, spiega Silvia Zamboni (Europa Verde).
Gianni Bessi (Pd) elogia l’opera e sottolinea come sia importante che venga realizzata in Emilia-Romagna. “Bisogna risolvere in fretta il problema dell’energia, perché è una emergenza nazionale”.
Dal canto suo Igor Taruffi (ER Coraggiosa) invita a “mettere in campo diverse soluzioni per risolvere il tema energia, anche diversificando le fonti: dobbiamo sempre ricordarci l’importanza della tutela e della sicurezza ambientale”.
Netta la posizione di Marco Mastacchi (Rete civica): “Bisogna capire bene che tecnologie verranno usate, se si tratta di un impianto aperto o chiuso, perché si deve tutelare la sicurezza dell’ambiente, in particolare del mare e del comparto della pesca”.
A chiedere attenzione agli eventuali impatti sull’ambiente dell’opera è anche Silvia Piccinini (Movimento 5 Stelle): “C’è una crisi energetica, ma non dobbiamo mai dimenticarci che c’è anche una crisi ambientale e climatica”.