Dall’8 luglio è cominciata la riapertura graduale dei centri diurni per anziani e la ripresa in sicurezza e progressiva delle attività.
“Facciamo un altro cauto passo avanti verso la normalità – dichiarano il sindaco Michele de Pascale e l’assessora ai Servizi sociali Valentina Morigi – rispondendo ad un bisogno del nostro territorio e ripartendo con un servizio importante per la comunità, nell’assoluto rispetto delle misure di sicurezza e prevenzione del contagio. L’emergenza sanitaria ha colpito ferocemente la popolazione anziana, sia dal punto di vista medico, che dal punto di vista sociale. Il diffondersi del virus ha acuito situazioni già delicate e fragili, mettendo le famiglie in una condizione di grandissima difficoltà.
I servizi dei centri diurni in moltissimi casi sono indispensabili; le misure precauzionali e di sicurezza ci mettono nella condizione di dare una risposta più ridotta, dando priorità di accesso alle situazioni di maggiore gravità individuale e fragilità del nucleo familiare, ma siamo fiduciosi di poter dare, passo a passo, una risposta più compiuta a tutte le famiglie”.
L’ordinanza regionale specifica le indicazioni generali per una rimodulazione del servizio in funzione delle misure di prevenzione necessarie e delle specifiche esigenze delle persone anziane e delle loro famiglie, tenendo conto della loro più elevata vulnerabilità al contagio da Covid-19.
Al fine di garantire il distanziamento, la riprogrammazione del servizio deve tenere in considerazione il numero complessivo degli utenti, le dimensioni del centro, l’articolazione degli spazi interni ed esterni, il livello di autonomia degli ospiti e la loro capacità di rispettare i comportamenti per contenere il rischio di contagio.
Tenendo conto di tali condizioni, che possono variare nei diversi servizi, l’Ente gestore definisce in co-progettazione con la committenza pubblica e propone agli utenti/famiglie una rimodulazione delle attività del centro, suddividendo gli utenti in piccoli gruppi stabili (massimo 7 utenti), che frequentano il servizio su turni giornalieri (mattina o pomeriggio) e/o giornate alternate di frequenza su base settimanale, nel rispetto del distanziamento fisico.
Nel caso di centri diurni contigui ad una struttura residenziale dovranno essere assicurati accessi, spazi, attrezzature e personale completamente separati, garantendo la completa divisione dal punto di vista strutturale ed organizzativo. In assenza dei suddetti requisiti non sarà possibile la riapertura del centro diurno.
“A seguito di un confronto sia con gli enti gestori che con l’Ufficio di piano – dichiara Roberta Mazzoni direttrice del distretto Ausl di Ravenna – stiamo lavorando per la realizzazione di progetti che indichino per ogni singolo centro la rimodulazione del servizio.
La nostra priorità è offrire una risposta, seppur per il momento parziale, che possa consentire la ripresa del servizio, con la riformulazione dei singoli piani assistenziali e contestualmente offrire una risposta alle famiglie. Per questo motivo, le assistenti sociali hanno contattato ogni singola famiglia, per valutarne i bisogni, definire una risposta il più possibile adeguata ad ogni caso e dare informazioni sulle indicazioni per il rispetto delle misure di prevenzione e sicurezza.
Ci aspettiamo di aumentare gradualmente l’offerta rispetto alle indicazioni della Regione e all’evoluzione al quadro epidemiologico”.
Al momento i progetti definiti che indicano le modalità di rimodulazione del servizio e che hanno consentito la conseguente apertura del centro riguardano le strutture Garibaldi, Zalambani, Pallavicini-Baronio e Ghinassi a Piangipane.Si è in attesa di ricevere quelli relativi ai centri di Russi e Cervia dell’Asp.
Mentre per la struttura Galla Placidia al momento, in ottemperanza delle indicazioni dell’ordinanza regionale, non è possibile valutare una riapertura, poiché il centro non dispone di un accesso autonomo. Le famiglie degli ospiti che facevano riferimento a tale struttura sono state contattate, con un criterio di priorità secondo la singola criticità, per proporre loro un’alternativa di accoglienza negli altri centri disponibili.