“Quando Ravenna in Comune scriveva che «il rigassificatore non serve e fa danno» l’Amministrazione de Pascale millantava le «opportunità» rappresentate dalla trasformazione di 5 miliardi di metri cubi l’anno di un gas esplosivo davanti alle popolate spiagge turistiche di Punta Marina. Oggi si è esibita nello stesso refrain l’Assessora Anna Giulia Randi: «il rigassificatore è un’opportunità perché comunque creerà occupazione nei servizi tecnico nautici, visto che si parla di circa 30 equipaggi in più».
La realtà è un po’ meno rosea per chi cerca di sopravvivere in un porto con gli indici di traffico indirizzati verso il basso e con le realistiche prospettive che vada sempre peggio. Ad ottobre si era arrivati ad un segno meno compreso tra il 6 e il 7% annuo rispetto al 2022 ma dovevano ancora farsi sentire le conseguenze, che impattano sul mar Rosso, per la strage di palestinesi che sta compiendo Israele.
Apprendiamo dalla stampa locale che: «In questi giorni tiene banco negli ambienti portuali ravennati la questione dell’impianto in costruzione al largo di Punta Marina e del maggior numero di rimorchiatori necessari per l’ormeggio e disormeggio dell’unità rigassificatrice e della nave metaniera BW Singapore. Secondo uno studio della Capitaneria di porto di Ravenna occorrono 4 mezzi in più rispetto all’attuale dotazione di 6, che sarebbe ancora sufficiente, e questo comporta una lievitazione dei costi da 16,8 a 30,1 milioni». Di fatto i maggiori costi non possono non incidere su un aumento delle tariffe applicate dal servizio di rimorchio del porto, oramai uscito dall’orbita ravennate in quanto acquisito dal colosso MSC. I maggiori costi per l’utenza, ovviamente, rappresentano un ulteriore svantaggio per il porto di Ravenna rispetto a porti adriatici alternativi. Da sommare ai limiti per ragioni di sicurezza imposti al traffico commerciale ordinario per una maggior presenza di traffico di metaniere diretto alla nave rigassificatrice. Ai possibili aumenti nei costi assicurativi, ecc. ecc.
Dopo aver fatto due più due gli spedizionieri hanno lanciato l’allarme per bocca del nuovo presidente dell’ARSI, l’Associazione che li raggruppa: «Il traffico commerciale e croceristico non deve essere gravato dai maggiori costi del servizio di rimorchio dovuti al rigassificatore e su questo chiediamo il sostegno del Comune». Il fatto è che l’Amministrazione Comunale, per quanto di competenza, tutto quel che poteva fare per creare il danno lo ha già fatto, approvando a ranghi compatti (maggioranza ed opposizione senza voti contrari) la strepitosa «opportunità» rappresentata dal rigassificatore. Sul numero di rimorchiatori occorrenti al porto, ovviamente, il Comune non ha competenze di sorta né può sperare di far cambiare idea alla Capitaneria di Porto in materia, invece, di sua stretta competenza. Il numero di rimorchiatori volta a volta occorrenti per far entrare uscire e movimentare il naviglio lo stabilisce infatti la Capitaneria e, trattandosi di servizio reso in regime di monopolio senza possibilità di autoproduzione, non c’è alternativa a pagare a MSC le tariffe nella misura che verrà stabilita con apposita ordinanza della stessa Capitaneria.
Come Ravenna in Comune abbiamo sempre sostenuto che quello della rigassificazione era un business che avrebbe portato molti svantaggi all’economia ravennate oltre a rischi e danni alla collettività tutta. I limitati vantaggi (quelli veri, non le “mitiche” compensazioni) sono effimeri e riservati solo a pochi privilegiati. Pescatori, operatori e lavoratori del settore turistico e balneare, operatori e lavoratori portuali, ma anche operatori e lavoratori dell’off-shore hanno tutto da perdere. Dall’altra parte la ristretta lobby che ruota attorno al rigassificatore punta a dividersi le risorse pubbliche incanalate dal governo Meloni e da quello precedente sul delirante progetto di fare di Ravenna il distributore di gas metano per una UE che ne usa sempre di meno. La scusa di riscaldare le case degli Italiani fa acqua da tutte le parti, visti i consumi in drastico calo pure da noi. Come Ravenna in Comune sappiamo da un pezzo a chi convenga l’acquiescenza dell’Amministrazione ravennate rispetto ai diktat di questa potentissima lobby. Forse anche la comunità ravennate piano piano comincia a capirlo.”