“Sabato pomeriggio, mentre in Romagna era in corso una disastrosa serie di eventi meteo, una nave da crociera ha rotto gli ormeggi al molo di Porto Corsini. Non hanno retto alle raffiche da quasi 100 chilometri all’ora (50 nodi). Grazie ai cavi di poppa che non si sono spezzati e all’intervento di quattro rimorchiatori e di tutti gli altri servizi tecnico-nautici (piloti e ormeggiatori), la Celebrity Infinity è stata infine riassicurata al molo. Circa un anno fa, era stata la volta della Viking Sea, con un migliaio di persone a bordo, di essere salvata (per il rotto della cuffia) dopo che tutti gli ormeggi erano saltati per raffiche di 60 nodi. Il rischio corso? Schiantare la nave contro la scogliera. Sabato scorso il numero di persone a rischio era triplo: circa 3mila persone a bordo tra passeggeri ed equipaggio.
Questo tipo di incidenti non è solito per Ravenna: l’Adriatico è solitamente un mare incomparabilmente più tranquillo rispetto agli altri mari del Mediterraneo (figurarsi poi in confronto alle distese oceaniche). Purtroppo quello che era insolito sta diventando normale. A dicembre 2020 un’altra tempesta, con venti di forza analoga a quelli che hanno colpito a Ravenna, aveva mandato a fondo addirittura una piattaforma, la Ivana D, ad un’ottantina di chilometri dalla costa Ravennate. Non è semplice risolvere le conseguenze di disastri del genere: solo quest’anno sono iniziati gli interventi per mettere in sicurezza il pozzo.
Eventi come quelli di sabato sono sempre più frequenti e fanno paura come sa chi ci si è trovato in mezzo, sulla costa o nell’interno. E sono anche, come dimostrato, di una intensa violenza, tale da abbattere anche ciò che si presumeva non sarebbe stato intaccato: tralicci dell’alta tensione, condutture del gas, edifici in muratura, ecc. Andrebbe perciò ricordato che è stata recentemente autorizzata la realizzazione a soli otto chilometri dalla costa di un impianto di rigassificazione con strutture mobili. Sarà infatti costituito da un’unità navale rigassificatrice, la BW Singapore, attraccata ad una piattaforma già esistente (il cosiddetto Ragno), a cui a sua volta verranno affiancate navi metaniere. Nella considerazione dei rischi riguardanti impianti di questo tipo si suole dire che l’evento incidentale comporterebbe conseguenze estremamente consistenti ma la frequenza del loro verificarsi è ipotizzata su intervalli talmente lunghi da venire considerati trascurabili. Grazie a questa impostazione vengono generalmente esclusi da ogni considerazione tutta una serie di eventi possibili e potenzialmente molto pericolosi proprio per la presunta rarità del tipo di accadimento. Escono così di scena fulmini, onde anomale, scontri tra unità navali, rotture e cadute del braccio di carico e di altre strutture, danni che superino il doppio scafo, ecc. Non è un problema che ha riguardato la procedura per il rigassificatore ravennate, comunque, visto che sono state saltate a piè pari le indagini correlate alla procedura SEVESO ossia quella relativa all’accertamento dei rischi per incidenti industriali rilevanti.
Ma se quello che fino ad oggi è stato considerato talmente infrequente da non venir valutato, dovesse venire valutato cosa accadrebbe? La risposta la sappiamo già perché c’è chi si è posto il problema molto prima che i governi Draghi/Meloni accelerassero sul gas metano mettendo in soffitta le rinnovabili (Piero Angela, “La sfida del secolo. Energia. 200 domande sul futuro dei nostri figli”, Milano 2007):
«Una grande nave metaniera, che trasporta 125 mila metri cubi di gas liquefatto a bassissima temperatura, contiene un potenziale energetico enorme. Se nelle vicinanze della costa, per un incidente, dovesse spezzarsi e rovesciare in mare il gas liquefatto, potrebbe cominciare una sequenza di eventi catastrofici. Il gas freddissimo, a contatto con l’acqua di mare, molto più calda, inizierebbe a ribollire, a evaporare e formare una pericolosa nube. Questa nube di metano evaporato rimarrebbe più fredda e più densa dell’aria e potrebbe viaggiare sfiorando la superficie marina, spinta dal vento, verso la terraferma. Scaldandosi lentamente la nube comincerebbe a mescolarsi con l’aria. Una miscela fra il 5 e il 15 percento di metano con l’aria è esplosiva. Il resto è facilmente immaginabile. Se questa miscela gassosa, invisibile e inodore, investisse una città, qualsiasi (inevitabile) scintilla farebbe esplodere la gigantesca nube. La potenza liberata in una o più esplosioni potrebbe avvicinarsi a un megaton: un milione di tonnellate di tritolo, questa volta nell’ordine di potenza distruttiva delle bombe atomiche. Le vittime immediate potrebbero essere decine di migliaia, mentre le sostanze cancerogene sviluppate dagli enormi incendi scatenati dall’esplosione, ricadendo su aree vastissime, sarebbero inalate in “piccole dosi”, dando luogo a un numero non calcolabile, ma sicuramente alto, di morti differite nell’arco di 80 anni».
Abbiamo sentito, dopo le mancate collisioni delle due navi da crociera, spendere bellissime parole in favore dei servizi tecnico-nautici e della capitaneria di porto attribuendo al fattore umano un peso determinante nell’esito favorevole di quello che, invece, avrebbe potuto essere un epocale disastro. Questo, purtroppo, specie per l’impianto di rigassificazione, non ci conforta in alcun modo. Ancora recentemente abbiamo letto delle proteste del comando dei Vigili del Fuoco per la carenza di mezzi e personale. In particolar modo per quanto riguarda quel servizio nautico dei Vigili del Fuoco che sarebbe chiamato ad intervenire nel caso dovessero insorgere problemi con il rigassificatore. Come Ravenna in Comune continueremo ad opporci alla realizzazione di un impianto che, oltre alle importantissime problematiche ambientali, economiche, turistiche e di democrazia, presenta un rischio definito «l’incidente più catastrofico immaginabile fra tutte le fonti energetiche». Affidarsi alla fortuna o girarsi dall’altra parte, come dimostrano gli eventi che continuano a colpire il Ravennate, è una politica senza speranza. E non migliora le possibilità di un esito fausto il fatto che a ciò si riduca tutta la politica di de Pascale & soci.”