“Abbiamo recentemente ricordato come l’Italia sia solo 41esima nella graduatoria della libertà di stampa, World Press Freedom Index, stilata ogni anno da Reporter senza Frontiere (Il contributo di Ravenna alla libertà di stampa, 27 giugno 2023). RSF, per spiegare le ragioni del piazzamento registrato dai giornalisti italiani, fa riferimento alla loro «tentazione di autocensurarsi». Come Ravenna in Comune notavamo in proposito che: «Ravenna non è un’isola felice, così possiamo ritrovarci senza fatica nei giudizi espressi da RSF anche per gli organi di informazione locali. E, ovviamente, anche da noi abbiamo esempi di ottimo giornalismo, di onesto giornalismo, di quell’aurea mediocritas di oraziana memoria. E, naturalmente, conosciamo anche delle “perle” di uomini per i quali parlare “solo” di autocensura costituirebbe un complimento».

C’è un filo diretto che collega le notizie date o non date dagli organi di informazione al loro dipendere sempre più dalla pubblicità e dalle sovvenzioni. Come ricorda RSF, infatti, risulta estremamente condizionante il contesto di una «crescente precarietà che mina pericolosamente il giornalismo, il suo dinamismo e la sua autonomia». Al condizionamento storico rappresentato dalla linea editoriale del giornale, così, molti giornalisti hanno aggiunto una crescente “sensibilità” nel valutare le notizie in funzione della loro capacità di generare gli indispensabili introiti. Il mondo dell’informazione digitale, con la sua presunta gratuità per il lettore, è fortemente condizionato dalla raccolta pubblicitaria. Per pubblicità intendiamo quella inesorabilmente legata ad algoritmi collegati all’effetto clickbait che con l’uso di termini e immagini cerca di provocare il “click” del lettore. Intendiamo però anche la pubblicità “istituzionale”, commissionata da soggetti pubblici in grado di “apprezzare”, positivamente o negativamente, il tipo di informazioni abitualmente ospitate sul giornale.

È chiaro come tutto questo non favorisca la visibilità di quell’informazione che, invece di puntare su notizie ad effetto (spesso costruite ad arte proprio per ingenerare il “click”), fornisce riflessioni e punti di vista magari non coincidenti con quelli ordinariamente diffusi. Così come la proposizione di elementi di opposizione rispetto a quegli stessi soggetti istituzionali paganti possa indurre un certo giornalismo a “saltare” la notizia sgradevole. Poiché sono proprio questi i contenuti che proponiamo come Ravenna in Comune sappiamo bene di cosa parliamo.

Non vale solo per noi, naturalmente. La possibilità di incorrere nella consapevole censura giornalistica può riguardare indifferentemente sia associazioni che forze politiche. Dipende da ciò che si dice e da come si dice. Ma può essere anche indipendente da forma e contenuto. Ci sono organi di informazioni che oscurano sempre, per una scelta “a monte“: per loro tutto ciò che proviene da una determinata associazione o forza politica non trova mai spazio. E anche questo fenomeno lo conosciamo molto bene.  

Da ciò deriva l’importanza dei cosiddetti social media, canali digitali, siti, blog, ecc., in quanto attraverso questi strumenti si è spesso in grado di raggiungere chi, altrimenti, per le forme di censura succitate, si troverebbe privato della possibilità di ascoltare una voce fuori dal coro. Non si stanno qui celebrando i social a discapito dei giornali. I primi sono gravati da ben peggiori magagne dei secondi. Si registra solo, con rammarico, che senza i social media alcune notizie non avrebbero diffusione.

Ciò non significa che anche queste piattaforme non conoscano la censura. Tutt’altro. E può essere anche più insidiosa e pervasiva. L’ultima vittima in questo senso è stata la pagina locale di Potere al Popolo, rimossa da fb per aver contravvenuto alle «norme standard della Community». Da parte di Ravenna in Comune esprimiamo la nostra solidarietà ben sapendo quanto lavoro (volontario) occorra per tenere aggiornata e diffondere la propria voce attraverso questi strumenti e cosa implichi il dover ripartir da capo (in questo caso la nuova pagina, con lo stesso nome, è stata già riaperta). Ci sembrano particolarmente condivisibili le conclusioni di PaP che, per quanto provenienti da chi, differentemente da noi, beneficia di risonanza nazionale, in questo caso rappresentano molto bene anche la “filosofia” di Ravenna in Comune: «Ce ne faremo una ragione ma continuiamo a testa alta…».