“A leggere in giro sembrerebbe che il nuovo Governo abbia consentito alle piattaforme off-shore di riprendere le attività: Decreto aiuti quater, Confindustria: “Passaggio importante per la ripresa delle estrazioni di gas”. Verrebbe da chiedersi chi mai aveva impedito allora alle piattaforme di funzionare sino ad oggi. La risposta è: nessuno. Nessun limite ad oggi hanno incontrato le piattaforme esistenti. Se non quelli di tipo economico. È il mercato, baby. Tanto per fare un esempio, se conviene di più estrarre gas al largo dell’Egitto dal giacimento chiamato Zohr, la multinazionale ENI va a operare là, disinteressandosi dell’Adriatico che nella competizione è perdente. E così, anzi, negli anni ENI ha venduto le concessioni che non riteneva più utile esercitare in Adriatico alla Croazia. Alla faccia del racconto dei vicini che ci “rubano il nostro gas”. E nonostante questo le piattaforme operative in Adriatico, specie davanti a Ravenna, sono ancora tantissime. Anche a pochi chilometri dalla riva come Angela Angelina. Uno sguardo alla mappa dei pozzi di estrazione più prossimi alle nostre coste fa impressione. E del resto, qualunque passeggiata lungo riva in una giornata senza foschia consente di farsene un’idea.
Quello che il Governo ha introdotto è stato piuttosto l’allargamento delle possibilità di ricerca di nuovi giacimenti per l’ottenimento di quelle nuove concessioni che erano state limitate dal cosiddetto PITESAI. Questo è uno strumento di pianificazione generale delle attività minerarie sul territorio nazionale, che era stato pensato per individuare aree dove svolgere o continuare a svolgere le attività di ricerca, prospezione e coltivazione degli idrocarburi in modo sostenibile. Giovedì la Camera dei Deputati ha approvato la conversione in legge del decreto aiuti quater emanato dal Governo Meloni: un insieme di norme che, tra le altre cose, favoriscono l’industria del fossile derogando la legislazione ambientale corrente e consentendo nuove estrazioni anche nelle aree interessate dai cosiddetti “vincoli aggiuntivi di esclusione” previsti dal PITESAI. In pratica si dà mano libera alle estrazioni nonostante le conseguenze per la subsidenza e nonostante ciò sia del tutto incoerente con gli impegni presi dall’Italia sull’azzeramento delle emissioni climalteranti assunti a livello internazionale.
Il nuovo Governo, in continuità con il precedente, ha aderito alle richieste di ENI e del resto della lobby del fossile per fare dell’Italia l’Hub di accesso alla rete europea dei metanodotti. La volontà è quella di smistare dal nostro Paese il gas estero incrementando quello proveniente via nave (GNL da rigassificare). Pertanto la quota estratta dall’Adriatico rimarrà percentualmente marginale. «L’incremento della produzione nazionale di metano sarà di 15 miliardi di metri cubi di gas in un decennio: si tratta di meno del 2% del fabbisogno italiano annuo» ha dichiarato in commissione Alfonso Colucci, capogruppo 5S. Ravenna in Comune è pertanto d’accordo con Confindustria quando dichiara che «La conversione in legge del decreto aiuti quater è un primo passo concreto verso il superamento dei vincoli del PITESAI». Date queste premesse, però, non possiamo che vedere negativamente quello che, invece, per Confindustria rappresenta un elemento positivo: «il rilascio di nuove concessioni tra le 9 e le 12 miglia». I pur timidi vincoli posti dal PITESAI non erano certo sufficienti a garantire una ripresa di interesse verso le energie rinnovabili. Lo stravolgimento operato con il decreto aiuti quater e il sostegno in questo senso da parte di de Pascale & C. non fa altro che confermare che gli appelli alle rinnovabili da parte del Governo centrale, ma anche di quello locale, sono solo fumo negli occhi. Purtroppo le conseguenze climatiche se ne fregano dei tatticismi politici e a pagarne le conseguenze non sarà solo quella stolta classe politica ma la cittadinanza tutta.”