“Martedì in consiglio Comunale Ravenna ha avuto l’unica possibilità di opporsi al gasdotto dei terremoti, la famigerata Linea Adriatica, ma ha preferito inchinarsi ancora una volta ai voleri della potentissima lobby del gas che da noi fa il bello e il brutto tempo. Senza voti contrari (ed un solo astenuto) centrodestra e centrosinistra ancora una volta uniti hanno votato senza nessun dibattito, senza nessuna domanda e senza nemmeno ascoltare (almeno a giudicare dall’espressione di molti dei presenti) per far attraversare Ravenna dall’ennesimo metanodotto. Come Ravenna in Comune ci saremmo opposti, come già facemmo durante la nostra permanenza in Consiglio in analoghe occasioni. Del resto abbiamo chiarito la nostra opposizione in molte occasioni, manifestando anche solidarietà a chi ha tentato il tutto per tutto, perfino lo sciopero della fame, per non subire l’esproprio. A Ravenna non c’è stata battaglia nella sala del Consiglio: solo sbadigli mentre l’assessora Del Conte esponeva la propria delibera considerandola già approvata.
Perché viene realizzata un’opera del tutto priva di utilità per il Paese, sia in un’ottica di transizione che per l’evidente contraddizione con il passaggio a fonti rinnovabili? Il potenziamento permetterebbe di portare in Nord Europa molto più gas da Algeria, Azerbaijan e Libia, facendo dell’Italia l’hub europeo del metano. Pichetto Fratin è stato chiarissimo: «Non possiamo prescindere dal nuovo tubo da sud a nord. Quei 425 km devono essere assolutamente fatti, e fatti in fretta. Puntiamo al raddoppio della Tap, al potenziamento del gasdotto che collega l’Algeria alla Sicilia e ai rigassificatori galleggianti di Piombino e Ravenna, oltre a quelli fissi di Porto Empedocle e Gioia Tauro. Con questo gas potenzialmente in arrivo da Sud dobbiamo rafforzare l’asse di trasporto Sud-Nord, il cui snodo fondamentale è lo sviluppo dorsale adriatica. Altrimenti da Sud non possiamo alimentare i consumi gas al Nord delle nostre industrie né esportare in Europa».
Si tratta di affari (dei padroni del fossile) non di emergenza (per la cittadinanza). Oltre a Ravenna sono coinvolti dall’attraversamento altri 13 i comuni romagnoli: Sogliano, Roncofreddo, Sarsina, Mercato Saraceno, Sant’Agata Feltria, Pennabilli, Casteldelci, Forlì, Bertinoro, Russi, Bagnacavallo, Conselice e Alfonsine. Il progetto ha 20 anni. In tutto questo tempo il territorio è stato profondamente alterato, da ultimo dagli eventi del maggio dello scorso anno. Non è pensabile andare avanti contando sui bollini blu ottenuti da un procedimento avviato agli inizi del secolo senza considerare i mutamenti prodotti in queste due decadi da terremoti, frane e alluvioni. Eppure la Del Conte ha detto che non è prevista nessuna variazione significativa: solo ottimizzazioni!
All’inizio del mese la Campagna Per il Clima – Fuori dal Fossile, al cui coordinamento locale Ravenna in Comune partecipa, aveva inoltrato esplicita richiesta: «Chiediamo esplicitamente al Sindaco, agli assessorati competenti, alla Regione Emilia Romagna e al Governo Nazionale, di pronunciarsi per la revisione degli iter autorizzativi, e intanto stabilire una moratoria, anche alla luce del quadro energetico complessivo in via di profonda trasformazione. E nel frattempo si agisca per favorire realmente la riconversione ecologica dell’economia e dell’assetto sociale». Purtroppo si è confermato quanto si temeva: «È letteralmente incredibile che sull’argomento della Linea Adriatica, a Ravenna ci sia il silenzio assoluto. Le Istituzioni, ad ogni livello, evidentemente stanno dando carta bianca ai colossi del gas e dell’universo estrattivista, e non accennano a tale realizzazione, forse perché non si manifesti opposizione, o anche solo preoccupazione, da parte della cittadinanza». La lotta non può che continuare fuori dai palazzi e sul territorio sapendo, e lo ripetiamo una volta in più, che in campo energetico (e non solo) tra centrodestra e centrosinistra rappresentati nelle istituzioni non c’è alcuna differenza.”
Ravenna in Comune