Soffiare sul fuoco dell’allarmismo profetizzando un prossimo inverno al freddo, impedire ogni forma di tutela per i consumatori interni di gas e energia elettrica rispetto ai costi stratosferici indotti da una speculazione selvaggia, allontanare qualunque prospettiva di autonomia energetica garantita dalle rinnovabili, spegnere qualunque preoccupazione per i rischi rappresentati dalla logistica attorno ai depositi e agli impianti di rigassificazione a suon di “parola dell’esperto” (interessato) di turno.
Non si possono raccontate tutte in poche righe ma, comunque, questo è un assaggio del contesto di fake news e propaganda a dir poco becera in cui si prepara l’incontro farsa pubblico con cui l’Amministrazione vorrebbe esaurire il confronto con la cittadinanza sul tema rigassificatore. Lo ricordiamo ancora una volta: a Ravenna si vuole ribaltare una decisione già assunta a livello di istituzioni locali nel 2008 quando venne respinta analoga ipotesi di realizzare un impianto di rigassificazione davanti alle nostre coste. Giusto qualche giorno fa il Prefetto aveva anticipato: «Il Sindaco ha espresso l’intenzione di organizzare un incontro pubblico per un confronto fra le parti interessate e con la popolazione sulla scelta del rigassificatore». Ravenna in Comune aveva subito lanciato un monito perché non fosse una presa in giro, l’ennesima, ai danni della cittadinanza: «Non si provino le istituzioni a gabbare la cittadinanza con un incontro pubblico preconfezionato e addomesticato sul modello della passerella bolognese e ravennate del duo Bonaccini e de Pascale del 15 luglio scorso». Neanche a dirlo, il tentativo di de Pascale e Bonaccini è proprio questo. Riportano i giornali la nota del Comune: «Martedì 11 ottobre, alle ore 20.15, al Palazzo dei congressi di Ravenna in Largo Firenze si terrà la presentazione pubblica del progetto del rigassificatore previsto al largo della città. L’appuntamento è organizzato dal Comune di Ravenna in collaborazione con la struttura del Commissario di Governo per il rigassificatore, incarico affidato dall’esecutivo nazionale al presidente della Regione. I dettagli e le modalità di partecipazione, compatibili con la capienza degli spazi, verranno comunicati in un secondo momento».
In preparazione dell’incontro farsa vorremmo comunque ricordare che in Italia le esportazioni che stanno correndo di più sono proprio quelle del gas, non già quello di estrazione nazionale ma quello importato ai prezzi fissi sulla base di contratti di lungo periodo. Le bollette, anche quelle del cosiddetto “servizio a maggior tutela”, hanno tariffe gonfiate ai valori speculativi di un mercato virtuale dove il gas immesso in rete non circola. Come ricordavano i giornali locali le norme attuali consentono di chiudere la procedura per un nuovo impianto di rigassificazione, comprensivo di impianto a terra, via vai delle navi metaniere, 8/9 chilometri di nuovo gasdotto a mare e altri 35 a terra su terreni vergini, in massimo 4 mesi. Per chiudere il procedimento riguardante l’impianto eolico a mare, si vedrà poi con che esito, non ce la si caverà in meno di 4 anni. Nessuna procedura di valutazione ambientale e di analisi dei rischi industriali verrà condotta rispetto a quello che Piero Angela definiva «il peggior scenario “energetico” possibile. Cioè l’incidente più catastrofico immaginabile fra tutte le fonti energetiche»: lo sversamento in mare di migliaia di metri cubi di gas liquefatto a bassissima temperatura. Pensiamo ai timori che circolano in questi giorni per gli attentati arrecati ai gasdotti nel Baltico dove peraltro la fuoriuscita di metano è stata in forma gassosa. Gli effetti sul clima e, quindi, sull’intensificarsi dei fenomeni cosiddetti estremi che vanno dalle alluvioni alle siccità, del gas metano sono peraltro terrificanti: è di gran lunga il peggiore dei gas serra per l’immediatezza delle conseguenze sull’innalzamento delle temperature.
Ravenna in Comune ribadisce dunque quanto espresso già venerdì scorso: «Il rigassificatore è una scelta che va discussa approfonditamente dai territori, in tante assemblee pubbliche nelle ex circoscrizioni, a cominciare da quella del Mare. Occorre sviluppare un dibattito autentico diversamente dalla farsa andata in onda proprio al consiglio territoriale del Mare il 19 settembre. Ai portatori di interessi dei grandi capitali si contrappongono quelli delle cittadine e dei cittadini che raccolgono firme, presentano petizioni, si radunano, manifestano e scendono in corteo. Si pretendono chiarimenti, spiegazioni, risposte ai dubbi e, soprattutto, ascolto. La democrazia esiste ancora nonostante i desiderata in senso contrario della lobby del fossile. Però è innegabile: a Ravenna c’è un problema democratico grande come un rigassificatore!».