“A parte ogni altra considerazione, pur importante, quanto ci costerà il rigassificatore (e ci verrà addebitato in bolletta, ovviamente)? Stiamo parlando in termini economici, naturalmente. Oltre a quelli ci sono icosti già contemplati sotto il profilo turistico balneare, sotto quello economico della pesca, per i danni che colpiranno il settore portuale, per quelli arrecati all’ambiente, al cambiamento climatico e, naturalmente, sotto il profilo dell’enorme rischio di un “incidente” (quello più catastrofico, come ripeteva inascoltato Piero Angela). Ci limitiamo dunque “solo” ai soldi.
A suo tempo, quando facemmo un po’ di conti, avevamo ipotizzato una cifra attorno al miliardo di euro. Eravamo nella fase in cui il progetto di rigassificazione a Ravenna, ancora da autorizzare, godeva delle rassicurazioni del Presidente dell’Ente Porto che garantiva: «il terminale del nostro porto è adatto all’installazione di questa struttura perché abbiamo già le tubature adeguate». Anche il Sindaco era d’accordo: «Credo sia oggettivo che rispetto alla eventuale necessità di collocazione di un rigassificatore off-shore nessun altro sito in Italia avrebbe le condizioni tecnico logistiche e le competenze di Ravenna». Si erano create le condizioni perché Bonaccini reclamasse la carica di commissario: «Domani vedrò il ministro Cingolani e annuncio che l’Emilia-Romagna si candida a essere uno dei due hub nazionali sul tema del gas per l’arrivo di una delle più grandi navi di Gnl e per fare un nuovo rigassificatore in un Paese che ha perso qualche anno fa una sfida che invece andava vinta e che ora dobbiamo recuperare». Detto e presto fatto: il 6 giugno gli arrivava il decreto di nomina a commissario per l’Emilia Romagna e lui ricambiava autorizzando l’opera, senza procedura di VIA né per i Rischi di Incidenti Rilevanti, il 7 novembre 2022. Diversamente da quanto sta facendo il commissario per la Liguria…
Nessuno ha chiesto scusa per la procedura irrispettosa di normative essenziali per la sicurezza, né per aver dipinto un quadro diverso da quello effettivo. Occorrono 40 chilometri di tubazioni nuove di zecca tra terra e mare perché quelle che collegavano l’impianto già presente non erano ovviamente adeguate. Occorrono profonde modifiche all’impianto in mezzo al mare, il cosiddetto Ragno, perché anche il terminale non era pronto. Occorre una stazione a terra di cui nessuno aveva parlato e la realizzazione delle opere a terra si porta dietro disagi nella stagione peggiore dal punto di vista dell’economia turistica. Infine, occorre una diga di poco meno di un chilometro di lunghezza, 900 metri di calcestruzzo in mezzo al mare che modificheranno come nessuno sa raccontare le correnti e gli spostamenti della costa. La diga, da sola, costerà 270 milioni di euro di soldi pubblici che non servono a nient’altro né potranno servire a nient’altro che al rigassificatore, per il quale però si tratta di opera indispensabile. Pare di risentire Cingolani che, in una informativa alla Camera del marzo 2022, straparlava dei vantaggi rappresentati dalla rigassificazione mediante navi: «Hanno il vantaggio che possono essere utilizzate finché servono e tolte in qualsiasi momento. Non sono infrastrutture permanenti». Infatti…
L’elevatissimo costo della diga in mezzo al mare risulta peraltro stabilito “in via prudenziale”, come riferisce la stampa specialistica. Che aggiunge la notizia di un considerevole «aumento della capacità massima di portata delle gasiere che potranno ormeggiare alla Fsru, da 170mila mc a 181mila. Altro effetto sarà poi l’aumento dei volumi di dragaggio a 3,2 milioni di metri cubi. A questo proposito l’Adsp ha appena affidato senza gara (deroga concessa in ragione dell’estensione dei poteri attribuiti al commissario alle amministrazioni deputate alla realizzazione delle opere accessorie) i lavori (circa 3,5 milioni di euro) alla cordata che sta eseguendo la seconda fase del progetto Hub».
All’aumento delle dimensioni delle metaniere corrisponde un aumento (non verificato, visto il salto delle relative procedure) dei rischi, ma non per questo aumenterà la prudenza. Riferisce sempre la stampa, infatti, che «i lavori dureranno circa 27 mesi con previsione di inizio a giugno 2024. Siccome l’Fsru entrerà in funzione a gennaio 2025, “il terminale – spiega sempre la relazione di Snam – dovrà operare senza la protezione della diga per circa 20 mesi (…)». Caso mai verrà disormeggiata, si ipotizza…
Ravenna in Comune ricorda bene quei politici che lasciavano intendere come la realizzazione del rigassificatore avrebbe comportato una riduzione del costo del gas. Speriamo lo ricordino anche quei cittadini che per il rimborso dei costi stratosferici di un’opera inutile si troveranno i relativi rincari in bolletta…”