“Salute, trasporti e istruzione. Sono tra i primi servizi eminentemente pubblici che la cittadinanza si aspetterebbe di avere da un’Amministrazione Pubblica locale funzionante. Invece, purtroppo, da troppi anni il PD ha fatto di Ravenna e della Regione il laboratorio per sperimentare il suo credo liberista che si traduce, in buona sostanza, nello slogan: solo il privato è bello! Per quanto riguarda la sanità, il direttore generale di quel kombinat chiamato Ausl Romagna, ha dovuto confessare che i dati più recenti (aggiornati al 31 gennaio scorso) registravano una coda di 30.000 interventi chirurgici ancora da effettuare, un terzo dei quali era in attesa da ben più del tempo che la stessa Regione considera un ritardo “fisiologico”. Un migliaio gli interventi considerati di massima priorità ancora non eseguiti benché in ritardo “patologico” (più di 30 giorni). Sul fronte dei trasporti, a sua volta, a metà gennaio, Start Romagna, che gestisce il servizio autobus anche a Ravenna, doveva ammettere di aver complessivamente cancellato in una sola giornata (il 15 gennaio) 554 corse su 55 linee.
Il colpevole era già bello e pronto: il covid-19. In realtà, la mancanza di personale è ben precedente allo scoppio della pandemia. Dipende da scelte ben precise del passato che si sono puntualmente riverberate sul presente, aggravate anche dalla crisi pandemica, certo. La linea però non è cambiata e produrrà danni anche per il futuro. Mica è vero che si sono capiti gli errori e che si investe di più sui servizi pubblici. Gli autisti continuano a mancare e così il personale sanitario. Si continua a cercare di ridurre i costi. Lo stesso Sindaco di Ravenna, invece di spingere per concentrare le risorse sui pubblici servizi, si fa paladino del privato. “L’uscita dalla pandemia deve vedere una crescita significativa degli investimenti nell’ambito socio sanitario, ovviamente principalmente nella sanità pubblica, fronte sul quale siamo attualmente molto impegnati come Amministrazione, quanto nella sanità privata convenzionata, alla quale non possiamo che guardare con attenzione e in maniera costruttiva per integrare l’offerta di servizi nel nostro territorio”, ha messo in chiaro de Pascale.
E poi c’è la crisi dell’istruzione pubblica. A parole si investe, nei fatti si disinveste. Da anni il Comune cerca di risparmiare sui costi del proprio personale. L’ultimo colpo lo ha dato con l’esternalizzazione dei servizi di un’altra scuola per per l’infanzia comunale: la Mani Fiorite di via Caorle. «Se è solo una questione economica, di mero risparmio e non di visione complessiva dei servizi educativi 0 – 6 di questa città, allora chiediamo di mettere in questa discussione anche i fondi destinati alle scuole private paritarie, alle quali l’amministrazione elargisce cospicui finanziamenti pubblici» ribatte il Sindacato. Anche qui il privato, dunque.
Nei servizi pubblici il privato è il problema, non la soluzione. Ravenna in Comune lo dice fin dalla propria costituzione come soggetto politico. Ne ha fatto uno dei capisaldi dei propri programmi per un rinnovamento dell’amministrazione cittadina. Non si può scaricare ogni responsabilità sul Covid-19 quando non si cambia il modello liberista che sta a monte del problema. Ad inizio pandemia de Pascale chiedeva alle forze politiche di non strumentalizzare il Covid. Ci sembra piuttosto che sia stato il centrosinistra a strumentalizzarlo e continui a farlo per distogliere l’attenzione dal continuo depotenziamento dei servizi pubblici che attua a favore del privato. Lo ripetiamo: il privato (e il PD) è il problema, non la soluzione!”