Un po’ come accaduto a Faenza, ma con maggiore intervallo temporale, anche nel Comune di Ravenna ci ritroviamo alle prese con susseguenti piaghe apocalittiche: prima l’acqua e poi il fuoco. Nella giornata di mercoledì è iniziato un incendio in una discarica provvisoria collocata a Mezzano già sotto i riflettori per i problemi che stava dando. Si tratta di un’area di un ettaro e mezzo dove i rifiuti derivanti dalla liberazione dei territori alluvionati vengono depositati in attesa di essere avviati allo smaltimento definitivo o indirizzati al canale del riciclo. È una delle quattro che Hera ha impiantato in provincia (ce ne sono altre due nel faentino ed un’altra a San Pancrazio) e l’unica presente nel Comune di Ravenna. Sono aree che presentano criticità: già il 9 giugno a San Pancrazio si era sviluppato un altro incendio, più piccolo.
Quella di Mezzano di problemi ne aveva già tanti. La lista de La Pigna già la settimana scorsa aveva segnalato i possibili rischi di incendio ma anche quelli sanitari. A posteriori si è confermato che l’allarme lanciato ed indirizzato al Sindaco era assolutamente corretto anche se, come d’abitudine, de Pascale non ha dato segni di interesse fino a quando non vi è stato costretto dal grande incendio. Così, dopo aver detto mercoledì «agli abitanti di Mezzano ad est e a ovest della via Reale (Glorie compresa), Borgo Masotti, Torri, Savarna, Grattacoppa e Conventello di tenere chiuse le finestre, di non uscire di casa se non strettamente necessario e in ogni caso di prestare la massima attenzione», giovedì ha poi esteso l’allerta alla «popolazione di tutto il territorio comunale quando il vento spira verso le abitazioni e di conseguenza si avverte odore di fumo».
Hera ha individuato il deposito in base a quanto consentitole da apposita ordinanza emanata da Bonaccini lo scorso 18 maggio (articolo 17 dell’ordinanza n.66: disposizione in merito alla gestione dei rifiuti; alluvione maggio 2023) che ha “trasformato” (articolo 1) in rifiuti urbani un po’ di tutto purché proveniente dai territori alluvionati tranne i rifiuti speciali delle attività produttive: «I rifiuti derivanti dagli eventi alluvionali, provenienti da edifici pubblici e privati, compresi anche i fanghi, i rifiuti liquidi di cui all’articolo 110, comma 3, lettere a), b) e c) del Decreto Legislativo n. 152/2006, nonché dallo spazzamento delle strade, dalla pulizia degli argini, delle griglie, delle fosse settiche, ovvero portati dai corsi d’acqua in piena ovvero giacenti sulle spiagge, sono classificati come rifiuti urbani».
Si tratta di un rogo che andrà avanti per giorni. Sono dovuti intervenire mezzi e personale dei Vigili del Fuoco da tutta la Regione che stanno agendo nell’unico modo possibile, ossia coniugando le operazioni di spegnimento all’eliminazione dei rifiuti depositati che altrimenti continuano ad alimentare l’incendio. Come noto tra i rischi negli incendi prodotti in maniera incontrollata vi è la produzione di inquinanti altamente tossici come le diossine e gli idrocarburi policiclici aromatici. In considerazione dell’enorme rischio rappresentato dalla loro inalazione e del fatto che si tratta di sostanze inodori, pare abbastanza assurdo affidare da parte del Sindaco alla sola sensibilità olfattiva della cittadinanza («odore di fumo») l’adozione o meno di provvedimenti ad indispensabile tutela della salute. Ravenna in Comune chiede al Sindaco di Ravenna:
- Che siano fornite con immediatezza informazioni sull’esito delle indagini per accertare la presenza di diossine ed altri inquinanti, adottando con urgenza i provvedimenti conseguenti;
- Che venga definitivamente chiusa la discarica di Mezzano e sia data informazione sul luogo di ridislocazione dei rifiuti che vi erano stati stoccati.