“Lugo come altre città e paesi della Romagna è stata di nuovo colpita dall’alluvione, dal maggio 2023 abbiamo messo al primo posto della nostra azione politica la necessità della messa in sicurezza del territorio, lo abbiamo messo anche nel programma politico presentato alle ultime elezioni, è un punto fondamentale per noi, senza una messa in sicurezza del territorio non c’è futuro per lo stesso.
La rabbia per quello che è successo è forte perché in provincia di Ravenna non si è mai creato un dibattito serio su quello che successe nel maggio 2023, su quello che non ha funzionato, sulle manutenzioni che non si sono svolte, su una gestione dei fiumi scellerata con rimpalli continui tra enti, sulla necessita di riprogettare il territorio per consentire che le future emergenze non ci riportassero di nuovo al punto di partenza.
Tutto questo non c’è stato, anzi si è voluto chiudere ogni discorso sull’alluvione per evitare le critiche, perché non si deve mettere in discussione il potere locale e regionale, bisogna in modo indefesso dare la colpa al caso, la cattiva gestione dei rimborsi da parte del governo ha dato agli amministratori locali del PD il giusto sfogo per distrarre i cittadini: parlare solo e ossessivamente dei mancati rimborsi, ma mai di che fare per il futuro.
Scopriamo a conferma di una Regione in confusione che i soldi necessari per la manutenzione del Lamone proprio a Traversara sono strati usati per altri progetti, dimostrando che il problema non era minimamente all’ordine del giorno. Crediamo però che questo non sia un caso, questa classe dirigente politica tra Regione e la Provincia di Ravenna non può e non vuole avviare una nuova visione e progettazione del territorio, non può perché non ne ha le capacità, non vuole perché troppo legata alle lobby del cemento e del Oil e Gas, siamo la provincia più cementificata d’Italia dopo Roma e abbiamo impianti per metano e gas di ogni tipo in gran parte della provincia.
Se non vogliamo trasformare in deserto, dopo la montagna, anche la pianura: c’è bisogno di riprogettare i territori, de urbanizzare dove è necessario, manutenere i fiumi e fare le casse di espansione, far tornare i servizi dove si sono tagliati, la montagna ci insegna gli errori che abbiamo fatto, allontanando le persone l’abbiamo resa meno presidiata e più pericolosa.
La rabbia per quello che è successo, per come è successo, ci rimarrà addosso per molto tempo, la convertiremo in voglia di pensare e realizzare meglio il nostro territorio, la nostra casa.”
Rifondazione Comunista Villa San Martino