“In una piazza romana abbiamo sentito il 18 giugno parole ferme contro l’autonomia differenziata. Si è detto, da parte di Schlein, che «L’autonomia differenziata vuole aumentare le diseguaglianze che il Sud e le aree interne di questo Paese hanno già pagato troppo. Non c’è riscatto per l’Italia senza il riscatto del Sud. Non accettiamo l’idea che ci siano cittadine e cittadini di serie A e di serie B, a seconda della regione in cui nascono. Questa è la più grande violazione dell’articolo 3 della nostra Costituzione, che parla di rimuovere gli ostacoli, non di costruirne altri come sta facendo questo Governo. Eguaglianza, solidarietà, diritti per tutte e per tutti. Noi non accettiamo che un bambino nato a Reggio Calabria abbia un’aspettativa di vita di cinque anni meno di un bambino nato a Bologna».

Come non essere d’accordo? E infatti come Ravenna in Comune siamo d’accordo perché lo stop all’autonomia differenziata è sempre stato tra i nostri punti fondativi. Stupisce che lo sia divenuto anche per il PD, visto che anche in queste ore Bonaccini sta battendo tutti i record di arrampicata sugli specchi per spiegare che «La proposta che aveva avanzato l’Emilia-Romagna – condivisa e definita insieme a tutte le parti sociali nel Patto per il Lavoro e senza mai un voto contrario in Consiglio regionale – puntava a gestire direttamente solo specifiche funzioni all’interno delle 23 materie previste. Per semplificare, sburocratizzare, dare risposte più efficaci a cittadini e imprese e poter programmare gli interventi necessari sul territorio, senza chiedere un solo euro in più allo Stato». Qualcuno in grado di mettere a confronto questi slogan, perché sono solo slogan, con quelli di Salvini il giorno dopo l’approvazione della Legge Calderoli, c’è ancora? «Per un’Italia più efficiente e più moderna, con meno sprechi e più servizi a tutti i cittadini, da Nord a Sud». Altri slogan, certo. Ma la matrice di fondo è la stessa.

Infatti non era una modifica costituzionale quella che Bonaccini chiama «la proposta dell’Emilia Romagna» era una pre-intesa sottoscritta dallo stesso Bonaccini e dall’allora presidente del consiglio Gentiloni di tenore analogo a quelle di Veneto e Lombardia. Ed era possibile per lo stesso motivo per cui quello approvato l’altro giorno è un semplice disegno di legge d’iniziativa governativa e non una modifica costituzionale come quella del premierato. Entrambe, la pre-intesa di Bonaccini e la riforma di Calderoli, si reggono su una porcheria, quella riforma dell’articolo 116 della Costituzione voluta ed ottenuta dal centrosinistra, non dal centrodestra, dei governi Prodi, D’Alema e Amato. Da lì viene quella modifica del 2001 che ha previsto l’autonomia differenziata. E se si tratta di stravolgimento della Costituzione, come giustamente si è detto in Piazza Santi Apostoli, questo viene dalla stessa parte politica a cui si rifanno tanto Bonaccini che Schlein.

Ha un bel dire Bonaccini che quella che chiama «la proposta dell’Emilia Romagna» nulla ha a che vedere con «il disegno di legge Calderoli sull’autonomia differenziata, un provvedimento sbagliato nel merito e nel metodo». Al contrario. La nuova legge non perde di vista la pre-intesa di Bonaccini ed anzi la tiene in considerazione proprio per farla procedere su un binario preferenziale. Recita così l’articolo 11: «Gli atti di iniziativa delle Regioni già presentati al Governo, di cui sia stato avviato il confronto congiunto tra il Governo e la Regione interessata prima della data di entrata in vigore della presente legge, sono esaminati secondo quanto previsto dalle pertinenti disposizioni della presente legge».

Se questo non significa l’automatica entrata in vigore, allora perché Bonaccini non manda avanti la Legge d’Iniziativa Popolare (LIP) per il ritiro della «proposta dell’Emilia Romagna»? Eppure il Comitato No Autonomia Differenziata Emilia Romagna (a cui come Ravenna in Comune abbiamo aderito sin dalla costituzione) ha depositato il 5 febbraio scorso tutte le firme necessarie all’avvio della sua discussione. Il punto è che del PD non ci si può fidare. È lo stesso PD che, rappresentato da de Pascale, rassicurava nel novembre 2022 il Ministro Calderoli: «Al Ministro abbiamo consegnato un documento con le nostre prime riflessioni sull’autonomia differenziata, sottolineando che le Province non hanno alcun pregiudizio negativo». E che oggi, per bocca dello stesso de Pascale, l’unica negatività che riesce a trovare in quello che Schlein chiama lo spacca-Italia è la possibile regionalizzazione dei Vigili del Fuoco? Nient’altro?

Come Ravenna in Comune non sappiamo se avrà successo la proposta avanzata dal centrosinistra di sottoporre a referendum l’appena approvata legge sull’autonomia differenziata. Vale la pena tentare anche questa strada, come ogni altra forma di lotta, e la sosterremo. Tuttavia, per i motivi sopra esposti, è evidente che non c’è alcuna fiducia da parte nostra nel centrosinistra e nel PD in particolare. Abbiamo già visto altre volte cosa accade quando il PD si unisce ad una battaglia referendaria per motivi che nulla hanno a che vedere con quelli dichiarati ed appartengono solamente al ristretto alveo della convenienza politica momentanea. Il Referendum sull’Acqua tanto ha insegnato in questo campo. Dunque, se si tratta di una battaglia in cui il PD crede per il contenuto e non per portare avanti i suoi soliti giochetti, ce lo dimostri. A breve il Presidente della Regione metterà la propria firma sotto la letterina di dimissioni prima di lasciare Bologna e iniziare a triangolare fra Strasburgo, Bruxelles e Lussemburgo. Chiediamo al PD di dimostrare la propria onestà di intenti obbligando Bonaccini, prima di lasciare Bologna, a mettere la propria firma a fianco del formale ritiro della pre-intesa da lui sottoscritta con Gentiloni. Si tratta della stessa Bologna citata come esempio da Schlein nel suo discorso in Piazza Santi Apostoli. Dunque dovrebbe riuscirle di tenere a mente dove ha passato anni come vicepresidente senza mai dire una parola contro l’autonomia differenziata in salsa emiliano-romagnola. Per Ravenna in Comune è evidente che il “no” all’autonomia differenziata non può che pronunciarsi allo stesso modo a Bologna come a Roma. Per il centrosinistra non sappiamo. Con la diffidenza che ci contraddistingue, aspettiamo di stupirci.”