“Di quel che sarà del nuovo Palazzetto dello Sport non si sa più niente. A dirlo, per il Comune di Ravenna che è il committente dei lavori, è l’Assessora competente Federica Del Conte. Dunque, perfino l’Assessora che abbiamo soprannominata “ai Capri Espiatori” (poiché si assume sempre il ruolo di scarico delle responsabilità del Sindaco) rinuncia al ruolo parafulmine ed ammette, senza girarci intorno: «Non mi sento la responsabilità di dare una data in cui sarà ultimato». La causa? Anche su questo non bisognerebbe girarci intorno, anche se pronunciare la parola a Ravenna per qualcuno equivale a commettere un delitto di lesa maestà: la mafia! O, meglio, le mafie, perché sono più di un tipo quelle che prosperano allegramente da noi. Eppure c’è stato chi, dai vertici delle Istituzioni ravennati, non molto tempo fa, eravamo nel 2016, definiva “fanghiglia”, “degenerazione estremista e in definitiva maniacale”, nonché “cose completamente false” le notizie circa l’infiltrazione ‘ndranghetista in Emilia Romagna.
Giusto l’anno dopo il Sindaco “lanciava” il nuovo Palazzetto dello Sport di cui solo lui e la sua fame di pubblicità sentiva l’indispensabilità. Così nel 2017 de Pascale “sparava”: «Il progetto è in grado di esaltare diverse e tante funzionalità poiché consentirà di liberare il Pale De André da tutte le iniziative collegate allo sport e di attrarre eventi, manifestazioni, importanti fiere, come Omc, e anche grandi concerti che oggi sistematicamente evitano Ravenna perché la struttura attuale ha una capienza non compatibile con grandi spettacoli, dunque si tratterà di un’infrastruttura importantissima per lo sviluppo complessivo della città». Costo previsto? 15 milioni di euro. Ravenna in Comune fu fin dall’inizio totalmente contraria (e lo manifestò in Consiglio e sul territorio) a concentrare in un’opera inutile così tante risorse economiche. Ma de Pascale fu irremovibile. Ora, dopo due interdittive antimafia, il costo è lievitato oltre i 20 milioni di euro e, come detto, nessuno si azzarda a fare previsioni sulla conclusione dei lavori dopo che, ad inizio anno, Del Conte si era spesa per il 2025… Quel che certo è che, se mai si metterà la parola fine e l’opera non resterà un’incompiuta divora soldi, non sarà durante il mandato di chi l’ha pretesa ad ogni costo per intestarsela.
Per la precisione, doveva essere il suo biglietto da visita in occasione delle scorse elezioni comunali. Ma già nel loro approssimarsi de Pascale doveva ammettere: «Non scrivo i bandi di gara e non scelgo chi vince. Però come sindaco sento tutta la responsabilità di un cantiere bloccato sulle spalle dell’amministrazione comunale. Ho molta stima e fiducia nei miei collaboratori, ma ci troviamo di fronte a diversi interventi del Comune con ritardi, contenziosi con le imprese e ricorsi. Allora è chiaro che qualcosa sui criteri di gara vada cambiato». Nel frattempo i problemi sono rimasti e le gare si sono continuate a fare come prima. Con gli stessi “problemi” di prima. Il Sindaco lo nega, ma non c’è un cantiere che vada liscio e, se riguarda infrastrutture indispensabili, come ponti e strade, c’è un comprensibile timore da parte della cittadinanza che un ritardo sia inevitabile e porti danni economici e nella vita quotidiana.
De Pascale stia sicuro, anche dopo la sua partenza continueremo a ricordarlo come “merita” per quel fallimento simbolo di due mandati: il suo Pala dePa autentico palaflop!”