“Da Roma, da Bologna e da Ravenna, ossia dai luoghi in cui sono insediate le forze di amministrazione e governo, locale e nazionale, si diffondono incessantemente i richiami all’ordine. Poco cambia che si dica di centrodestra o di centrosinistra chi ha occupato le istituzioni: la repressione di qualunque espressione democratica non conforme al loro pensiero, che vorrebbero unico (ed in realtà è identico), è eseguita allo stesso modo. Il segnale deve arrivare forte e chiaro nell’intento di provocare un’autocensura nell’opposizione. Cercano di portare i movimenti di opposizione alla rinuncia preventiva, a chinare il capo, alla rassegnazione. Con ogni mezzo. Ravenna in questo è di esempio.
Abbiamo letto qualche giorno fa di indagati per “l’oltraggio a un corpo politico e la minaccia” in relazione ad una scritta sul pannello di un cantiere per contestare l’uscita mediatica della Meloni con gli stivali messa a confronto con chi gli stivali e i badili li stava usando davvero ma per liberare dal fango. E adesso un’altra indagine, questa volta per “manifestazione non autorizzata” nei confronti di chi spalava il fango e ha contestato il Prefetto e i Sindaci che glielo volevano impedire. Ma prima dell’alluvione c’era già stata l’indagine per “minaccia a corpo giudiziario” per un’altra scritta, questa volta un volantino affisso a un muro, che si opponeva al trattamento anticostituzionale applicato al prigioniero anarchico Alfredo Cospito. Cos’avevano in comune volantini, scritte e manifestazioni? Il fatto di aver avuto l’ardire di mettere i piedi, presumibilmente sporchi, nel “salotto buono” cittadino: il centro storico. Dove nessuno può organizzare un bel niente per non turbare la sacralità di passeggio e aperitivo. Ne sa qualcosa anche il coordinamento della Campagna Per il Clima – Fuori dal Fossile che, subito prima della partenza del corteo della manifestazione nazionale che il 6 maggio scorso doveva attraversare il centro cittadino, se lo è visto stravolgere con tanto di “cacciata” da Piazza del Popolo. Perché? «Perché il percorso che era stato già concordato avrebbe creato disagio alla cittadinanza»: parola del Comitato provinciale di Ravenna per l’ordine e la sicurezza pubblica! «Perché ci è negata piazza del Popolo, il luogo e lo spazio di tutte e di tutti, sede di Comune e Prefettura, le 2 istituzioni più importanti della città? Perché tanta preoccupazione e tanta necessità di contenere un corteo ecologista e pacifista? Di chi sono gli spazi e i luoghi pubblici della città?» hanno domandato gli organizzatori. Nessuna risposta diretta ma le risposte indirette continuano ad arrivare forti e chiare.
Abbiamo detto che in centro nessuno può organizzare un bel niente ma non è del tutto vero. La regola non vale per i sindaci quando organizzano in Piazza del Popolo il raduno dei sostenitori delle trivelle o le conclusioni della loro campagna elettorale. Ma non si applicano neanche alle forze di centrodestra per le loro, di conclusioni, della campagna elettorale. Per quanto ci riguarda, per noi che sicuramente non siamo in combutta né col centrodestra né col centrosinistra, ricordiamo bene che, dopo il tentativo di cacciarci da una piazza dell’Unità d’Italia dove dovevamo concludere la nostra, di campagna elettorale, nella stessa piazza venimmo letteralmente “murate e murati”.
Il centro cittadino non è l’unico luogo dove la repressione va in scena. Può accadere nei pressi della Stazione come vicino al Cimitero o sul recinto di una scuola. Ma soprattutto in centro la regola non ammette eccezioni. Ravenna in Comune manifesta solidarietà nei confronti di tutte le persone che si ritrovano indagate per reato di opinione o di manifestazione del pensiero in quella che vorrebbe essere una città democratica e in cui la medaglia d’oro ottenuta per la Resistenza dovrebbe conservare ancora valore. Ricordiamo a questo proposito che la “libera manifestazione del pensiero fascista”, invece, in questa città è valore istituzionalmente riconosciuto. In tanti anni in cui sono state vergate scritte fasciste, simboli nazisti in pieno centro persino su monumenti in memoria dei partigiani caduti, gli unici ad essere stati indagati sono stati coloro che, sostituendosi al Comune che nulla faceva, hanno ricoperto le svastiche con un cuore! E lo stesso è accaduto per le cicliche celebrazioni del capo del partito fascista italiano: sono stati indagati quanti protestavano contro la manifestazione a carattere fascista e non hanno avuto nemmeno una censura i neo-fascisti. Ci dobbiamo correggere, perché recentemente una giudice di pace ha confermato la correttezza di una sanzione irrogata nei confronti di uno degli inneggianti al defunto capo fascista. Si tratta di una sanzione amministrativa del valore di 250 euro per violazione dei regolamenti cimiteriali. Il confronto con le indagini penali che riguardano chi pratica i valori antifascisti fa male alla memoria di chi proprio per difendere quei valori ha sacrificato la vita.
Ravenna in Comune ritiene che la libera espressione del pensiero, quando svolta in conformità alla Costituzione, non possa mai essere arrestata dall’invito a zittirsi e mettersi a cuccia.”