Legambiente (Ravenna e Faenza) e la Rete Rifiuti Zero hanno preso parte ieri pomeriggio all’istruttoria pubblica finalizzata alla presentazione del progetto di ammodernamento dell’inceneritore per rifiuti speciali”F3” di via Baiona, di proprietà di HerAmbiente che prevede un ammodernamento ed efficientamento del funzionamento del forno e dei sistemi di controllo delle emissioni, a cui conseguirà un incremento della portata di rifiuti conferibili da 40 000 t/anno a 50 000 t/anno.
“Veniamo a sapere, nel corso dell’istruttoria – sottolineano gli ambientalisti – che attualmente l’impianto si trova a trattare il 64% dei rifiuti di provenienza extraregionale e solo un 19% di provenienza locale. Pertanto, si tratta di un impianto che solo marginalmente è di pertinenza del polo industriale ravennate, quanto prevalentemente soggetto alle leggi di mercato.”
Le associazioni lamentano come un incremento della portata potrebbe generare un ulteriore conferimento di rifiuti speciali di provenienza esterna alla Regione. Questo anche in vista del fatto, che lo stesso proponente nega ogni possibile incremento della quota di rifiuti urbani trattati, indirizzati al forno.
“Da un lato, abbiamo l’inceneritore urbano IRE la cui chiusura imminente è prevista dal Piano Regionale Rifiuti – continuano gli ambientalisti – e dall’altro il divieto di realizzare nuove discariche. Il tutto in un contesto, quello ravennate, in cui le prestazioni in termini di raccolta differenziata sono le peggiori della Regione. Poniamo in forte discussione la possibilità di inviare, in un futuro prossimo, i nostri rifiuti urbani a Forlì, in quanto l’impianto ravennate, tecnicamente capace di smaltire qualsiasi rifiuto compreso gli urbani, è destinato agli speciali di provenienza esterna. Prima di tutto va assicurato lo smaltimento dei propri rifiuti.”
Le associazioni rimarcano come sia assolutamente necessario avviare politiche sul territorio ravennate per incrementare la quota di RD, in linea con le disposizioni regionali, così da limitare ogni possibile impatto negativo nei confronti delle località limitrofe. Scelte politiche che devono essere fortemente indirizzate ad una modificazione operativa da parte del gestore ed a stimolare un vero dibattito pubblico, motore anche di un cambiamento culturale.
“Sempre nel merito del revamping – concludono gli ambientalisti – non sono state fornite puntuali e chiare informazioni rispetto ad un possibile incremento assoluto delle emissioni, in particolare di composti organici volatili. Pur considerando interessanti e utili le integrazioni richieste da ARPAE, riteniamo che anche le eventuali forme di compensazione richieste, non siano sufficienti alla necessità di diminuire l’impatto ambientale dell’ammodernamento dell’impianto, se non si riducono le quantità massime di rifiuti conferiti. Riteniamo pertanto che l’approvazione della Regione al progetto di revamping debba essere subordinata al mantenimento dell’attuale portata massima dell’impianto di 40 000 ton/anno.”