La Regione ci prova, poi fa marcia indietro. Almeno un po’. Questo ci viene in mente leggendo della lettera mandata dalla Regione e denunciata dal sindacato. Dopo aver descritto come acuta la fase attuale della pandemia, con apparente cortocircuito mentale ha sospeso tutti i controlli periodici per accertare la non positività al virus da parte del personale sanitario. Scrive il sindacato (FP CGIL): «ora avverrà solo in caso di sintomi. Si passa quindi dal concetto di prevenzione a quello di diagnosi. Non solo, perché il documento dispone anche l’utilizzo della mascherina chirurgica e non la FFP2». La marcia indietro, parziale, la fa direttamente l’Assessore: «Ogni decisione sulle modifiche dello screening mediante tamponi è sospesa».
Di fatto, sospensione o non sospensione, la Regione, come il Governo e il Comune, del resto, sta dando la precedenza ad interessi diversi da quelli della salvaguardia della salute di lavoratrici, lavoratori e cittadine e cittadini. Gli interessi del liberismo a cui si inchinano centrodestra e centrosinistra vengono sicuramente prima per loro. Sempre il sindacato (FP CGIL) lo aveva denunciato qualche giorno fa: «le misure adottate con gli ultimi provvedimenti dal Governo continuano a spostare ingenti quantità di denaro pubblico in direzione del privato. È forte la preoccupazione che queste scelte possano portare ad una progressiva cessione di quote rilevanti di gestione del servizio sanitario nazionale in direzione di chi dimostra di considerare la salute dei cittadini come una variabile da declinare in funzione dei margini di profitto che se ne possono ricavare».
Proprio il liberismo è stato causa di gran parte delle insufficienze con cui l’Italia e l’Emilia Romagna e Ravenna hanno affrontato l’emergenza pandemica. Il depauperamento dei servizi pubblici a vantaggio dell’appropriazione di risorse da parte di privati selezionati è stato causa di morti e contagi. Ma non verrà mutata rotta se non si lotta per il cambiamento. Lo conferma il Sindaco, che del liberismo è un fautore. Qualche mese fa, festeggiando l’ingresso in città di un nuovo grande gruppo della sanità privata, ha ribadito che: «l’uscita dalla pandemia deve vedere una crescita significativa degli investimenti nell’ambito socio sanitario, ovviamente principalmente nella sanità pubblica, fronte sul quale siamo attualmente molto impegnati come Amministrazione, quanto nella sanità privata convenzionata, alla quale non possiamo che guardare con attenzione e in maniera costruttiva per integrare l’offerta di servizi nel nostro territorio».
Ravenna in Comune ha risposto che «il privato è il problema, non la soluzione». Ci dichiariamo dunque fin d’ora d’accordo con il sindacato: quello che si sta profilando è «uno scenario avverso che rende indispensabile innalzare ulteriormente il livello di presidio e di mobilitazione».