“Ieri tutta la costa ravennate ha lottato contro la forza del mare e ha perso. Tutte le località del nostro comune che si affacciano sull’Adriatico, da Casalborsetti a Lido di Savio, hanno subito danni perché il mare ha invaso le strade, le piazze, le valli e le pinete, le case, i negozi, gli stabilimenti balneari. Le dighe, le opere di protezione, le dune artificiali sono state superate dalle acque che sono risalite fin dentro la darsena della città, a due passi dal centro storico, mettendo ko le zone attorno al canale Lama. Senza bisogno di ricorrere alla modellistica dei computer abbiamo sperimentato in una sola giornata cosa significhi quando si parla di innalzamento del livello del mare di circa un metro e mezzo. Ossia del valore di crescita prodotto dall’innalzamento delle temperature atteso in Adriatico nei prossimi 50/60 anni. Ieri, infatti, il mareografo Ispra di Porto Corsini, alle 8.30, ha registrato un valore di 1 metro e 38 centimetri di innalzamento.
Quello di ieri è stato il risultato dello storm surge, la coesistenza di bassa pressione, onde e vento, che in particolari condizioni determina un aumento del livello del mare, ma ha reso comunque l’idea. Anche perché, da noi, a Ravenna, la crescita del mare rispetto alla costa sarà accelerata nel tempo dall’abbassamento dovuto alla subsidenza. Tutta la costa e l’interno ne risente con alcune accentuazioni dove si preleva il gas metano. Così, ad esempio, Lido Adriano e Lido di Dante subiscono particolarmente le conseguenze delle estrazioni dell’Angela Angelina.
Ieri il Sindaco raccomandava di «non recarsi nelle frazioni costiere e di non accedere ai tratti di strada prospicienti il litorale, agli scantinati e ai box interrati» rassicurando che comunque lui era «andato personalmente nelle zone con le maggiori criticità per monitorare la situazione». Il Presidente della Regione, a sua volta, si è rammaricato perché «purtroppo siamo di fronte a un’alta marea mai raggiunta da quando esiste il sistema di misurazione, associata ad onde particolarmente elevate». Si tratta degli stessi due soggetti che promuovono un aumento delle estrazioni di gas metano davanti alle nostre coste, che giubilano per l’installazione di un rigassificatore davanti alle nostre coste, che inneggiano al greenwashing di un deposito di CO2 davanti alle nostre coste per continuare a produrre e consumare gas metano. È il gas metano il principale imputato (non l’unico, certo, ma il maggiore sì, eccome!) dell’aumento delle temperature che producono l’aumento degli eventi estremi, dalle mareggiate alle piogge eccezionali (e dalle siccità allo scioglimento dei ghiacciai, naturalmente) ma ai vertici di Comune, Provincia e Regione non importa niente. Monitorano la situazione, dicono, e tanto gli basta.
Secondo l’Enea, continuando così, la sorte di Ravenna è segnata: l’aumento di un metro e mezzo del mare provocherà la sparizione di vaste aree del nostro Comune. Tutte le zone costiere e lo stesso capoluogo ne subiranno le conseguenze. In un’intervista di qualche tempo fa ce lo ricordava il meteorologo Luca Mercalli: «A Ravenna a furia di supportare l’industria del petrolio siete una delle città che rischia di più con l’innalzamento del livello del mare. Il prezzo che pagano i figli dei lavoratori, o anche gli stessi lavoratori, è superiore a quello economico. Non ne sarà valsa la pena». Come Ravenna in Comune abbiamo già detto molte volte che le conseguenze della dipendenza da ENI e dalla lobby delle estrazioni saranno pesanti. A de Pascale e Bonaccini importa poco, ma ai ravennati la sveglia di ieri dovrebbe essere servita a capire che gli interessi dell’industria del fossile sono opposti a quelli della cittadinanza.”