“Come sappiamo è in corso la VIA – Valutazione di Impatto Ambientale relativa al progetto AGNES ossia del progetto di realizzare davanti alle nostre coste un parco eolico e uno solare. Non si tratta di un progetto pericoloso, nel senso che siano possibili rischi di incidenti di tipo Seveso, quello di AGNES, per cui la relativa procedura di accertamento RIR non è stata attivata. Sia l’impatto ambientale che quello di rischio sono invece componenti importantissime del progetto di rigassificazione pure da realizzare davanti alle coste di Ravenna. La differenza è che il progetto SNAM ha potuto saltare entrambi i procedimenti, come se fossero degli inutili elementi di ritardo burocratico. Un progetto come quello di SNAM dove il via vai di metaniere alla nave rigassificatrice è un fattore moltiplicatore di quello che Piero Angela paragonava ad uno scenario da incubo: “Quello della metaniera, che si spezza vicino alla costa, viene definito il peggior scenario energetico possibile. Cioè l’incidente più catastrofico immaginabile fra tutte le fonti energetiche” diceva. Eppure le direttive europee in materia sono state saltate a piè pari per “far prima”: in 120 giorni dalla presentazione della domanda il rigassificatore è stato autorizzato da un commissario, appositamente nominato da Draghi e confermato da Meloni per la sua dedizione alla causa, il “governatore” Bonaccini. Il progetto AGNES invece, iniziato anni prima, sta ancora facendo tutti i passaggi ordinariamente previsti dalla normativa. Confrontando le procedure amministrative a cui sono chiamati i due progetti, titolava un quotidiano lo scorso mese di settembre: “Quattro mesi per il rigassificatore, quattro anni per l’energia pulita”. In realtà la durata complessiva del lavoro occorrente per portare a conclusione la procedura AGNES sarà anche superiore.
Ravenna in Comune non è contraria alla procedura di VIA per l’eolico in mare. È corretto evitare inutili duplicazioni o dilazioni temporali ma non certo l’accertamento dell’impatto ambientale che possono causare le 75 pale da posizionare a oltre 12 miglia in Adriatico, a comporre due campi eolici: “Romagna 1” e “Romagna 2”, l’uno a nord del porto di Ravenna, l’altro a sud ad estendersi sino a Bellaria-Torre Pedrera. E, questo è il bello, nemmeno il CEO di AGNES, Alberto Bernabini, cerca o ha mai provato a schivare la procedura di VIA a differenza di SNAM. Di altri aspetti che differenziano i due progetti, come quello dei finanziamenti pubblici tutti o quasi rivolti alle energie fossili, abbiamo già detto e non ci torniamo sopra.
Oggi vogliamo mettere in luce un altro aspetto che concerne il progetto dedicato alle energie rinnovabili: quello del confronto con le comunità. Come ben sappiamo si tratta di uno dei punti più carenti di quello che è stato il velocissimo iter del progetto di SNAM. Nonostante l’impatto sul territorio e la crescente opposizione è mancato del tutto un confronto autentico con il territorio. L’unica occasione, mancata, c’è stata nella sola serata della presentazione del progetto nella sala di Largo Firenze. Non si può però parlare di confronto quanto piuttosto di una sfilata di notabili a ripetere quanto è “bravo buono e bello” il rigassificatore. E una claque pronta a fischiare i pochissimi interventi non allineati. Nonostante non si sia ancora vicini alla conclusione, anzi, proprio per questo, il progetto AGNES incentrato sulle rinnovabili sta confrontandosi utilmente con la comunità. Non un confronto edulcorato, bensì autentico, finalizzato a fare emergere i problemi, discuterli e ragionare sulle possibili modalità per un loro superamento.
Un esempio si è avuto lo scorso 7 aprile quando il CEO di AGNES ha incontrato i pescatori dell’Emilia-Romagna, nella sala conferenze del Centro ricerche Marine di Cesenatico. I giornali lo hanno definito un “confronto a tratti duro e spigoloso” e proprio per questo autentico. Con problemi reali legati agli ostacoli che palificazioni e cavi, oltreché limiti di avvicinamento, possono rappresentare per la pesca. La discussione è andata avanti, sono state avanzate proposte, si è costruito un percorso per la loro attuazione. Nulla di tutto questo si è avuto quando sono state segnalate le problematiche che pure interessano la pesca in relazione al rigassificatore. Niente che elimini le criticità legate all’emissione di acqua gelida da parte dell’impianto, del cloro e delle schiume risultanti e della distanza da tenere rispetto all’installazione.
Come Ravenna in Comune sosteniamo da tempo, da sempre verrebbe da dire, che il coinvolgimento reale del territorio è l’unico modo per attuare una progettazione che sia effettivamente democratica. L’imposizione di progetti sulla testa delle comunità non è accettabile se non in un regime autoritario. In questo senso costituiscono altrettanti esempi di incompatibilità democratica con i territori sia i rigassificatori di Piombino, Ravenna e gli altri in progetto, che la TAV valsusina, il TAP di Melendugno, il passante di Bologna… e si potrebbe continuare, purtroppo. Qualcuno ha parlato di “sistema Piombino” riferito al modello adottato nella città toscana per superare le opposizioni alla realizzazione dichiarando una presunta emergenza nazionale. Disgraziatamente non si tratta di un metodo nuovo. Che il progetto di eolico in mare a Ravenna ricerchi il dialogo è un bel segnale nella giusta direzione: l’unica compatibile con la nostra democrazia.”