“Torniamo per la terza volta in tre settimane sulla vicenda Ortazzo e Ortazzino. Leggiamo che il Sindaco se l’è presa a male dopo aver letto che veniva messo in dubbio il corretto operato dell’ente locale durante le fasi culminate nella vendita ad un lottizzatore internazionale di un enorme pezzo di parco. Il Sindaco afferma che la materia è complessa («Mi scuso, ho cercato di semplificare al massimo ma la materia è complessa») per poi accusare chi ha chiesto lumi su ambiguità negli atti faticosamente recuperati (non certo messi a disposizione da parte di chi li deteneva) di “arroganza” e di “ignoranza” («Peccato che i “denuncianti” non siano in grado di comprendere il significato dell’atto di cui parlano e quindi non capiscano che nel certificato si dà atto che la destinazione di tutta l’area di parco è a spazio naturalistico e perciò inedificabile, tranne che per una riga…»). In buona sostanza, pur ammettendo che effettivamente non è tutto di immediata comprensione nella vicenda, dà dell’insipiente e del falso («alcuni esponenti politici e, principalmente, una associazione continuano a diffondere notizie false») a chi avanza il comprensibile timore che ciò possa recare un danno irreparabile ad un’area unica. In pratica si teme, secondo le parole di de Pascale, una «presunta edificabilità (presente o futura) di ampie aree di Parco del complesso Ortazzo-Ortazzino». Edificabilità che il Sindaco esclude tassativamente («continuo a chiedermi quale possa essere il motivo o di tanta arroganza nel dare interpretazioni fantasiose ad atti molto complessi di cui non si capisce nulla o di tanta malafede»).
Come Ravenna in Comune abbiamo preso atto delle parole del Sindaco che garantisce personalmente «la totale inedificabilità delle aree di parco (A-B-C) dell’Ortazzo». Le prendiamo per buone. D’altra parte lui per primo dovrebbe chiedersi per quale motivo, dopo anni di stasi, la proprietà di un’area definita dal Sindaco «totalmente inedificabile» sia in pochi mesi già passata più volte di mano. Il gruppo ceco CPI, infatti, che non si occupa statutariamente di tutela del territorio bensì di compravendite immobiliari, dopo averla acquisita ha annunciato di averla già rivenduta ad un’altra società immobiliare. Se la ragione di tanto interesse non risveglia interrogativi in de Pascale e, soprattutto, non lo stimola a cercare risposte, non dovrebbe poi stupirsi se la domanda siano altri a porla in nome della collettività. Va ricordato che Ortazzo e Ortazzino già in passato sono state più volte oggetto di brame edificatorie. Il Sindaco sostiene di voler far di tutto per acquisire Ortazzo e Ortazzino («il nostro impegno, come Comune di Ravenna, continua ad essere quello di acquisire quest’area alla proprietà pubblica») benché non siano attualmente in vendita? Prendiamo atto anche di questo ed attendiamo pazientemente di vedergli compiere passi concreti per realizzare quanto a parole dice di volere.
Resta in ogni caso per noi fondamentale ottenere risposta a quelle domande di cui (forse anche noi per “arroganza” e “ignoranza”) non abbiamo trovato riscontri né nelle parole del Sindaco né in tutti gli approfondimenti giornalistici usciti solo dopo che Italia Nostra aveva lanciato l’allarme. Chi sapeva era dallo scorso anno al corrente di quanto stava accadendo ma, sia prima che dopo il fattaccio, si è ben guardato dal rendere pubblica un’informazione che, come si vede, è di estremo interesse per la pubblica opinione locale e, a questo punto, anche nazionale. Torniamo dunque a chiedere con insistenza: «Perché chi poteva non ha fatto quel che doveva fare quando era il momento? E, poi, perché gli stessi che sapevano e non hanno fatto hanno nascosto tutto questo?». Si ricordi de Pascale che le offese non valgono come risposte e più fuffa viene sollevata intenzionalmente e più continueremo ad intervenire per disperderla. Perché, in assenza di chiare risposte, a costo di trovare iscritta anche Ravenna in Comune tra coloro che il Sindaco considera insipienti e falsi, i dubbi sul corretto operare delle Istituzioni ce li teniamo tutti. E continueremo a riproporli. Nonostante le minacce («Diffido formalmente chiunque da continuare ad infamare la rispettabilità degli enti, mia personale e dei miei collaboratori»).”
Ravenna in Comune