“Tra le osservazioni presentate al progetto del rigassificatore a Ravenna (documenti scaricabili dal sito della regione), una in particolare – presentata da Italia Nostra – riguardava la modalità del collaudo del gasdotto.

Stando ai documenti depositati da SNAM spa: “A condotta completamente posata e collegata si procederà al collaudo idraulico della sezione, che verrà eseguito riempiendo la tubazione di acqua e pressurizzandola. Durante la prova, dopo la stabilizzazione della pressione e della temperatura, verranno registrati i risultati. La prova idraulica è considerata superata se la pressione si mantiene costante al variare della temperatura.” Stando invece alla risposta della stessa SNAM:

“In particolare Snam prevede per regolamentazione interna che il collaudo idraulico deve essere considerato favorevole se la pressione si è mantenuta costante tenuto conto dell’effetto delle variazioni di temperatura.”

Quanto al punto 4.4 del D.M. 17/04/2008, citato nella risposta di SNAM e riportato anche in uno dei documenti di progetto: “Il collaudo delle condotte è considerato favorevole se, dopo almeno 48 ore, la pressione si è mantenuta costante a meno delle variazioni dovute all’influenza della temperatura”.

A parte l’evidente differenza tra le due condizioni per il superamento della prova, ciò che preoccupa è che, dalle informazioni raccolte, pare che in un recipiente di acciaio pieno d’acqua e sigillato la pressione potrebbe rimanere costante al variare della temperatura SOLO se si trascurassero gli effetti della dilatazione termica dei materiali, che invece -come peraltro risposto dalla stessa SNAM- devono essere “sempre tenuti in debita considerazione nelle fasi di progettazione, realizzazione, collaudo ed esercizio dell’opera.”

Solo per citare alcuni esempi dell’importanza di considerare la dilatazione termica dei materiali, se nei binari ferroviari non ci fossero giunti che consentono la variazione di lunghezza delle rotaie al variare della temperatura i treni deraglierebbero per disallineamento dei binari stessi; gli impianti di riscaldamento domestico scoppierebbero se privi di vasi di espansione che compensano la differente dilatazione termica di acqua e acciaio al variare della temperatura; le bombole di GPL (per esempio quelle utilizzate dai camperisti) riscaldandosi esploderebbero se completamente riempite di gas liquido. Se davvero le cose stessero così, il fatto che SNAM fosse a conoscenza di come si dovrebbe procedere ma poi nei documenti abbia indicato una soluzione progettuale concettualmente diversa (errata?) significherebbe che le procedure di controllo e validazione dei documenti hanno delle falle tali da lasciar passare errori dagli effetti potenzialmente disastrosi.

Da notare che i documenti, stando al frontespizio, prima di essere pubblicati avrebbero superato diverse fasi di controllo, dall’elaborazione alla verifica, dall’approvazione all’autorizzazione, fino all’apposizione del timbro professionale da parte di un ingegnere iscritto all’ordine. Poi gli stessi documenti sarebbero stati analizzati dagli enti chiamati ad approvare il progetto, che hanno presentato ben 23 richieste di integrazioni ma pare non abbiano rilevato alcunché su questo argomento.

Quindi da una parte pare impossibile che un errore (così evidente!) possa aver superato una rete tanto fitta di controlli, dall’altra è innegabile la discrepanza tra quanto stabilito dalle norme tecniche applicabili e quanto invece riportato nei documenti di progetto (e sono ben QUATTRO i documenti che riportano la medesima frase “sospetta”, prodotti da TRE aziende diverse!).

Ovviamente il “vero” problema non consiste nella errata (?) procedura di collaudo (il gasdotto non supererebbe la prova e non potrebbe essere messo in funzione, ma allora… perché costruirlo?) bensì nel fatto che se davvero un errore di quella portata avesse superato tutte le verifiche, non si potrebbe escludere che ce ne siano altri e/o che altri non possano essere commessi in futuro: sarebbe inopportuno attendere che fosse l’esplosione di 170 mila mc di GNL a rilevarli! Pertanto, il gruppo Vivi Ravenna Verde chiede a chi di competenza, ed in particolare al Commissario Straordinario Bonaccini e al Sindaco di Ravenna de Pascale (anche Presidente della Provincia), di dissipare ogni dubbio.”