“Avevamo chiesto, come Ravenna in Comune, che venisse esposta sui palazzi comunali la bandiera della pace. Prima ancora che iniziasse il Consiglio Comunale per decisione della Giunta de Pascale è stata esposta anche la bandiera di Israele. Non certo per preveggenza, ma perché avevamo letto di richieste proprio relative alla bandiera di Israele, avevamo già scritto: «Ravenna in Comune, se fosse stata in Consiglio, si sarebbe opposta a tale richiesta, non per una questione ideologica ma per una ragione che rimanda alla contrapposizione tra buoni e cattivi, tra noi e loro etc. Benzina sul fuoco che alimenta la spirale della guerra e dello scontro, della sopraffazione. Noi ci schieriamo e lo facciamo dalla parte di chi subisce la guerra, delle popolazioni civili che muoiono sotto le bombe dal costo astronomico. Facciamo sì che a Ravenna si alzi una voce una voce che parli di pace!».
La decisione, non già del Consiglio (che non ha potuto esprimersi), ma del Sindaco ha scelto di privilegiare uno Stato che si presenta come una democrazia ma che in realtà è un regime in cui imperversano apartheid e violazioni della sua stessa costituzione, come dimostrano le manifestazioni che, sino allo scoppio del conflitto, affollavano le sue piazze contro il Governo Netanyahu. La decisione del Sindaco dimentica che a pagare il prezzo del conflitto non sono i governanti ma sono le popolazioni, ora anche quella israeliana certo, ma prima, da 75 anni, oltre che ora, soprattutto quella palestinese. Dimentica che le vessazioni e le oppressioni subite dal popolo palestinese sono i semi piantati in un terreno che, alla fine, ha portato a maturazione il raccolto di questi giorni.
«Il disastro che ha colpito Israele a Simchat Torah è responsabilità di un governo israeliano la cui politica è lannessione e lespropriazione che ignora palesemente lesistenza e i diritti dei palestinesi». A scriverlo non è stata Hamas ma Haaretz, uno dei più importanti quotidiani israeliani. E più o meno lo stesso concetto si legge nel comunicato con cui la Casa delle Donne di Ravenna ha denunciato linaccettabilità della bandiera israeliana che sventola da Palazzo Merlato. Questa posizione ha portato qualcuno ad usare il termine di fasciste (sentenziando che «fascista è il modo che hanno di porsi, ritenendo di poter stabilire quali bandiere la casa di tutti i cittadini, rappresentata da consiglieri eletti dal popolo, possa o non possa esporre»). La Casa delle Donne ha espresso un punto di vista che, come Ravenna in Comune, condividiamo interamente: «si dimostra di essere capaci di ragionare solo secondo la logica binaria aggredito/aggressore, civiltà/barbarie, amico/nemico. La logica su cui si fonda e si alimenta la guerra invece di impegnarsi a costruire ponti di pace. È inaccettabile perché lunica cosa da fare è desiderare la pace e cercare con ostinazione una soluzione che non sia quella della forza alla questione israelo-palestinese». Il fascismo lo si trova nella proposta di un ragionamento di pace o, piuttosto, dove si nega il diritto di esprimere un pensiero diverso da quello guerrafondaio? E stendiamo un velo pietoso sulla confusione che alberga in chi affolla lo stesso comunicato di termini come fascismo e bolscevismo quasi a dimenticare che si tratta di concetti tra loro opposti.
La Casa delle Donne ha lanciato la seguente proposta: Venerdì 13 ottobre alle ore 17,30 troviamoci in Piazza del Popolo per la pace. Come Ravenna in Comune condividiamo l’invito e, a nostra volta, invitiamo alla partecipazione. Coerentemente con quanto da tempo detto: sosterremo ogni iniziativa di pace che cerchi di far tacere le armi e non chiami invece pace le azioni che alimentano i conflitti. In ogni caso giunga alla Casa delle Donne la nostra completa solidarietà per le offese vergognose che le sono state rivolte.”