Dell’inestricabile intreccio tra legalità e sicurezza sul lavoro, Ravenna in Comune si è occupata e preoccupata più volte. Al punto da aver promosso in Consiglio Comunale l’istituzione di un apposito Osservatorio che il Sindaco ha preteso (e mantiene tuttora), però, “in esilio” in Prefettura. Dove, a quanto si legge, esiste più di nome che di fatto. Non è però l’Osservatorio il solo contributo che può dare il Sindaco per sciogliere l’intreccio di cui sopra. Il Comune, ad esempio, può intervenire direttamente limitando l’affidamento di servizi a terzi rispetto alla possibilità di assunzione diretta, essendo venuti meno molti dei vincoli alle assunzioni che vi erano in passato. E poi, nel caso di ricorso ai bandi, può avere cura e attenzione che in questi non si aprano pericolosi varchi a sotterfugi contrattuali, sub-sub-sub appalti e simili.

Vi è poi un altro modo, il più visibile di tutti, in cui un Sindaco può segnalare l’importanza o meno per il territorio che rappresenta data al viluppo legalità-sicurezza. Si tratta delle occasioni in cui un taglio di nastro o un ricevimento in pompa magna legittimano di fatto comportamenti del privato che, invece, andrebbero stigmatizzati proprio perché contribuiscono a quella illegalità che produce insicurezza.

Pensiamo, ad esempio, all’inaugurazione da parte del Sindaco di una nuova attività intrapresa da soggetti che sono apparsi sui giornali per il coinvolgimento in pratiche ritenute illegali dalla magistratura inquirente. Ci riferiamo all’ipotesi di accusa per cui in 35, tra cui i titolari di una nuova attività appena inaugurata con la benedizione del Sindaco, si sarebbero tutti avvalsi della complicità di una stessa società per usare fatture false con cui abbattere l’imposizione fiscale. Altra accusa: gli investigatori sostengono che quest’ultima società assumesse i lavoratori già operativi nelle varie attività e lì li lasciasse grazie al contratto di appalto per la fornitura di personale e poi, nella composizione delle buste paga di quelli che diventavano suoi dipendenti, abbassasse lo stipendio vero e proprio gonfiando la voce “indennità di trasferta” su cui non gravano oneri contributivi. I sequestri agli imprenditori risalgono alla scorsa estate, il taglio del nastro del nuovo stabilimento balneare, invece, è di solo qualche giorno fa.

Altro caso è, sempre per portare qualche esempio, il ricevimento di una coppia di fratelli imprenditori a Palazzo Merlato, col Sindaco a far da ospite alla presenza del gotha cittadino. Se domenica scorsa si parlava di un importante investimento in un bagno di Marina di Ravenna, a giugno 2019 il tema erano invece i 250 milioni di investimenti in una importante fabbrica lungo il Canale. Peccato per l’alto impiego di appalti al ribasso, di cooperative sostituite volta a volta, degli infortuni anche mortali su lavoro che i giornali ricollegano ai due eredi del grande gruppo in questione. Nessuno però ne parlò, sembrava brutto da tirare fuori mentre si parlava di soldi.

Già, perché qui sta il problema. Quando il Sindaco e la Giunta, le istituzioni locali insomma, fanno passare il messaggio che prima vengono i soldi, gli “investimenti”, e poi, solo poi, il rispetto delle regole, queste ultime finiranno sempre più per venire trascurate. Non va confuso l’aspetto del reato con quello dell’interesse per il rispetto delle regole. Se gli imprenditori risulteranno o meno condannati alla fine di indagini e, eventuali processi, è problema che riguarda la giustizia, l’accusa e le difese. Alle istituzioni, invece, compete dar rilievo al fatto che per il nostro territorio i comportamenti sul filo della legalità, volti al risparmio a ogni costo, vanno disincentivati. E se questo comporta un taglio di nastro o un’ospitata in meno, non sarà certo un male. Ravenna in Comune non ha dubbi. Sicurezza e legalità hanno la precedenza sugli affari. Vorremmo tanto che la maggioranza dei partiti che amministra il Comune condividesse questa valutazione ma, se i fatti parlano da soli, è lecito dubitarne.