“Questa sera, 27 novembre, proviamo a rispondere ad un interrogativo in materia di sanità grande come una casa. Anzi, di più, come un’isola, caraibica per di più. L’interrogativo è questo:
C’è qualcosa che non funziona nella sanità che sperimentiamo quando ne abbiamo bisogno o siamo del tutto soddisfatte/i del servizio oppure, ancora, siamo rassegnate/i facendo il confronto con situazioni ancora peggiori? Non stiamo qui parlando delle persone singole che ci lavorano, spesso al limite della resistenza, spesso per prime insoddisfatte. Parliamo del sistema in sé. Quello che se ci viene prescritta una visita il primo appuntamento ce lo dà troppo distante nel tempo. Quello che se occorrere ricorrere alla chirurgia ci restituisce una sconfortante lista di attesa. Quello che, se il medico di base a cui ci siamo rivolti per un’emergenza ci indica il pronto soccorso come soluzione, ci spaventa per le condizioni che vi troveremo.
Eppure quella emiliano-romagnola era considerata una sanità di eccellenza, sia per l’Italia ma anche per il mondo. E Ravenna, in Regione, in alcuni ambiti del pianeta salute, primeggiava. Ora, dei 130 ospedali italiani che figurano nella classifica mondiale stilata annualmente da Nesweek il Santa Maria delle Croci di Ravenna è in fondo alla graduatoria, al 90esimo posto. Forlì è al 48esimo posto, Rimini è al 67esimo e Cesena al 79esimo. Tutta l’auslona Romagna è considerata scadente dunque, ma Ravenna più degli altri ospedali.
Tra l’eccellenza perduta e la decadenza attuale ci sta in mezzo il ricorso al privato in tutte le salse possibili: da quello convenzionato con il SSN e pagato sottraendo le risorse al SSN, a quello convenzionato con le assicurazioni infilate nei vari contratti lavorativi pagato con le rinunce ad una retribuzione decente, a quello a cui si è costretti per disperazione per mancanza di alternative pagato tutto di tasca propria con risparmi se ci sono o con rinunce o con debiti. Naturalmente, poi, a causa di ciò c’è un numero crescente di cittadine e cittadini che dirada o smette proprio le cure perché non ha soldi per pagarle. C’è un altro modello di sanità a cui guardare o quello privatizzato è l’unico possibile come ci hanno raccontato nella campagna elettorale appena finita sia il centrodestra di Ugolini che il centrosinistra di de Pascale?
Assieme all’Associazione di Amicizia Italia Cuba – Circolo ravennate “Vilma Espin Guillois” mettiamo a confronto la sanità italiana con quella cubana. Ravenna in Comune invita la cittadinanza a partecipare all’incontro “Dialogo tra due sanità” che si terrà questa sera, Mercoledì 27 novembre 2024, presso la sala Ragazzini di Largo Firenze (dietro la Chiesa San Francesco), alle ore 20.30. A Cuba, nel 1959, al momento della fuga del dittatore Fulgencio Batista, vi erano in tutto 3.000 medici e 16 professori di medicina. Dopo la rivoluzione quello alla salute è diventato un diritto sociale inalienabile e tutti i servizi vengono finanziati tramite risorse pubbliche. Lo scorso anno il servizio sanitario cubano è arrivato a garantire le prestazioni di un medico ogni 157 abitanti con una spesa annua per la sanità pari all’8,0% del Prodotto Interno Lordo nazionale. In Italia il rapporto è quello di un medico ogni 410 persone e la spesa annua per la sanità nel 2023 è stata pari al 6,2% del Pil. Un caso esemplare è quello della sanità calabrese, commissariata da 14 anni, che cerca di andare avanti grazie ai servizi forniti dai medici cubani arrivati in regione sulla base di un accordo con la repubblica caraibica. Quando l’autonomia differenziata verrà applicata le cose peggioreranno ulteriormente. Nel frattempo il servizio sanitario cubano è divenuto un’eccellenza mondiale nonostante il bloqueo (l’embargo dichiarato unilateralmente dagli Stati Uniti il giorno dopo la Rivoluzione, a cui il mondo occidentale continua a sottomettersi) impedisca l’arrivo a Cuba dall’estero di tutto ciò che è indispensabile al funzionamento del sistema sanitario (e non solo, naturalmente).
Di questo e di altri pezzi che vanno a comporre il puzzle della sanità cubana e di quella italiana ci parleranno:
la dott.ssa DAMARYS ALVAREZ ZAPADA (coordinatrice brigata dei medici cubani a Cosenza, specialista in Medicina di famiglia e gestione amministrativa sanitaria) e il dott.re GIANLUIGI TRIANNI (ex Direttore Sanitario (Careggi Firenze) e Generale (ASL Lecce). Comitato “NO Ad” e “medicina Democratica”).
Introduce il dibattito Alessandro Bongarzone (circolo PRC e Labor-UP). Interverranno nel dibattito Pino Scarpelli (Segreteria Ass. Amicizia Italia Cuba) e Rodolfo Dal Pane (Responsabile progetti Italia Cuba Emilia-Romagna). Coordineranno l’incontro Giuliana Liverani (Segretaria Ass. Amicizia Italia Cuba circolo ravennate) e Paolo Secci (Ravenna in Comune).
L’organizzazione è a cura dell’Associazione di Amicizia Italia Cuba – Circolo ravennate “Vilma Espin Guillois”, con la collaborazione di Ravenna in Comune, Labor-UP Ravenna e Circolo PRC-SE “Un altro mondo è possibile”.”