“Non ci fanno una bella figura gli Amministratori emiliano-romagnoli nel rapporto della Commissione medico-scientifica istituita dalla Giunta Regionale per «analizzare gli eventi meteorologici estremi del mese di maggio 2023». Non perché vengano espresse critiche dirette all’operato di chi ha fatto il bello e (soprattutto) il brutto nella nostra Regione nei decenni che hanno preceduto le alluvioni ed hanno creato le condizioni per il loro devastante esito. Un’esplicita condanna di chi aveva nominato la Commissione sarebbe stata del resto troppo sperare. Si può ugualmente ricavare dalle raccomandazioni conclusive circa cosa fare da ora in avanti per evitare o, almeno, ridurre la portata di un nuovo disastro, la denuncia sotto traccia di quanto invece non è stato fatto prima. Così il rapporto della commissione composta da illustri professori universitari:
«Risulta di fondamentale importanza procedere ad attente verifiche sulla pianificazione del territorio, che vadano ad agire concretamente sulla riduzione del consumo di suolo e sul ripristino delle aree di pertinenza fluviale. Per questi obiettivi sono necessarie una decisa semplificazione burocratica e delle opportune agevolazioni fiscali che rendano più convenienti le ristrutturazioni e le riqualificazioni delle aree già edificate e abbandonate, piuttosto che le nuove edificazioni su terreni “vergini”. Bisogna essere ben consapevoli che ogni nuova costruzione su terreni non precedentemente edificati conduce inevitabilmente all’aumento dell’esposizione al rischio, oltreché all’impermeabilizzazione del suolo, con conseguente riduzione dei tempi di concentrazione delle piene e aggravamento dell’instabilità dei terreni superficiali».
Il rapporto è datato 12 dicembre. Il 13 dicembre la rivista “Internazionale”, per bocca di Wu Ming1, si è fatta meno problemi a tirar fuori nomi e cognomi. Ha ricordato «che voci autorevoli denunciano lo stato del territorio da ogni punto di vista: geologico, urbanistico, geografico, naturalistico, giuridico, storico. Voci che arrivano dall’Istituto superiore per la ricerca ambientale, dal Consiglio nazionale delle ricerche, dai comitati scientifici delle associazioni ambientaliste storiche. Il CNR di Bologna lancia un “appello sulla crisi eco-climatica globale”. In poco tempo raccoglie oltre un migliaio di firme. Ma gli amministratori locali non prestano ascolto a queste voci. Non solo non ammettono responsabilità, ma mettono in circolazione narrazioni diversive incentrate su capri espiatori. Il Sindaco di Ravenna Michele de Pascale dà la colpa dell’alluvione alle nutrie e a non meglio precisati ambientalisti che impedirebbero di abbattere le nutrie. Riguardo agli ambientalisti, de Pascale è noto per l’indifferenza verso le loro critiche. Ha tirato diritto sull’installazione di un rigassificatore da un miliardo di euro nel mare di fronte alla città e “difende a spada tratta”, come scrive il movimento civico Ravenna in comune, “ogni nuovo via libera alla cementificazione che la sua Giunta sparge come il riso ai matrimoni”. Il comune di Ravenna ha il record regionale di consumo di suolo: nel 2021 ne sono spariti 69 ettari, per un totale di più di settemila».
Le alluvioni, come noto, sono state due e de Pascale non ha mai smesso di rilasciare interviste e di provare, spesso con successo grazie agli spazi televisivi accordatigli, ad orientare il dibattito dove più gli faceva comodo per allontanare da sé e dal suo partito le meritate critiche. Noi, invece, dobbiamo ringraziare Wu Ming1 e Internazionale se ci è consentito far arrivare alla cittadinanza un punto di vista non omologato alla narrazione del Sindaco e dei suoi. Rammentiamo allora che tra la prima e la seconda alluvione si è svolta a Ravenna la manifestazione nazionale, a cui abbiamo partecipato, per contestare le politiche energetiche che, anche con il rigassificatore di Ravenna, continuano ad incentivare la combustione del metano accelerando il cambiamento climatico. In quei giorni a de Pascale veniva chiesto: «In queste ore la gente protesta contro il rigassificatore. Lei cosa ne pensa?». E il Sindaco non si smentiva: «Io penso che chi utilizza eventi come questi per fare polemica politica non meriti commenti. Questa esperienza ci porta su una dimensione in cui mai più potremo ascoltare le lamentele di chi non vuole che si abbattano alberi dentro agli alvei fluviali o voglia soprassedere al controllo delle specie alloctone come le nutrie, che vanno azzerate».
Riproponiamo dunque quanto gli replicavamo in quei giorni (“Alluvione: una voragine tra noi e il Sindaco”, Ravenna in Comune 8 maggio 2023): «Come Ravenna in Comune, mentre sedevamo all’opposizione, durante il primo mandato di de Pascale, abbiamo votato contro le proposte di bilancio che non prevedevano risorse adeguate per la messa in sicurezza del territorio. Le risorse però si sono sempre trovate per i progetti acchiappa titoli e acchiappa gonzi. E de Pascale non ha mai fatto mancare la sua, di approvazione, a tutti i progetti possibili di impermeabilizzazione del suolo: centri commerciali o piattaforme logistiche poco per lui cambia, purché si impedisca al terreno di assorbire l’acqua… che però da qualche parte deve andare… Non si può, da parte del Sindaco, tirar fuori il cambiamento climatico per coprirsi le terga dalle mancanze di cui sopra e poi occultarlo quando viene evidenziato che lo stesso cambiamento climatico è innescato e amplificato da quel gas metano attorno a cui de Pascale vuol far ruotare tutto il creato». Speriamo di non doverci ritrovare a raccontarlo di nuovo con gli stivali ai piedi e la pala tra le mani.”
Ravenna in Comune