“Riecco a Ravenna e in Romagna (e Bologna) le misure emergenziali per il previsto superamento dei valori massimi di PM10 nell’aria che respiriamo ogni giorno. Nel resto della regione, d’altra parte, non è che le cose vadano meglio: le misure erano già in vigore da giovedì scorso. I dati aggiornati a domenica davano già 12 giornate di sforamento dall’inizio dell’anno rilevate dalla centralina urbana di via Zalamella. In pratica ci siamo già “mangiati” più di un terzo degli sforamenti “consentiti” in tutto un anno (35). Per la cronaca, nel 2022 abbiamo forato il limite raggiungendo i 37 superamenti, in peggioramento rispetto all’anno precedente. Nella centralina del porto ogni tre giorni quest’anno ce n’è uno in cui i PM10 sono eccessivi per la salute (il limite è di 50 µg/m3). Lo scorso anno gli sforamenti in quella zona sono stati 59! Senza contare le polveri ultrasottili, cioè il PM2,5 in cui la soglia massima si abbassa a 25 µg/m3. Per questa tipologia di polveri particolarmente insidiosa, in zona porto i superamenti si susseguono e in quella di Via Zalamella non si registrano superamenti semplicemente perché non è tarata per farlo! Se fossero già entrate in vigore le misure previste dalla Unione Europea dal 1° gennaio 2030 le cose, ovviamente, andrebbero anche peggio, in quanto per garantire la salute si abbasseranno i valori limite.
Dall’ultimo rapporto rilasciato da Legambiente la situazione di Ravenna risulta particolarmente irriducibile ai miglioramenti. Fra tutti i capoluoghi regionali è l’unica a non aver registrato variazioni significative nella media annuale relativa al PM10 in tutto il decennio 2011-2021. Il prezzo che paghiamo è particolarmente alto a livello di salute. Le malattie respiratorie sono in aumento ed i tumori correlati a trachea, bronchi e polmoni pure. Nell’ultimo anno riportato dall’ISTAT, il 2019, sono state 284 le morti per questa causa a Ravenna contro 260 nel 2016. Sempre nel 2019, quando di Covid proprio non si parlava, sono state 536 le morti dovute a malattie del sistema respiratorio (di cui solo 15 correlate ad influenza). Erano state 413 in tutto nel 2016.
La cosa peggiore, però, è che tutto ciò non fa notizia. Come già rilevato, «non ci si bada più: l’eccezione è diventata regola per cui nessuno si stupisce più quando gli dicono che sta respirando qualcosa di cancerogeno». Come Ravenna in Comune non rinunciamo invece a sottolineare che «le polveri sottili, per chi fa finta di non saperlo, sono strettamente vincolate alle energie fossili: per questo le misure emergenziali adottate quando ARPAE suona l’allarme incidono sulla mobilità e sul riscaldamento. Fino a che non rinunceremo ad ottenere energia bruciando combustibili fossili continueremo a dover fare i conti anche con i problemi alla salute. Oltre ai problemi causati dal cambiamento climatico, naturalmente». Se a Ravenna non si registrano variazioni da dieci anni a questa parte non può chiamarsi fuori dalla responsabilità né il partito che per tutto questo tempo l’ha amministrata, cioè il PD, né chi nello stesso periodo ha rivestito prima la carica di segretario provinciale di quel partito e poi di sindaco e presidente della provincia.”