“Se avete presente cosa si prova quando si dice “Te l’avevo detto”, bene, è come ci sentiamo noi. Un misto di soddisfazione perché l’analisi si è dimostrata corretta e viene avallata dai vertici delle Istituzioni e di amarezza perché si trattava di una previsione di avvenimenti negativi per la collettività. Si parla del rigassificatore destinato a Punta Marina e delle mistificazioni istituzionali che un paio di anni fa, nel marzo 2022, raccontavano di quanto fosse ideale quel sito.

Da una parte, a livello ministeriale, si lasciava intendere che le unità galleggianti per la rigassificaficazione, vere e proprie navi destinate a quello scopo, erano una vera e propria bazza: si affittano e poi «possono essere utilizzate finché servono e tolte in qualsiasi momento». Dall’altra, a livello di Istituzioni locali, si garantiva che al largo dello scalo «è già presente un terminale marino pronto per il trasporto a terra del gas». Dunque, se anche non si trattava di operare a costo zero, i costi sarebbero stati comunque molto contenuti, i tempi di entrata in funzione rapidissimi, le conseguenze ambientali praticamente nulle e si lanciava pure l’immancabile esca del sostegno all’occupazione di qualità: tanto qualcuno che abbocca veramente o per finta lo si trova sempre! Il rischio peggiore? Che i procedimenti per gli indispensabili accertamenti circa la sicurezza portassero via troppo tempo. Allora si cominciò a chiamarle lungaggini burocratiche, come se oscuri amministratori ricavassero un malsano godimento nel causare ritardi nel rilascio di autorizzazioni raccontate come inevitabili. Così eccoci a Bonaccini autocandidarsi commissario proprio per tagliar via ogni procedura di controllo, in particolare la normativa Seveso: «Domani vedrò il ministro Cingolani e annuncio che l’Emilia-Romagna si candida a essere uno dei due hub nazionali sul tema del gas per l’arrivo di una delle più grandi navi di Gnl e per fare un nuovo rigassificatore in un Paese che ha perso qualche anno fa una sfida che invece andava vinta e che ora dobbiamo recuperare». Ha il sostegno dell’Amministrazione de Pascale che ribalta la decisione assunta dall’Amministrazione precedente (con Sindaco Matteucci) di non prendersi in carico un impianto di rigassificazione. Come spiegava l’Assessora allo Sviluppo economico di Ravenna Annagiulia Randi, Ravenna si candida «per la sua posizione strategica, l’efficiente infrastruttura logistica, le condotte già presenti e soprattutto per l’esperienza delle sue aziende».

Ravenna in Comune si è schierata immediatamente contro l’ipotesi di far di Ravenna l’hub italiano del gas e di realizzarvi un impianto di rigassificazione. Non ripetiamo i motivi di sicurezza, danno al clima, all’ambiente e all’economia che più volte abbiamo ripetutamente avanzato per spiegare il nostro fermo “no”. Ripetiamo invece qui quelli di costo. Avevamo quantificato il costo in un miliardo di euro quando ancora giravano numeri di molto inferiori avanzando peraltro dubbi sul fatto che potesse essere la cifra definitiva. Poi è stata SNAM a rendere ufficiale il miliardo di euro scoprendo uno a uno gli altarini: la nave non si è affittata ma comprata, il terminale spacciato come idoneo si deve rendere tale, le tubazioni raccontate come adeguate vanno realizzate a nuovo, ecc. ecc.

Ora ci si mette anche il Presidente di ARERA (Autorità di regolazione per Energia Reti e Ambiente): «Il rigassificatore di Ravenna sembra rispettare i tempi di entrata in esercizio ma con un rimarchevole incremento di costi che, al netto della valutazione della loro efficienza, richiederà un ulteriore sforzo pubblico per consentirne la collocazione a prezzi competitivi e permettergli di svolgere la funzione di completamento dell’assetto di diversificazione per cui è nato». Lo scrive a pag. 3 della sua relazione annuale sullo Stato dei servizi e sull’Attività svolta datata 9 luglio 2024.

Ravenna in Comune torna a denunciare sia il fuoco di fila di informazioni scorrette che hanno cercato di orientare l’atteggiamento dell’opinione pubblica, che le modifiche apportate ad un progetto affrettato, sia i rischi per la sicurezza, i danni al clima, i problemi arrecati all’ambiente, che le perdite inflitte a vasti settori economici (porto commerciale, pesca e turismo innanzi tutto) e il peggioramento dei conti pubblici e delle famiglie. Questi ultimi derivano dal fatto che i costi certificati come crescenti da ARERA saranno sostenuti dalle casse pubbliche e dal successivo rimborso con prelievo dalle bollette dei privati cittadini. È per questo che ARERA se ne occupa e preoccupa. Ce ne preoccupiamo anche noi. È per questo che non ci appaga la notizia che avevamo ragione. Chiediamo alle Istituzioni, Bonaccini e de Pascale innanzi tutto, per il loro ruolo sul territorio, ma anche al ministro Pichetto Fratin oggi 12 luglio in visita al cantiere, di adottare ogni misura consentita per pervenire alla sospensione dei lavori in funzione di un complessivo riesame del progetto nella sua effettiva realizzazione. Siamo ancora in tempo per evitare danni peggiori. Non sprechiamo anche questa occasione per abbandonare un progetto che serve solo a far fare tanti soldi a chi lo realizza. In fin dei conti, i soldi intendono farli a spese nostre.”