“Ravenna in Comune è sempre stata contraria all’insensata colata di cemento pretesa da de Pascale per Porto Fuori. Un ben curioso modo di ricompensare un territorio dove il partito del Sindaco poteva in passato godere di un immeritato consenso tra i suoi abitanti. Abbiamo manifestato la nostra contrarietà, in tutte le forme che ci sono state consentite durante la nostra rappresentanza delle istanze territoriali, sia nel consiglio territoriale che in quello comunale. E abbiamo continuato a farlo anche fuori dalle istituzioni, in coerenza con il mandato che avevamo ricevuto. E quello che vale per la lottizzazione, vale anche per la bretella o circuitazione come veniva originariamente chiamata.
Riproponiamo, in quanto tuttora attualissime, le considerazioni esposte al momento del nostro voto negativo nella riunione del Consiglio Territoriale Darsena dell’11 maggio 2020: «Gli abitanti della località, insieme al Comitato Cittadino, hanno manifestato ripetutamente il proprio disaccordo verso un’opera che fin dall’inizio, per svariati motivi, non sembrava di alcuna utilità per il territorio. In molti sono persino arrivati a considerarla dannosa, perché la nuova circuitazione avrebbe comportato, fra l’altro, la perdita degli orti urbani che si trovano a nord dell’abitato e compromesso gli equilibri di molte attività commerciali della zona. Tuttavia, da statuto, il parere del Consiglio Territoriale non rappresenta un vincolo per il Consiglio Comunale, il quale, nei prossimi tempi, sarà chiamato a dire l’ultima parola su questo progetto e il suo verdetto, molto probabilmente, ribalterà la volontà del territorio».
Come confermato, al voto negativo maggioritario nel Consiglio Territoriale corrisponde oggi l’opposta volontà di andare avanti con un’inutile bretella, con il risultato di costringere gli abitanti a coordinarsi in un apposito comitato per contrastarne la realizzazione. Eppure non ce ne sarebbe stato bisogno se solo si fosse fatta corrispondere la volontà popolare che l’Amministrazione dovrebbe rappresentare con l’azione amministrativa. E della contraria volontà popolare de Pascale era ben consapevole già tre anni e mezzo fa quando doveva riconoscere pubblicamente che: «considerando che il lasso di tempo che può trascorrere tra la presentazione delle proposte e la stipula delle relative convenzioni urbanistiche può essere anche superiore a vent’anni, può essersi determinato un non perfetto allineamento tra gli obiettivi di pubblico interesse sottesi all’attuazione di tali ambiti, in questo caso la realizzazione di una bretella che aggirerà l’abitato, con vantaggi dal punto di vista del miglioramento della sicurezza stradale, e le aggiornate esigenze del territorio». Anche in questo caso ha però portato avanti gli interessi dei lottizzatori a scapito di quelli delle comunità.
A Ravenna non si fa quello che si potrebbe fare. A Faenza è stato appena bloccato il cantiere della Ghilana. A Castel Bolognese è stato fermato quello di Biancanigo. Solo a Ravenna sono sempre prevalenti «gli accordi già stipulati»; solo a Ravenna «l’Amministrazione comunale non può sottrarsi unilateralmente»; solo a Ravenna prevale sempre il timore di dover andare incontro a «responsabilità risarcitorie verso le sue controparti contrattuali»; ancora più chiaramente: solo a Ravenna l’Amministrazione non ha dubbi sul mettere sempre e comunque gli interessi dei lottizzatori davanti a quello della collettività che l’ha eletta.
Non è Ravenna in Comune ma l’Assessore all’Urbanistica Poggioli, predecessore dell’attuale Assessora Del Conte, a dire: «Di fronte ad una scelta che non si condivide mi è stato insegnato che un amministratore è tenuto a dimostrare di aver fatto di tutto per evitarla, diversamente rischia di screditare il proprio ruolo relegandosi a burocrate e rinunciando a perseguire l’interesse della propria Comunità».
Ravenna in Comune sa bene che de Pascale non ha mai perseguito l’interesse della Comunità; da parte nostra restiamo coerentemente solidali nella lotta contro il cemento combattuta dalla comunità di Porto Fuori.”
Ravenna in Comune