“Un anno fa manifestavamo a Ravenna in una convocazione nazionale “Per la giustizia climatica”. Le parole che ci muovevano erano: “Liberiamoci dal fossile e dalle opere inutili. No rigassificatori, no trivelle, no gasdotti”. Un lungo corteo di persone pacifiche festanti e colorate sfilava per le vie di Ravenna, tenute lontane da quelle centrali, da Piazza del Popolo, fino a giungere in una Piazza Kennedy assurdamente blindata con poliziotti a tutti gli accessi in tenuta antisommossa con tanto di scudoni. Avevamo così un nuovo assaggio di repressione anche a Ravenna, immotivata se non per lanciare un avviso preventivo a non alzare la testa, a lasciar scorrere le cose come vuole chi ha interesse che tutto continui così, a qualunque prezzo. Solo che il prezzo, poi, a pagarlo è chi non se lo aspetta; che magari non manifesta neanche; che accetta come vangelo le storielle sull’indispensabilità del rigassificatore per scaldarsi nel prossimo inverno quando già si sa che la diga indispensabile non inizierà a costruirsi prima del mese prossimo, ad andar bene, con termine dei lavori previsto (sempre ad andar bene) dopo 27 mesi; che crede che nascondendo la CO2 sotto terra si potrà continuare a bruciare fossile fino all’anno del mai senza conseguenze; che scrolla le spalle quando si parla di cambiamento climatico replicando che le puntate di tempo matto ci sono sempre state; eccetera eccetera.
Un anno fa il prezzo, particolarmente salato, è stato pagato in due volte, subito prima e subito dopo la manifestazione, con due alluvioni. Catastrofiche. Da paura. Di quelle che dopo ti fanno guardare con apprensione ogni volta che si rannuvola. 17 persone hanno perso la vita e poteva andare pure peggio. Sicuramente molto peggio a livello di numeri è andata alle abitazioni e, conseguentemente, a chi le ha dovute abbandonare. Alcune persone non sono ancora riuscite a ritornare a casa propria. Altre l’hanno vista distrutta e quindi non ci torneranno proprio più. I danni hanno colpito anche esercizi commerciali, industrie, uffici… un disastro mai visto. Sappiamo anche cosa lo ha reso possibile. No, non le nutrie e gli istrici ma le mancate manutenzioni, il disboscamento, a monte e, di nuovo, le mancate manutenzioni ma anche la cementificazione sfrenata, a valle. A mettere in moto tutto, però, è stato l’evento eccezionale di due alluvioni due con un quantitativo di acqua pazzesco: un esempio da manuale di cambiamento climatico. Talmente inconfutabile che perfino i sindaci più negazionisti ci si sono aggrappati come a una ciambella o, meglio, come un riparo dietro cui nascondersi per non venire linciati dai concittadini. Perché le mancate manutenzioni e le cementificazioni sfrenate non sono frutto di magia. Hanno dei responsabili con tanto di nomi e cognomi rintracciabili all’indirizzo delle rispettive sedi istituzionali, così come ha responsabilità precise la lobby del fossile per il cambiamento climatico. E anche quella sappiamo da chi è composta e dove se ne sta spaparanzata alla faccia di chi guarda ancora al segno sul muro dove era arrivata l’acqua.
Dopo un anno non è cambiato niente. Tutti quei “faremo” pronunciati dalla politica nazionale e locale, di centrodestra e centrosinistra, sono stati precipitosamente dimenticati. Si cementifica come prima, si manutenta col contagocce… In compenso si girano finanziamenti da record sul fossile, per estrarlo, bruciarlo e trasportarlo. Come prima e più di prima. L’Italia nel 2023, attraverso SACE, ha convogliato in progetti su gas e petrolchimico 4,95 miliardi di dollari e nel corso del 2024 è prevista l’approvazione di altre centinaia di milioni di dollari per progetti di combustibili fossili in Vietnam, Brasile e Mozambico. Gli investimenti necessari per il rigassificatore di Ravenna, da soli, valgono ben più di un miliardo.
È tempo di ricordare tutto questo e di costringere la politica ad iniziare con quella transizione energetica di cui continua a parlare… e basta. Sabato prossimo, 11 maggio, sotto l’ombrello della Campagna Per il Clima – Fuori dal Fossile del cui coordinamento ravennate Ravenna in Comune è parte, ci ritroveremo:
dalle 9.30 della mattina, al Polo delle Arti di Piazza Kennedy 7, a Ravenna, con autorevoli testimoni delle principali vertenze in corso, parleremo dei rigassificatori, delle nuove trivellazioni, del gasdotto Linea Adriatica, delle collusioni fra potenze del fossile e mondo universitario;
dalle 17.00 del pomeriggio, in Piazza del Popolo, a Ravenna, al presidio per denunciare la sordità e la connivenza delle Istituzioni nazionali e locali.
Il programma completo (“Sempre più gas?: giornata di informazione e mobilitazione per uscire dal fossile”) è sul sito di Ravenna in Comune e sulla pagina fb del coordinamento ravennate della Campagna Per il Clima – Fuori dal Fossile.
Ravenna in Comune invita alla partecipazione.”
Ravenna in Comune