La memoria di Zaccagnini lascia Ravenna. Pochi giorni fa rilevavamo che «da noi la memoria di Mattei è tra quelle che reggono ancora il confronto tra le figure del secondo dopoguerra». Anche quella di Zaccagnini rientra nell’ormai ristrettissimo club. Con la differenza, rispetto al pesarese Mattei, che Benigno Zaccagnini, il partigiano dal nome di battaglia Tommaso Moro, nonché medico e politico faentino, per quanto rappresentativo ai massimi vertici delle istituzioni repubblicane romane, ha sempre avuto residenza stabile a Ravenna, al civico n. 30 di via di Roma.
E con Ravenna ha mantenuto un profondo legame in vita. Senza rifarne la biografia va almeno rammentato che l’assetto attuale del porto di Ravenna, compreso il controllo locale e non statale di gran parte dei terreni del suo sviluppo passato ma anche futuro, dipendono dalla Legge 528 del 1961 che di Zaccagnini porta il nome in quanto Ministro dei Lavori Pubblici proponente. Ravenna lo rammenta avendo ribattezzato a suo nome una delle due dighe foranee, quella sud; uno slargo lungo via Sighinolfi ed il giardino frontistante la Loggetta Lombardesca proprio di fronte a casa sua. Qui sono ancora tutte le sue carte e la biblioteca, conservate nell’abitazione dove continuava a vivere sua moglie che, sino a 3 anni e mezzo, fa gli era sopravvissuta. A Ravenna, naturalmente, è sepolto nella tomba di famiglia nel cimitero cittadino. Nel trentennale della sua scomparsa, il 5 novembre del 2019, il Presidente della Repubblica gli ha reso omaggio visitandone la tomba e partecipando ad una grandiosa cerimonia al Pala de André.
Non poteva che stupirci, pertanto, apprendere della decisione annunciata dalla figlia Livia a nome della famiglia di spostare tutto quanto stava in Via di Roma nel Palazzo della Biblioteca Comunale di Casola Valsenio, località dove i Zaccagnini trascorrevano le vacanze. Lo stupore è accresciuto dal fatto che la stessa Livia del resto è stata lungamente legata a Ravenna, dove ha svolto il ruolo di Assessora, poi di Presidente della Istituzione della Biblioteca Classense ed ora è vicepresidente della Fondazione Ravenna Manifestazioni che organizza il Ravenna Festival e di cui è presidente il Sindaco. Immaginiamo dunque che la decisione fosse ben nota a de Pascale prima della sua ufficializzazione da parte della famiglia Zaccagnini e del Sindaco di Casola Valsenio.
La cittadinanza di Ravenna, però, non è stata preventivamente informata. Nessun dibattito è avvenuto sulla eventuale possibilità di acquisire dal nostro Comune casa Zaccagnini, messa in vendita dalla famiglia, per rendere disponibili le carte di Benigno agli studi e alla visita nel luogo naturale. Da qui lo stupore. Come Ravenna in Comune riteniamo che, ferma restando la legittimità della decisione della famiglia, sia indispensabile e urgente conoscere le ragioni che hanno portato ad escludere quella che, ai nostri occhi, sarebbe stata la soluzione più ovvia: mantenere viva la memoria di Zaccagnini nel posto più proprio agli occhi della cittadinanza ravennate. Tra pochissimo, venerdì prossimo, ricorrerà il 111° anniversario della nascita di Zac, come era soprannominato in vita. Non crediamo opportuno che la ricorrenza sia offuscata da ombre probabilmente facilmente dissolvibili. Perciò, attendiamo con urgenza una nota di chiarimento del Sindaco.