“Ieri a Ravenna è morto un lavoratore mentre lavorava. Un lavoro appaltato da una ditta ad un’altra che a sua volta l’aveva girato ad un’altra ancora. Il lavoratore deceduto, un 60enne, sarebbe stato impegnato in un cantiere edile allestito in un piazzale del petrolchimico dove sono in fase di costruzione nuovi edifici. Parrebbe sia stato investito da una pala meccanica condotta da altro lavoratore impegnato nello stesso ambiente di lavoro. Proprio il giorno prima il dirigente della Medicina del Lavoro dell’Ausl a Ravenna era stato intervistato da un periodico locale. Gianpiero Mancini è un professionista con 30 anni di esperienza alla spalle e non ha dubbi: «Il mancato coordinamento tra ditte diverse collegate fra loro nello stesso luogo di lavoro è uno dei fattori che più mi preoccupa per il rispetto delle disposizioni preventive per la sicurezza. Uno scenario accentuato nelle catene di appalti e subappalti».

Come Ravenna in Comune lo abbiamo detto più volte: «Cambiano le cause intermedie ma a provocare morti e feriti su lavoro è sempre l’aspirazione ad un profitto senza vincoli. Che si tratti di comprimere le manutenzioni o le misure di sicurezza o il rispetto dei contratti e delle leggi, alla fine è sempre l’aspirazione alla massimizzazione degli utili senza riguardo alla salute di chi lavora la causa prima dei cosiddetti “incidenti”. Fino a che i percettori degli utili, i padroni insomma invece delle figure intermedie appositamente messe a fare da filtro, non subiranno le conseguenze di una carcerazione, la voce “profitto” sui bilanci avrà sempre più peso dei costi imposti dalla “sicurezza”».

L’altro fattore che può fare la differenza, assieme al fatto di riuscire a mettere in cella i padroni e poi lasciarveli fino all’ultimo giorno in forza di una condanna, sono i controlli preventivi. Solo una costante ed intensa attività di prevenzione e di sanzione delle violazioni riscontrate può controbilanciare l’avidità senza freni dei padroni. Il 29 luglio 2022, in presenza del Sindaco, il Prefetto all’atto della sottoscrizione del patto per la prevenzione degli infortuni, la salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro e la legalità, da ben 42 fra enti e organizzazioni, aveva assicurato che si sarebbe proceduto ad una intensificazione dei controlli e a rivitalizzare quell’Osservatorio che Ravenna in Comune si era conquistato il 18 giugno 2019 in un Consiglio Comunale senza voti contrari. I patti e i protocolli da soli, se non vengono attuati, non servono a niente. Anche questo lo abbiamo detto molte volte.

A Ravenna l’Osservatorio non risulta funzionare, i controlli preventivi si fanno solo nel limite del possibile da parte di servizi ispettivi perennemente sotto organico e raramente viene condannato qualcuno per la morte di un lavoratore. Mai un padrone, raramente un dirigente, qualche volta un collega dell’ucciso. Si risparmino le Istituzioni di commentare con parole accorate questa ennesima inaccettabile perdita perché la loro credibilità è a zero.”