Rischia di bloccarsi la catena del riciclo di plastica, carta e materiali inerti in qualità di aggregati riciclati e vari materiali di scarto provenienti dalle imprese. È il grido d’allarme del consorzio Astra, uno dei leader del settore in Emilia-Romagna con 24 impianti di recupero, stoccaggio e smaltimento. Da inizio anno c’è un problema crescente e ormai critico nella gestione dei rifiuti speciali, ovvero quelli prodotti dalle aziende. I magazzini sono pieni: termovalorizzatori e discariche faticano ad accogliere la quantità di rifiuti speciali non recuperabili.
Tutta l’attenzione dell’opinione pubblica e degli enti è rivolta ai rifiuti urbani, che però riguardano un quinto del totale. Il problema ha diverse facce. Da un lato c’è la riduzione degli impianti di destinazione e l’aumento di rifiuti causato dalla ripresa economica. Dall’altro la Cina e i paesi esteri che prima assorbivano gran parte dei materiali di recupero hanno fermato le importazioni. L’Italia, infatti, esporta un’ enorme parte dei rifiuti trattati. A quel punto il materiale ipoteticamente recuperabile che non può essere collocato sul mercato, non può che finire incenerito o in discarica. Il problema non riguarda solo la plastica, ma anche la carta da macero.
Il prezzo è sceso sotto la soglia di sostenibilità, al punto da non rendere economicamente sostenibili le operazioni di trattamento e trasporto alle cartiere. Anche la crisi edilizia incide, perché ha reso poco conveniente il recupero degli inerti. Non mancano inoltre i problemi tecnici, con una recente sentenza del Consiglio di Stato che ha ulteriormente complicato la materia, centralizzando le competenze autorizzative a livello nazionale e bloccando di fatto il rilascio di autorizzazioni di impianti di recupero rifiuti. “Alle istituzioni chiediamo di farsi carico del problema e prendere in esame azioni di sistema non più rinviabili. Abbiamo già cominciato a sensibilizzare i rappresentanti locali”, spiega il direttore di Astra Servizi Ambientali di Faenza, Boris Pesci. Quali sono le proposte del Consorzio Astra per affrontare l’emergenza? Prima di tutto serve un utilizzo più efficiente e maggiormente relazionato al mercato degli impianti finali presenti in Regione, come termovalorizzatori e discariche.
Va resa certa la possibilità di accesso agli impianti finali (discariche e termovalorizzatori) dei rifiuti speciali che residuano dalle operazioni di recupero degli impianti in ambito regionale. Se necessario vanno introdotti i relativi cambiamenti normativi e regolamentari, sia a livello nazionale che regionale. Occorre poi incentivare la filiera del recupero dei materiali inerti, rendendo obbligatorio l’utilizzo nella realizzazione di opere pubbliche di infrastrutturazione dei materiali provenienti dal recupero.
Sarebbe necessario anche autorizzare i rimodellamenti geomorfologici, per la gestione economicamente sostenibile di inerti e terre di scavo. Il tema decisivo è scomodo, ma non più rinviabile: a oggi sono completamente assenti nuove previsioni di apertura nel territorio regionale di termovalorizzatori e di discariche per rifiuti speciali atti a completare il principio di autosufficienza e di prossimità.