Venerdì è morto Luca, mentre lavorava. Non è sopravvissuto dopo essere stato schiacciato da uno dei mezzi agricoli che si stavano movimentando in un’azienda che li noleggia. Trasportato in elimedica al Bufalini con codice di massima gravità, quando Luca è arrivato in ospedale aveva smesso di respirare. Una morte, in realtà l’ennesima, che cade proprio nella giornata internazionale per la salute e la sicurezza sul lavoro, celebrata il 28 aprile. E la ricorrenza diventa ancora più pesante in considerazione che lunedì sarà la festa delle lavoratrici e dei lavoratori, una festa nata nel sangue, a seguito del massacro di Haymarket Square, a Chicago, compiuto dalla polizia che sparò sui lavoratori che manifestavano per rivendicare la giornata di otto ore. I sindacati americani avevano infatti indetto per il primo maggio 1886 uno sciopero generale, che nella sola città di Chicago riunì oltre 50.000 lavoratori. In un clima di tensione, e di numerose provocazioni poliziesche, si susseguirono cortei, comizi ed iniziative varie anche nei giorni successivi alla grande manifestazione. Il 3 di maggio i lavoratori in sciopero di Chicago si ritrovarono all’ingresso della fabbrica di macchine agricole McCormick. La polizia, chiamata a reprimere l’assembramento sparò sui manifestanti uccidendone quattro e ferendone diverse centinaia. Da questi fatti, per protestare contro la brutalità delle forze dell’ordine, venne organizzata una grande manifestazione da tenersi a Haymarket Square. E sulle persone radunate in piazza la polizia sparò nuovamente. Per quei fatti non fu condannato nessun poliziotto ma, invece, furono condannati a morte leader sindacali socialisti e anarchici. Il fatto che la piazza della strage fosse stata scelta per la manifestazione in quanto nella stessa si svolgeva il mercato dei macchinari agricoli, in qualche modo strano, ma la vita segue percorsi strani, chiude il cerchio con la causa della morte di Luca di questi giorni.
Ieri abbiamo ricordato le violazioni delle regole che dovrebbero disciplinare i rapporti di lavoro da parte dei padroni che sempre più si comportano come schiavisti. E si lamentano pure del fatto che non trovano abbastanza schiavi. Oggi siamo costretti a ricordare la più grave tra le conseguenze delle violazioni di queste regole: le malattie professionali, il ferimento e addirittura la morte di lavoratrici e lavoratori a causa del mancato rispetto delle norme sulla sicurezza del lavoro. Violazioni effettuate sempre per lo stesso motivo: aumentare il profitto senza riguardo alle condizioni di lavoro.
Abbiamo recentemente rivendicato che nel 2019 Ravenna in Comune conquistò in Consiglio Comunale il via libera ad un apposito Osservatorio per la sicurezza e la legalità del lavoro che, tra le altre attività, avrebbe dovuto fornire anche i dati locali sul lavoro: violazioni delle regole di legalità e conseguenze sulla sicurezza. Quanti e dove, età e genere, ecc. Il 29 luglio dello scorso anno è stato il Prefetto ad annunciare l’istituzione dell’Osservatorio, specificandone anche il compito di “organismo di monitoraggio dei dati” che il successivo 10 novembre si è finalmente insediato. Abbiamo chiesto al Sindaco, essendo nei suoi confronti vigente il disposto approvato dal Consiglio Comunale nel 2019, di aggiornare la cittadinanza sui lavori dell’Osservatorio e rendere pubblici i dati raccolti. Ad oggi non l’ha fatto. Il rispetto per la data del 28 aprile e la festa nazionale del 1° maggio dovrebbero indurre de Pascale a discostarsi dall’abituale noncuranza verso le richieste a lui formulate e rispondere esaustivamente. Anche l’ultima morte su lavoro avvenuta nella provincia che presiede dovrebbe smuoverlo dall’abusata politica del silenzio. Se dovesse infischiarsene, come tante altre volte ha fatto, non dubiti che comunque continueremo ad interpellarlo in nome della volontà delle lavoratrici e dei lavoratori espressa dal consiglio comunale. Buon Primo Maggio.