“L’anno si apre con una cattiva notizia (l’ennesima) sul fronte della tutela dell’ambiente e della nostra possibilità di continuare ad abitare questo pianeta. Dopo tanto parlare di sostenibilità e di transizione verso le fonti energetiche del futuro per darci un futuro, si scopre che qualcuno, anche a livello europeo, prova a far prevalere gli interessi politici ed economici del proprio piccolo particolare sull’interesse collettivo”.
È il caso della notizia circolata sui contenuti della bozza predisposta dalla Commissione UE per individuare le fonti energetiche meritevoli di ricevere un sostegno economico nell’ottica di riduzioni delle emissioni di CO2. Tra queste, secondo quanto riportato dal Financial Times, ci sono anche l’energia derivante dalla fissione nucleare e quella prodotta dalla combustione di gas naturale.
“Si tratta in entrambi casi di forme di energia “vecchia” che non aiutano la transizione, anzi la ostacolano, e che, per quanto riguarda l’Italia, sono già state respinte al mittente” commenta Ravenna in Comune.
“La volontà espressa in tre consultazioni referendarie dalla maggioranza dei votanti, infatti, è stata chiara: un chiaro “no” a far ripartire lo sfruttamento dell’energia nucleare e del gas fossile nel nostro Paese. In forma vincolante e per ben due volte per quanto riguarda il nucleare (nel 1987 e nel 2011). In forma non vincolante, causa mancanza del quorum di partecipazione, nel caso del gas (nel 2016)”.
“La scienza, quella che spesso a sproposito viene tirata in ballo sui giornali in questi tempi per giustificare scelte di natura politica, non ha dubbi sulla non idoneità di nucleare e gas per il nostro futuro energetico” evidenzia Ravenna in Comune.
“Per il nucleare, tra i tanti problemi, emergono quelli dovuti al rischio di incidenti con rilascio di sostanze radioattive (Three Mile Island, Chernobyl and Fukushima, solo per citare nomi noti a tutti), alle scorie da stoccare per generazioni, alla dipendenza da paesi terzi, ecc. Per il gas, invece, figura l’emissione di CO2 ma anche di altri pericolosi inquinanti, i rischi sia insiti nell’estrazione che nell’impiego (il Paguro davanti a Ravenna, Viareggio e Ravanusa, anche qui per fare solo qualche nome), la dipendenza da paesi terzi (al di là della propaganda di certi politici, le riserve nazionali non sfruttate non consentirebbero comunque di ridurre in maniera sensibile le importazioni: i dati disponibili sul sito del MISE non lasciano spazi alle fake news), ecc. Entrambe le risorse, poi, sono estremamente costose e richiedono il sostegno economico dello Stato per il loro sfruttamento: tutti finanziamenti sottratti allo sviluppo delle rinnovabili che, invece, quei problemi non hanno.
Ravenna in Comune non ha nessuna ambiguità nel rifiutare le vecchie energie del nucleare e del gas e nel chiedere investimenti nelle nuove, rinnovabili, sostenibili e portatrici di occasioni di lavoro. Vorremmo che altrettanta chiarezza fosse fatta dalla politica nazionale ma anche da quella locale. E anche da parte di quella parte del mondo ambientalista ancora timida nell’esplicitare le giuste critiche alla maggioranza di centro sinistra ravennate, chiamando per nome quelle formazioni politiche che hanno tradito le promesse elettorali”.