“Oggi, 6 ottobre, è un nuovo appuntamento con gli scioperi del venerdì dei Fridays for Future. Ogni appuntamento è scandito da un tema conduttore. Quello di oggi è la “Resistenza climatica”. Dicono gli organizzatori (“Sempre più repressione, sempre meno ascolto”) che:
“Nelle ultime settimane sono sempre più presenti episodi di repressione verso i movimenti ambientalisti. La repressione è sempre un fattore che denota una debolezza della democrazia e la mancanza di spazi dove comunicare dissenso dal basso. Fare attivismo oggi (in tutte le sue forme) è più difficile. Il rischio è che col tempo anche quei pochi spazi aperti al dissenso vengano chiusi. Più che mai ora abbiamo bisogno di scendere in piazza come RESISTENZA CLIMATICA!”
Nel mirino c’è l’attuale Governo Meloni perché, come dichiarato da Giacomo Zattini, portavoce del movimento, “Un governo che, all’indomani della catastrofe, nega ogni correlazione tra fenomeni estremi e crisi climatica è un governo negazionista. E per questo è inadeguato a indicare risposte per prevenire i peggiori scenari prospettati dalla scienza climatica. La prima causa dell’aumento delle temperature, e di conseguenza dei fenomeni climatici estremi, sono i combustibili fossili, su cui l’Italia continua a investire ampiamente. Il nostro paese ha una responsabilità importante nelle politiche di mitigazione mondiali, date le sue emissioni storiche. L’Italia dovrà superare gli obiettivi di decarbonizzazione dell’Unione Europea, riducendo le sue emissioni di gas climalteranti dell’80% entro il 2030 e decarbonizzando totalmente il settore elettrico entro il 2035. Secondo l’Agenzia Internazionale per l’Energia, significa abbandonare immediatamente ogni nuovo investimento in carbone, petrolio e gas. Una linea in controtendenza rispetto al piano Mattei, con il quale il Governo vincola il paese al fossile e lo condanna a eventi estremi sempre più frequenti e intensi”.
Come evidente la sintonia con le posizioni del PD di Bonaccini e de Pascale è assoluta. Nessuno di loro si dichiara a parole negazionista, ma sono i fatti a parlare, a Ravenna come a Roma. Centrodestra e centrosinistra non hanno differenze nelle politiche energetiche (come, del resto, nella condivisione delle politiche economiche di stampo neoliberisa). La sintonia è talmente grande che il Governo Meloni ha confermato Bonaccini come commissario per la realizzazione del rigassificatore di Ravenna. E sono forse indicazioni di un cambiamento le richieste di accelerazione nelle estrazioni di gas metano sotto costa proprio nel ravennate da parte del Sindaco che dovrebbe tutelare il territorio che amministra? E la rivendicazione come propria da parte dello stesso de Pascale della politica di ENI di voler nascondere la CO2 sotto terra, con tutti i rischi, i costi e gli insuccessi che comporta?
Oggi dalle ore 18 in piazza Saffi, a Forlì, confluiranno le proteste da gran parte della Romagna, Ravenna, Faenza e Cesena incluse. I Fridays For Future hanno invitato tutte le associazioni, i sindacati e i movimenti ad aderire e a partecipare attivamente allo sciopero. Ravenna in Comune accoglie l’invito e a sua volta invita quante e quanti condividono una visione di futuro incentrata sul cambio di paradigma economico, sociale ed energetico, a partecipare. Ricordiamo, con l’occasione, che sabato 7 ottobre dalle 16 alle 18.30 in piazza del Popolo a Ravenna sarà la volta di Potere al Popolo organizzare “un presidio per rilanciare la lotta contro i poteri locali e nazionali che portano avanti la devastazione ambientale”. Il titolo di per sé è chiarificatore: “Un’alluvione di cemento”. Come Ravenna in Comune abbiamo fatto presente già in molti interventi che se sono stati i fossili ad alimentare gli eventi estremi da cambiamento climatico, è stata poi la cementificazione ad amplificare gli effetti delle alluvioni di maggio. Si tratta dunque dell’altra faccia della stessa lotta in cui siamo impegnate e impegnati.”
Ravenna in Comune