“Ieri, 18 giugno, è stato il quinto anniversario dalla creazione nel 2019 dell’Osservatorio per la legalità e sicurezza del lavoro di Ravenna. Una costituzione rimasta sulla carta. Era un obiettivo di Ravenna in Comune che ci eravamo poste e posti per la consigliatura 2016-2021 inserendolo nel nostro programma elettorale e lo abbiamo ostinatamente perseguito giungendo alla presentazione di un apposito ordine del giorno nel dicembre 2018. Per cui era stata palese la soddisfazione di riuscire nel risultato attraverso un’ampia condivisione che la stampa così descriveva:
«Martedì il consiglio comunale ha approvato l’ordine del giorno “Osservatorio per la legalità e la sicurezza sul lavoro” presentato da Massimo Manzoli, capogruppo di Ravenna in Comune e sottoscritto, dopo modifiche, da Marco Turchetti (Pd) e Daniele Perini (Ama Ravenna). Hanno votato a favore 21 consiglieri (gruppi di maggioranza, CambieRà, La Pigna, Lista per Ravenna, gruppo Misto, Ravenna in Comune); 2 astenuti (Forza Italia e il consigliere Learco Vittorio Tavoni della Lega nord)».
Già un paio di anni dopo lo stesso Manzoli, in procinto di concludere la consigliatura, tirava le somme:
«L’osservatorio che avevamo proposto non esiste. La nostra idea prevedeva un osservatorio di natura comunale, ciò significa metter risorse e tempo per coordinarlo per mappare e tenere monitorate le situazioni critiche del nostro territorio, relative alle infiltrazioni mafiose e alle situazioni di illegalità e alle zone grigie del lavoro. Partendo naturalmente dall’analisi delle cooperative spurie o finte che vivono di subappalti nel porto e dalle situazioni di simil caporalato nel settore agricolo. Essendo una piccola lista per far passare le proposte devi trovare una quadra con la maggioranza. L’unico modo per farla passare è stato accettare l’osservatorio in prefettura e non insediato in Comune, la giunta ha ritenuto di non dover mettere tempo e risorse per coordinare e noi abbiamo accettato nella speranza e buona fede che non fosse solo un luogo di facciata istituzionale».
Ritenevamo e riteniamo che la verifica delle condizioni di lavoro, del rispetto dei diritti sanciti in leggi e contratti e, soprattutto, di tutto quanto concerne lo svolgimento in sicurezza dell’attività di lavoratrici e lavoratori costituisca l’imprescindibile condizione perché il rapporto tra chi lavora e chi sfrutta il lavoro non sia totalmente sbilanciato a favore del secondo. Da un’attività di controllo, frequente e imprevista, può soprattutto arrivare un contributo fondamentale a che la giornata lavorativa si concluda con il rientro a casa e non arricchisca invece la contabilizzazione di morti e feriti. L’attuale impossibilità che all’attività ispettiva necessaria corrisponda la sua concreta realizzazione richiede che, quanto meno, ciò che viene svolto sia fatto con efficacia e nei luoghi dove è maggiormente indispensabile.
I dati, che avremmo voluto resi pubblici, raccolti dall’Osservatorio avrebbero potuto rispondere a domande come queste:
Di quale tipo di violazioni è risultato con maggior frequenza l’addebito: igiene e sicurezza del lavoro, regolarità contributiva o altro?
Ci sono state imprese che, più di altre, hanno accumulato violazioni? Se sì, a quale settore della filiera appartengono? Sono tra loro collegate?
Quanto “pesano” le imprese e cooperative impegnate in appalti e in subappalti nel computo delle violazioni riscontrate?
Quale tipologia di infortuni incide maggiormente sulla insicurezza? Che tipo di rapporto di lavoro e in quale settore operavano le vittime? Quale incidenza porta l’età e il genere? Eccetera.
Nessuna di queste domande ha trovato ad oggi risposta. Nessuno degli avvisi da parte dei prefetti che si sono succeduti ha visto l’effettivo inizio delle attività da parte dell’Osservatorio. Nessuno degli inviti che Ravenna in Comune ha rivolto al Sindaco, perché onorasse l’impegno assunto che non si esauriva nello sbolognamento della patata alla prefettura, ha trovato riscontro.
Come diceva Manzoli, le cose non camminano da sole: «Bisogna metterci dentro l’impegno, lo spirito, la volontà di mantenere le promesse, e la propria responsabilità». Tutto ciò è mancato da parte del Sindaco e di quel PD che pure aveva preteso di sottoscrivere il nostro ordine del giorno per votarlo. Insegna quanto poco valgano le dichiarazioni di quel partito, liberista sin dalla sua nascita e filo padronale fin dai suoi atti costitutivi, rispetto alla direzione verso cui si muovono le effettive azioni. Smettano per cortesia i fedeli alleati di raccontarsi e di raccontarci di presunti impegni assunti in qualche rinnovata alleanza col PD, magari a difesa dell’antifascismo o di qualche altro nobile intento. L’impegno del PD è pieno e coerentemente sviluppato solo a favore di sé stesso e del padrone, secondo l’immortale e detestabile motto del Marchese del Grillo: «Io so’ io e voi non siete un c…».”