Oggi si svolge a Marina di Ravenna, dalle ore 10.00, la prima manifestazione contro l’imposizione di un rigassificatore davanti alla costa. L’appuntamento è presso l’intersezione tra viale delle Nazioni e via Molo Dalmazia. La convocazione è dovuta al coordinamento ravennate della campagna Per il Clima-Fuori dal Fossile, a Legambiente e ai Fridays for Future. Oltre a Ravenna in Comune, sono tante le realtà politiche e associative che hanno aderito. Si tratta di un appuntamento che vede in concomitanza altre manifestazioni a Piombino, Ostuni, Portovesme e Augusta, dove si è deciso di iniziare a dare visibilità all’azione di resistenza alla rigassificazione forzata decisa dalla rete nazionale che si è appena costituita a questo scopo.
Ieri sono puntualmente iniziati gli attacchi da parte dei partigiani del fossile, gli amici della potente lobby guidata da ENI, quelli che fanno finta di non vedere a quali conseguenze porti questa corsa suicida verso un aumento esponenziale della temperatura del pianeta. Hanno paura che la realtà gli rovini il raccontino falso di una Ravenna omogeneamente felice e contenta di un rigassificatore in più. Non è vero. Installare un rigassificatore al largo tra due anni, ribaltando la decisione negativa che Ravenna aveva già preso nel 2008, non risolve nessun problema emergenziale, ovviamente. L’emergenza, se ci fosse, sarebbe ora. Ma se ci fosse emergenza non si sarebbe dovuto consentire alle imprese nazionali del settore di fare affari d’oro con l’esportazione fuori dall’Italia del gas acquistato. È vero invece che i rigassificatori faranno aumentare ancora di più il costo dell’energia: quello di Ravenna peserà da solo per 700 milioni di euro in più in bolletta. A tanto ammonta il prezzo della nave e delle opere. Già adesso soggetti come ENI (che controlla la SNAM del rigassificatore) hanno aumentato smisuratamente la loro redditività proprio grazie al prezzo di vendita del gas. Il cane a sei zampe ha chiuso il primo semestre con un utile di 7,39 miliardi contro gli 1,1 dei primi sei mesi del 2021, in aumento del 600%. Ma il discorso si può tranquillamente allargare a soggetti alle multiutility come Hera. «Il margine operativo lordo dell’area gas – che comprende i servizi di distribuzione e vendita gas metano, teleriscaldamento e servizi energia – nel primo semestre 2022 si attesta a 299,3 milioni di euro, in forte miglioramento (+26,2%) rispetto ai 237,1 milioni del 30 giugno 2021» ha annunciato trionfante il CdA di Hera. Conta da solo per metà di tutta la redditività del gruppo.
Spesso come Ravenna in Comune abbiamo citato Luca Mercalli, il notissimo climatologo. Lo facciamo ancora una volta in una intervista uscita proprio ieri: «Da trent’anni la diagnosi è la stessa, ma non si vuole la cura: bisogna passare a un’economia che non sia basata sulle energie fossili. Limitare l’intervento all’aggiunta di pochi pannelli solari e pale eoliche vuol dire spostare solo di qualche anno la catastrofe. I politici cercano il consenso e l’economia ha tutto l’interesse a lasciare le cose come stanno. L’obiettivo del 55% in meno delle emissioni nocive potrebbe arrivare in ritardo. Non ha più senso parlare in termini di anni, dobbiamo iniziare oggi».
Oggi è dunque un buon giorno per iniziare. Cominciamo da Marina di Ravenna, quella stessa Marina di Ravenna che, grazie anche al rigassificatore, è destinata a sparire dalle carte geografiche nel giro di pochi decenni. E a dirlo è il CNR, non i terrapiattisti. Se vogliamo un futuro diverso, dobbiamo conquistarcelo. Se non siamo noi a lottare, non saranno certo i Mingozzi, i Fusignani, i de Pascale e i Bonaccini a farlo al posto nostro!